Raffaele Faccioli

Raffaele Faccioli. Amici Intimi. Tecnica: Incisione
Amici Intimi. Tecnica: Incisione

Biografia

Raffaele Faccioli (Bologna, 1846 – 1916), ad appena dodici anni, inizia a frequentare il Collegio Artistico Venturoli di Bologna, insieme al coetaneo e conterraneo Luigi Serra (1846-1888). In seguito, completa la sua formazione presso l’Accademia di Belle Arti, dove ha come insegnanti Antonio Puccinelli (1822-1897) e di Giulio Cesare Ferrari (1818-1899).

L’esordio di Raffaele Faccioli avviene nel 1863, alla prima Esposizione Emiliana. L’autore, ancora diciassettenne, viene accolto con giudizio positivo dalla critica e soltanto pochi anni dopo, nel 1867, ottiene la Pensione Angiolini per perfezionarsi al di fuori di Bologna.

Il perfezionamento tra Firenze e Roma

Sceglie allora di proseguire la sua formazione partendo alla volta di Firenze, insieme al suo amico Luigi Serra. Qui studia al seguito di Saverio Altamura (1822-1897), avvicinandosi definitivamente alla pittura verista, anche se ancora tocca tematiche di natura storica.

La genuina e autentica narrazione della realtà comincia a farsi spazio nei dipinti di genere di argomento piacevole e aneddotico che diventeranno, nel corso degli anni, la cifra di riconoscimento di Raffaele Faccioli.

Decide di completare il suo pensionato a Roma, dove si reca intorno alla fine degli anni Settanta, momento in cui la sua pittura giunge a maturazione, rimanendo sempre fedele allo spunto veristico, seppur declinato in deliziosi ed idilliaci temi di genere.

Gli affetti familiari e dell’ambientazione domestica, ma anche quella mondana sono le caratteristiche predilette dal pittore, che spesso scende in rappresentazioni sentimentali e civettuole della realtà contemporanea, mettendo in campo sempre una pennellata sciolta e sicura ed un impianto disegnativo impeccabile, ma anche una attenzione a diverse tecniche, non solo olio, ma anche acquarello e pastello.

Tra premi e critiche

Nel corso degli anni Settanta e Ottanta partecipa regolarmente alle Promotrici di Genova, Torino, Firenze. Nel 1878 prende parte all’Esposizione Universale di Parigi, nel 1883 alla Nazionale di Roma e nel 1887 a quella di Venezia.

Molti sono i riconoscimenti che riceve, tra cui la nomina ad Accademico di merito presso l’Accademia di Belle Arti di Ravenna nel 1874 e la vittoria del Premio Curlandese l’anno seguente.

Ma non mancano nemmeno i giudizi negativi da parte della critica, che a volte lo accusa di cedere troppo facilmente alle rappresentazioni affettate ed eccessivamente sentimentali all’interno delle sue scenette di genere.

Negli anni Ottanta, consapevole del cambiamento dei tempi, Raffaele Faccioli cerca di aggiornarsi alle novità contemporanee cedendo il passo ad una pittura più attenta alla questione sociale e alla tematica del lavoro e della povertà.

Contemporaneamente, si dedica alla ritrattistica, genere in cui è particolarmente apprezzato, ma anche al paesaggio, trattato con forte attenzione agli effetti di luce e di atmosfera e con una pennellata chiara e luminosa che conferisce un costante trattamento lirico e naturalistico.

Continua a dipingere instancabilmente fino ai primi anni del Novecento, coronando la sua lunga carriera con la partecipazione all’Esposizione di Verona del 1900, alla Biennale di Venezia del 1905 e alla Mostra di Milano per il Traforo del Sempione nel 1906. Muore a Bologna nel 1916, a settant’anni.

Raffaele Faccioli: la pittura di genere a cavallo tra Ottocento e Novecento

Alla I Esposizione Emiliana del 1866 si data l’esordio del pittore bolognese Raffaele Faccioli, che presenta Miscellanea e Il profeta Geremia. Ancora non completamente addentrato nella pittura di genere, l’artista, negli anni Sessanta, si dedica anche a soggetti di storia, come Le ultime ore di Boezio del 1867.

Ma già nel 1868, a Torino, espone Il giorno dei morti, dipinto grazie al quale ottiene i primi veri riconoscimenti e soprattutto l’acquisto da parte del re Vittorio Emanuele II. Il Belisario e Giovannina su figlia per le vie di Bisanzio viene dipinto a Roma come saggio di pensionato nel 1870 ed è oggi conservato al Collegio Venturoli di Bologna.

All’inizio degli anni Settanta, Raffaele Faccioli rientra nella sua città, dove si dedica quasi esclusivamente alla pittura di genere. Toni sentimentali e leggerezza delle tematiche affrontate contraddistinguono tutti i primi dieci anni di attività, come si nota da Fiore che langue, esposto a Milano nel 1872 e Un piccolo palpito d’affetto, presentato a Genova nel 1876.

Importante è la sua partecipazione all’Esposizione Nazionale di Napoli del 1877, dove presenta tre opere: La Santa Famiglia, La benedizione delle catacombe, Ultimi sorrisi d’autunno. L’anno successivo è all’Universale di Parigi con Omaggio alla novella sposa che poi ripropone alla Promotrice di Torino del 1879.

Uno dei primi ritratti compare, sempre a Torino, all’Esposizione Nazionale del 1880, mentre Ritratto di signora viene esposto alla Nazionale di Milano dell’anno successivo insieme ai vezzosi dipinti di genere Sorrisi di primavera e Riso e sorriso.

Qualche concessione alla tematica sociale

Per l’Esposizione Nazionale di Roma del 1883, Raffaele Faccioli sembra rivolgersi a tematiche meno frivole, ponendo maggiore attenzione alla realtà contemporanea, anche se senza mai scendere nel crudo verismo, come si nota in Viaggio triste, Il mercato della seta nel bolognese, Primo Messidoro e Giacomo Leopardi.

Lo stesso si può dire dei Mietitori sulla gradinata di San Petronio a Bologna, dipinto dedicato al tema del lavoro e presentato a Torino nel 1884 insieme ad un’altra opera simile, Falciatori.

Ma non si può certo dire che la vocazione di Raffaele Faccioli appartenga alla pittura di sfondo sociale, dato che già alla Nazionale di Venezia del 1887 lo ritroviamo con i temi di genere Post Prandium, Le rogazioni, Ogni pena un nuovo affetto imparo e Nessun mai t’amerà dell’amor mio.

Grande successo ottiene all’Esposizione Nazionale di Bologna del 1888, in cui presenta numerose opere, tra dipinti di genere, ritratti e paesaggi: Calori d’estate, Battute, I figli del signor Alberto Sanguinetti, Via Rizzoli a Bologna, Rimessa, In attesa. Il gioco del pallone a Bologna, Empire.

I paesaggi Appennino bolognese – la levatura delle pecore e Castel d’Ajano compaiono alla Festa dell’Arte e dei Fiori di Firenze del 1896, mentre alla Mostra Nazionale di Verona del 1900 espone il lirico e suggestivo paesaggio Sereni tramonti.

Tra le ultime esposizioni, si annoverano la Biennale di Venezia del 1905, in cui presenta Dramma rusticano e l’Esposizione di Milano del 1906, dove compaiono Gregge abbandonato e Sassomolare (alto Appennino bolognese).

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