Francesco Celebrano

Francesco Celebrano. L’Estate e l’Autunno. Tecnica: Affresco
L’Estate e l’Autunno. Tecnica: Affresco

Biografia

Francesco Celebrano (Napoli, 1729 – 1814), pittore e scultore del Settecento napoletano, è un artista decisamente eclettico. Inizia a studiare pittura al seguito di Francesco Solimena (1657-1747) che gli trasmette la propensione verso un classicismo magniloquente e luminoso, caratterizzato anche da costanti accenni al Barocco più puro.

Ben presto, però, si dedica alla pratica della scultura nella bottega dei fratelli Bottiglieri ed avvia una fortunata attività in questo campo. Nel corso della sua carriera, sarà impegnato sia in imprese pittoriche che scultoree e sarà anche un affermato artigiano di presepi.

La Napoli del secondo Settecento

Tra i più importanti incarichi che hanno identificato l’operato scultoreo di Francesco Celebrano vi è la decorazione della Cappella Sansevero, eseguita tra il 1766 e il 1767, che di fatto, dà vita al periodo più fecondo per la sua produzione.

Il carattere estroso, simbolico e complesso della decorazione della Cappella, progettata dal Principe Raimondo di Sangro, rappresenta il fulcro del secondo Settecento napoletano. Collaborando con altri scultori, Celebrano esegue alcune delle più importanti statue che ornano la maestosa cappella, risultando tra gli artisti più considerevoli della Napoli del tempo.

Molte sono le opere in stucco di diversi edifici napoletani che recano la sua firma e che presentano una sintesi espressiva di grande impatto scenico, così come le statuette in terracotta che lo scultore realizza nel campo dell’arte presepiale, per cui è stato particolarmente apprezzato dai contemporanei.

Il servizio presso la Casata reale

In più occasioni, l’artista riceve una serie di committenze da parte dei Borbone. Dal 1766, entra ufficialmente a servizio del re, occupandosi non soltanto di sculture e di decorazioni ad affresco e su tela per tutti gli anni Cinquanta e Sessanta, ma anche dell’esecuzione di apparati effimeri celebrativi e di carri allegorici.

Inoltre, Ferdinando IV e Maria Carolina, nel 1771, lo incaricano di dirigere una nuova una manifattura di porcellana a Portici, che doveva sostituire quella di Capodimonte. Mantiene la direzione artistica della fabbrica fino al 1781, quando viene sostituito dal ceramista Filippo Tagliolini (1745 – 1809), proveniente dalla prestigiosa Fabbrica Imperiale di Vienna.

Ciononostante, Francesco Celebrano continua a condurre la sua variegata attività artistica, fino all’inizio del nuovo secolo, lavorando come pittore di camera del Re e come maestro dei principi. Con la conquista del Regno da parte dei francesi nel 1806, l’artista, ormai anziano, si ritira dal servizio presso i Borboni in fuga da Napoli, dove rimane fino alla morte, sopraggiunta nel 1814, all’età di ottantacinque anni.

Francesco Celebrano: la pittura, dall’influenza di Solimena a quella di Giaquinto

Inizialmente, come accennato, Francesco Celebrano si dedica prevalentemente all’attività pittorica: la pala con Cristo Redentoresan Domenico e san Tommaso d’Aquino per la chiesa di San Domenico di Aversa, risale al 1753 ed è la prima testimonianza pittorica giunta a noi del pittore napoletano.

Il contatto con il maestro Solimena è riscontrabile nella luminosità e nei contrasti chiaroscurali neobarocchi, così come avviene nella Madonna col Bambino e santi del Duomo di Amalfi e nell’Immacolata e nell’Addolorata, nella parrocchiale di San Salvatore Telesino.

Sempre per quanto riguarda la produzione pittorica, Francesco Celebrano entra a servizio del Re Ferdinando IV nel 1766, anno a cui risalgono le Allegorie delle stagioni e l’Aurora, del palazzo di Sangro, che presentano non solo reminiscenze solimeniane, ma anche di Francesco De Mura (1696-1782), con il suo approccio più chiaro ed equilibrato.

Chiari sono anche i riferimenti a Corrado Giaquinto (1703-1765), soprattutto nell’Assunta per la chiesa dello Spirito Santo a Napoli, che presenta un’accentuata grazia e ariosità e un preziosismo della forma, che ricorda L’Assunta di Giaquinto nel duomo di Rocca di Papa.

Questo pittoricismo e questa rarefazione cromatica continuano a caratterizzare l’opera pittorica dell’artista anche nell’Apoteosi di Ferdinando IV bambino e nelle grisailles con Diana ed EndimioneDiana e Atteone, l’Allegoria delle stagioni e l’Allegoria delle parti del mondo.

Uno spiccato ed elegante classicismo arcadico, ancora legato all’influenza di Giaquinto, si riscontra nel Ferdinando IV a caccia Maria Carolina checon le dameassiste alla caccia, conservate al Museo di San Martino la prima e al Prado di Madrid la seconda.

Un cromatismo più drammatico e scuro si nota invece nelle ultime tele della fine del Settecento, tra cui il San Filippo Neri e la Presentazione di Maria al tempio del 1799, per la Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Cerreto Sannita.

La produzione scultorea

Tra le operazioni decorative e scultoree più importanti di Francesco Celebrano vi è quella della Cappella Sansevero. Succeduto al ruolo di Francesco Queirolo (1704-1762), di Giuseppe Sammartino (1720-1793) e di Antonio Corradini (1688-1752), lo scultore napoletano riesce finalmente a completare il simbolico e prestigioso programma decorativo ideato dal Principe di Sangro.

Sul portale principale compare il suo Monumento a Cecco di Sangro, poi realizza il Monumento in memoria di Geronima Loffredo, con l’allegoria il Dominio di se stesso. Al 1768 risale l’esecuzione dell’altorilievo in marmo con la Deposizione, considerato il suo vero capolavoro.

Drammaticità e costruzione scenica si uniscono in una composizione ascendente ed elaborata, in cui putti e vaporose nuvole sorreggono il corpo di Cristo ce sta per essere deposto. Gli ultimi contributi Francesco Celebrano sono le acquasantiere con il Monumento a Giovan Francesco Paolo, e a Giovan Francesco di Sangro e il Pavimento labirintico, che, progettato dal Principe di Sangro con motivi ermetici e massonici, è stato portato a termine dall’artista con estrema cura e difficoltà.

Fondamentale poi, è stata la sua attività nel campo dell’arte del presepe. Si ricordano alcune figure da lui ideate e realizzate in terracotta e porcellana, in particolare la Vecchia procidana, la Vecchia contadina, il Cacciatore, il Pescatore e il Giovane pastore, il Mendicante storpio, il Venditore di ricotta e Suonatore d’arpa, statuette sparse tra collezioni private partenopee e quella del Museo di San Martino.

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