Francesco Trombadori

Francesco Trombadori. Via dei Trionfi a Roma. Tecnica: Olio su tela, 45 x 65 cm. Firmato in basso a sinistra “F. Trombadori” e datato in basso a destra “Via dei Trionfi Roma 1937 XV”
Via dei Trionfi a Roma. Tecnica: Olio su tela. Firmato in basso a sinistra “F. Trombadori” e datato in basso a destra “Via dei Trionfi Roma 1937 XV”

Quotazioni Francesco Trombadori

Pittore di paesaggi e nature morte ma anche di figure apprezzato sia a Roma che in Sicilia per le opere che richiamano il movimento del Ritorno all’ordine. Le stime si aggirano tra i 3.000 e i 6.000 euro per i dipinti di medie dimensioni. Oltre i 10.000 euro i capolavori se di grande perizia disegnativa.

Un discorso a parte meritano i rari dipinti del periodo giovanile realizzati con la tecnica divisionista: questi sono molto ricercati e a dimostrazione è il risultato di 19.696 euro realizzato nel 1999 per un olio su tela datato 1913, in piena stagione del clima secessionista romano. Possiamo anche fare delle offerte all’acquisto diretto o per conto di nostri collezionisti.

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Biografia

Francesco Trombadori (Siracusa, 1886 – Roma, 1961) dopo aver frequentato la Scuola Tecnica a Siracusa, nel 1907 si trasferisce a Roma, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti e la Scuola Libera del Nudo.
Sono anni fondamentali, non solo per il giovane Francesco Trombatore – che poi muterà il suo cognome di Trombadori – ma anche per tutta una generazione di artisti romani.

In accademia, infatti, si lega subito ad artisti quali Virgilio Guidi (1891-1984) e Cipriano Efisio Oppo (1891-1962), in quello che diventerà poi un profondo e duraturo sodalizio artistico e privato.

Inizialmente, il giovane Francesco Trombadori subisce il fascino del post impressionismo e del divisionismo, soprattutto grazie alla frequentazione dello studio romano di Enrico Lionne (1865-1921).

Sono dei primi anni dieci numerosi disegni e dipinti dedicati alla quotidianità della Capitale e della campagna romana, esposti nella sua prima personale tenutasi nel foyer del Teatro Massimo nel 1911. Alle mostre della Secessione romana, partecipa ancora con dipinti di natura post impressionista che gli procurano un notevole successo.

Nel 1915 si arruola come ufficiale di fanteria e parte per la guerra. Nel 1916, viene ferito durante la presa di Gorizia. Quindi rientra a Roma l’anno successivo, dove continua a dipingere sempre rispettando un divisionismo elegante e calibrato, con soggetti dedicati alla sua Sicilia, caratterizzati da intensa e diffusa luminosità.

Villa Strohl-Fern

Nel 1919, Francesco Trombadori prende uno studio in Villa Strohl-Fern, che manterrà fino alla fine della sua vita. All’inizio degli anni Venti, si verifica un forte cambiamento nel linguaggio del pittore. Abbandona il puntinismo per inoltrarsi nella poetica del ritorno all’ordine, insieme agli amici Antonio Donghi (1897-1963) e Carlo Socrate (1889-1967).

Aderisce a Valori Plastici e frequenta la Terza Saletta del Caffè Aragno, divenendo uno dei maggiori protagonisti dell’ambiente artistico romano del periodo.
Partecipa alle Biennali veneziane e alle Quadriennali romane con nature morte e dipinti di figura stilisticamente perfetti, caratterizzati da una pittura traslucida e ordinata e da un’aura di sospensione atemporale e magica.

Il suo richiamo alla solennità rinascimentale e l’attento studio di ogni dettaglio cromatico e compositivo portano Roberto Longhi ad equipararlo ai maestri fiamminghi, parlando di “von Trombadorhujsum olandese”.

Il massimo della pittura nitida e assoluta di Francesco Trombadori viene raggiunto nelle esposizioni di Novecento del 1926 e del 1929. Il suo ritorno all’ordine non ha nulla di celebrativo e pomposo, anzi rimane composto, sospeso, impeccabile e silenzioso. Per tutti gli anni Trenta realizza paesaggi, nudi, nature morte, ma anche ritratti attoniti e profondi.

Il dopoguerra

Negli anni Quaranta, Francesco Trombadori si oppone nettamente al fascismo e, durante la guerra, realizza una serie di tele dedicate agli orrori del conflitto. Il figlio Antonello è ricercato dai fascisti, quindi l’opposizione di suo padre al regime si intensifica ulteriormente.

A questo punto, i soggetti cambiano: nel dopoguerra, il pittore siracusano dà vita ad una lunga serie di opere dedicate a ieratiche, pulite e luminose vedute urbane, prive di qualsiasi presenza umana e caratterizzate da una tavolozza chiara e da una sorta di componente alienante e metafisica.

Sono degli ultimi anni Cinquanta la serie delle piazze e alcuni dipinti dedicati ad una Sicilia assolata, silenziosa e deserta. Muore a Roma nel 1961, a settantacinque anni.

Francesco Trombadori: la prima fase post impressionista

Giunto a Roma molto giovane, Francesco Trombadori si fa interprete di un tipo di pittura ancora legata a stilemi tardo ottocenteschi. Frequentando lo studio di Enrico Lionne subisce in pieno il fascino internazionale del post Impressionismo e del Divisionismo in particolare.

Sono di questo periodo dipinti che richiamano la quotidiana mondanità della Roma degli anni Dieci, come Dopo la première, ma anche Canzone siciliana, presentata alla Secessione romana del 1914.

Nel 1917 e nel 1918 prende parte a due mostre palermitane con diverse opere di carattere divisionista tra cui Spiaggia. Uno degli ultimi dipinti di questa fase è il prorompente Siracusa mia!, una luminosissima veduta del Teatro Greco di Siracusa, premiata alla Mostra degli Amatori e Cultori del 1922, ma realizzata nel 1919, anno in cui si trasferisce in Villa Strohl-Fern.

Il ritorno all’ordine: una pittura nitida, “silenziosa” e impeccabile

Con gli anni Venti, dopo la tragica esperienza della guerra, la pittura di Francesco Trombadori trova una strada diversa. Dal divisionismo degli esordi giunge ad un ritorno all’ordine equilibrato e quasi incantato in composizioni sobrie e silenziose, nitide e delicate.

Si fa interprete di una pittura levigata e solida, in cui i volumi si accordano perfettamente ad un cromatismo terso, lucente e poetico, in cui nulla sembra rimanere fuori posto. In questo linguaggio sicuro e morbido allo stesso tempo si nota l’influenza delle composizioni di Felice Carena (1879-1966), ma la pittura di Francesco Trombadori è ancora più luminosa e calibrata.

Un linguaggio più preciso e chirurgico

Condivide quest’esperienza con Socrate e Donghi, ma il suo linguaggio risulta più preciso e chirurgico, lavorando come un pittore fiammingo. Nel suo studio elabora visioni pure e assolute, in parte nettamente reali e in parte quasi metafisiche.

Le sue nature morte, precise come quelle di uno Chardin, ottengono subito le lodi della critica. Alla Biennale del 1924 compare la sua Natura morta, mentre al 1925 risale il Canestro di frutta con piatto olandese. Il suo ritorno all’ordine, dunque, si nutre di un classicismo seicentesco elegante e trasparente, in una visione oggettiva da camera oscura.

All’Esposizione milanese dei Venti Artisti Italiani del 1924 compare la sua iconica ed equilibrata Figura femminile, mentre alla Mostra di Novecento del 1926 partecipa con due Nature morte e il bellissimo Nudo neoclassico.

Solenni e silenziose vedute urbane

Alla fine degli anni Venti, Francesco Trombadori inizia a lavorare alle sue solenni e silenziose vedute urbane: alla Biennale di Venezia del 1928 espone Canale, mentre alla Sindacale del Lazio dell’anno successivo presenta Paese d’Abruzzo, Studio di paesaggio, Le case di Nemi e Natura morta.

Tagliacozzo, Natura morta e Paese compaiono alla Quadriennale romana del 1931. L’anno dopo, alla Biennale di Venezia espone sette opere tra cui Saline in Sicilia, Paese dalla finestra, Fanciulla nuda, Fanciulla con la chitarra e Autoritratto.

Le nature morte, i paesaggi e i ritratti, trasparenti ed equilibrati, lo accompagnano per tutti gli anni Trenta, con dipinti quali Case in collina, Figura, Passaggio a livello, esposti alla Sindacale del 1936. Donna nello studio, ritratto senza tempo, compare alla Quadriennale romana del 1939, insieme a Casina rosa e Donna alla finestra.

Sono degli anni Cinquanta le numerose vedute di piazze, come Campo de’ Fiori, Il Campdoglio o Piazza del popolo, del 1959 iconiche e metafisiche, mute e assolute. La casa dei fichi d’india, ultimo omaggio alla sua terra siciliana è uno degli ultimi dipinti di Francesco Trombadori insieme a Fonte Ciane.

 

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