Raffaello Gambogi

Raffaello Gambogi. Caccia al Volo sul Lago di Massaciuccoli. Tecnica: Olio su Metallo, 47 x 63 cm
Caccia al Volo sul Lago di Massaciuccoli. Tecnica: Olio su Metallo

Biografia

Raffaello Gambogi (Livorno, 1874 – 1943) nel 1891 ottiene una borsa di studio che gli permette di trasferirsi a Firenze per studiare presso l’Accademia di Belle Arti. Vi frequenta i corsi di Giovanni Fattori (1825-1908), di cui diviene uno degli allievi prediletti. Si avvicina, così alla poetica macchiaiola e la accoglie ben presto nel suo linguaggio pittorico, aggiornandola alla sua personale ricerca.

È dal 1892 che inizia a partecipare alle mostre fiorentine, identificandosi come uno dei maggiori rappresentanti della stagione post macchiaiola. In effetti, le basi del naturalismo toscano vengono raccolte dal pittore e accompagnate verso uno sviluppo che le conduce al Novecento, attraverso una tavolozza brillante e uno studio attentissimo del colore.

Non è un caso che la sua ricerca si affianchi a quella di un altro autore post macchiaiolo, Angiolo Tommasi (1858-1923), le cui opere hanno largamente ispirato Raffaello Gambogi.

Il Club de “La Bohéme”

Luogo prediletto della pittura en plein air di Raffaello Gambogi è la natura di Torre del Lago, località vicino Livorno che si affaccia sul lago di Massaciuccoli, frequentatissima da pittori come i Tommasi, ma anche Lorenzo Viani (1882-1936) e Galileo Chini (1873-1956). Qui incontra la pittrice finlandese Elin Danielson, che sposa nel 1898.

A Torre del Lago vive Giacomo Puccini e proprio attorno a lui si crea un circolo di intellettuali e artisti che prende il nome di Club de “La Bohéme”. Associazione fondata da Ludovico Tommasi (1866-1941), accoglie diversi pittori, tra cui proprio Gambogi, che diviene un grande narratore della campagna attorno a Torre del Lago.

I frequenti soggiorni in Finlandia

Spesso, Raffaello Gambogi compie soggiorni in Finlandia al seguito della moglie. In questi proficui viaggi, il pittore arricchisce inevitabilmente la sua tavolozza di suggestioni nordiche, senza mai allontanarsi dal naturalismo che lo ha sempre caratterizzato.

Lo scambio continuo con la moglie, porta entrambi i pittori a farsi interpreti di una pittura che presenta tratti fortemente mediterranei, ma anche tratti cromatici e luminosi nordici.

Il trasferimento ad Antignano

All’inizio del Novecento, Raffaello Gambogi ed Elin Danielson si trasferiscono ad Antignano, quartiere nella parte meridionale di Livorno. Dopo uno dei viaggi in Finlandia, comincia ad avere le prime avvisaglie di una malattia nervosa che lo costringe a frequenti ricoveri nell’ospedale psichiatrico di Volterra.

Dopo la morte della moglie nel 1919, la sua malattia si acuisce ancor di più e diventano sempre più assidui i ricoveri all’ospedale. Questo luogo ispira diverse sue tele degli ultimi anni, caratterizzate dall’osservazione dei pazienti che vivono nell’istituto.

Un violento realismo segna le sue ultime tele, prima dell’abbandono definitivo della pittura, scandito dalla partecipazione alla Fiorentina Primaverile del 1922. Passa gli ultimi anni praticamente isolato, e muore a Livorno nel 1943.

Raffaello Gambogi: il naturalismo post macchiaiolo

L’esordio di Raffaello Gambogi avviene alla Promotrice Fiorentina del 1892. Vi espone due classici soggetti toscani, A sera e Fra gli ulivi. Nel 1893 invece presenta Ritorno dalla messa e l’anno successivo la famosa tela Gli emigranti.

Conservata a Livorno, presso il Museo Civico Giovanni Fattori, l’opera è caratterizzata da un sentito verismo, e da una grande partecipazione emotiva da parte dell’autore. Ma ciò che più risalta agli occhi è la resa luministica, dove il sole, filtrato attraverso i vapori delle navi, colpisce le superfici donando loro brillantezza.

Inutile dire che l’opera ispira l’omonimo soggetto di due anni successivo di Angiolo Tommasi, intimo amico di Raffaello Gambogi. Insieme ritraggono la natura di Torre del Lago sin dagli anni Novanta, come si nota da opere come All’ombra, presentata alla Festa dell’Arte e dei Fiori di Firenze del 1896.

Risalgono invece al 1897 Marina, Marzo e due Bozzetti e all’Esposizione di Torino del 1898 Cantiere e Verso sera. Ma è nel 1899 che ottiene un vasto consenso con le sette tele presentate a Firenze Inverno, Ritorno, Ultimi raggi, La raccolta delle olive, La mattina del giorno di festa, Sera piovosa e Marina.

La malattia nervosa: il crudo verismo degli ultimi anni

Nei primi anni del Novecento comincia a svilupparsi in Raffaello Gambogi quella malattia nervosa che lo accompagnerà fino agli anni Trenta. Questo cambiamento non può che influenzare anche la sua produzione pittorica, che abbandona quel delicato verismo luminoso, per dare vita ad una narrazione cruda e senza termini della realtà.

Nel 1901 presenta a Firenze Lavandaie e Stanco!, opera questa con cui vincerà il Premio Fumagalli a Milano nel 1908 ed oggi conservata ad Helsinki. Al 1902 risalgono Una via di Antignano, La polenta e Due bozzetti per il porto di Livorno, mentre al 1903 Sole d’inverno, Mattino d’estate, Partita a scopa e Tramonto.

Ma è del 1906 il dipinto che più rappresenta la sua vita e il suo ricovero presso l’ospedale psichiatrico di Volterra. Si tratta di Fra le pazze, dura rappresentazione del cortile dell’ospedale, in cui, Raffaello Gambogi, con crudo realismo, ma anche con sguardo partecipe e accorato, ritrae le donne sedute a terra o in piedi, mentre soffrono nei loro deliri.

Nel 1908 espone poi a Firenze La chiesa di San Michele a Volterra, Sul lago di Massaciuccoli, Studio e Le pazze, poi riproposto all’Esposizione Internazionale di Roma del 1911. Il pittore fa la sua ultima comparsa pubblica nel 1922, quando alla Fiorentina Primaverile presenta Antignano, Pineta e Mattino d’estate.

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