Felice Melis Marini

Felice Melis Marini. Le Comari. Tecnica: Acquaforte, 25,2 cm x 32,2 cm
Le Comari. Tecnica: Acquaforte

Biografia

Felice Melis Marini (Cagliari, 1871 – 1953) nipote di Gerolamo e figlio di Enrico Melis, entrambi architetti, sin da piccolo viene abituato a praticare il disegno. Frequentato l’Istituto tecnico e ottenuto il diploma nel 1898, la famiglia cerca di avviarlo, per mantenere viva la tradizione, agli studi di architettura.

Ma il ragazzo, soprattutto incoraggiato dal suo maestro ligure di disegno, Vincenzo Lotti, più che sognare la carriera di architetto, cerca di sfruttare al meglio le sue doti di disegnatore per divenire artista. Abilissimo nel disegno a penna, Felice Melis Marini, giovanissimo, si sposta a Roma per studiare alla Scuola Libera del Nudo.

A Roma, inizia a studiare la tecnica incisoria dell’acquaforte, soprattutto grazie all’assidua frequentazione della Regia Calcografia. L’incisione, di lì a poco, diventerà la sua cifra caratteristica e soprattutto il suo principale motivo di ricerca artistica.

Nel 1916, infatti, pubblicherà con Hoepli il volume tecnico L’acquaforte che lo renderà conosciuto al pubblico specifico.  Nel frattempo, l’artista continua a produrre acqueforti dal sapore narrativo e poetico, in gran parte dedicate alla tradizione sarda.

L’attività incisoria ed illustrativa

Felice Melis Marini completa la sua formazione alla Scuola del Nudo di Venezia e, per mantenersi, realizza copertine di riviste e di spartiti musicali, assecondando non di rado il gusto Liberty, spesso intervallato da un disegno più naturalistico e tradizionale.

Le sue illustrazioni, ricche di passaggi chiaroscurali e di dettagli disegnativi tecnicamente impeccabili, lo portano ad essere apprezzato da direttori di riviste e da altri artisti come Marcello Dudovich (1878-1962) ed Enrico Sacchetti (1877-1967), che conosce in seguito al suo trasferimento a Milano.

Dopo alcune prove nel campo decorativo e pittorico (nel 1911 si occupa della decorazione del Padiglione sardo nella Mostra Internazionale di Roma), Felice Melis Marini sceglie di rimanere fedele alla sua vocazione principale, quella di incisore e disegnatore.

Partecipa a numerose esposizioni italiane, come la Mostra d’Arte Sarda a Cagliari del 1921 e alla Quadriennale torinese del 1923. Le sue incisioni, tutte caratterizzate da una sensibilissima attenzione alla realtà, lo portano a lavorare per numerose testate nel corso degli anni Trenta, tra cui “Mediterranea”, “L’illustrazione italiana” e “Scena illustrata”.

A Milano, realizza numerose acqueforti che contengono vedute della città e soprattutto dei Navigli, così come sono da ricordare le serie dedicate alle calli veneziane. Rientrato in Sardegna dopo il periodo milanese, Felice Melis Marini inaugura una intensa stagione espositiva presso le Mostre Sindacali Sarde.

Risale al 1939 la pubblicazione della raccolta Sardegna. Riproduzione di acqueforti di Felice Melis Marini. Tra gli anni Quaranta e Cinquanta tiene diverse personali presso la Galleria Palladino di Cagliari, dove muore, ottantaduenne, nel 1953.

Felice Melis Marini: gli esordi nel campo del disegno e della pittura veristi

Dopo la prima formazione sarda, Felice Melis Marini giunge a Roma, dove, durante gli anni passati alla Scuola Libera del Nudo, studia la figura e soprattutto i grandi maestri del Verismo ottocentesco, come Filippo Palizzi (1818-1899). Non è un caso, che una delle prime opere certe dell’artista sardo sia dedicata al mondo animale, Tacchini, ad olio su tavola.

Nel frattempo, il pittore si dedica instancabilmente alla sua attività prediletta, quella di disegnatore. Nei primi anni si dedica prevalentemente a schizzi e descrizioni di animali e della campagna sarda, come testimoniano i disegni Contadine che tornano dalla campagna, Bue, Uno stagno degli anni Novanta.

Si tratta di composizioni di estrazione popolare, che narrano una vita tradizionale, come incastonata in uno scrigno senza tempo, mettendo in evidenza, ancora una volta, il legame del giovane artista con la tradizione verista ottocentesca.

L’acquaforte, cifra caratteristica dell’artista

Proprio durante la sua formazione romana, su suggerimento di alcuni amici artisti, Felice Melis Marini giunge alla scoperta dell’acquaforte, tecnica che studia con dedizione ed impegno, fino a trasformarla nel suo principale medium espressivo.

Sempre seguendo un verismo chiaro e sentito, l’artista si dedica alle prime acqueforti, producendo opere dedicate anche alla questione sociale, come Il solitario, Gli anziani, Gli invalidi, Ciociara.

Mentre dal punto di vista pittorico, l’autore sardo si può considerare pienamente integrato nella cultura post impressionista, come dimostrano opere quali Impressioni di mercato a Roma, del 1911, dal punto di vista grafico, offre numerose concessioni alla poetica Liberty e simbolista.

Ne sono esempio le cartoline e i manifesti pubblicitari realizzati all’inizio del Novecento, come Natale e Pasqua rispettivamente del 1902 e del 1903.

Durante la sua esperienza formativa a Venezia, Felice Melis Marini realizza un cospicuo numero di incisioni tutte dedicate al paesaggio lagunare, intensamente caratterizzate da una visione crepuscolare e simbolica, come si nota in Campo dei Mori, Presso la casa del Tintoretto e La solitudine.

Per quanto riguarda la fase più matura, quella che comprende gli anni milanesi e poi le ultime esperienze in terra sarda, l’artista sembra ritornare a quel sentimento poetico della natura e soprattutto alla narrazione della quotidianità domestica e degli affetti familiari.

Caratterizzano questa fase degli anni Venti e Trenta opere come Casa sulla rocca, Una fontana ad Arzana, Barche sul naviglio, Pomeriggio di festa in Barbagia e Plenilunio in Barbagia, una delle prime opere xilografiche realizzate in Sardegna nel 1930.

Tra acqueforti, monotipi e xilografie, Felice Melis Marini continua a lavorare per tutti gli anni Quaranta, sempre fedelissimo a quel verismo intriso di sensazioni liriche e personali, come si nota in opere tarde, tra cui La luna sul sagrato, Nello studio e fuori, Chiesetta a Sinnai.

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