Gerolamo Induno

Induno Gerolamo. Amore di bimbo, 1871
Amore di bimbo, 1871. Tecnica: Olio su Tela

Biografia

Induno Gerolamo (Milano, 1825 – 1890) è il fratello minore di Domenico Induno. All’inizio degli anni Quaranta dell’Ottocento frequenta l’Accademia di Brera seguendo i corsi di Luigi Sabatelli (1771-1850). Nella metà dello stesso decennio avviene il suo esordio in Accademia. Nel 1847 è costretto a rifugiarsi in Svizzera con il fratello in seguito alla partecipazione alle Cinque giornate di Milano.

L’attività patriottica

Al rientro dalla Svizzera Induno Gerolamo ripara in Toscana, a Firenze per la precisione. Qui si unisce ai volontari raggruppati dal generale Giacomo Medici e con loro partecipa alla campagna romana.

Dopo essere stato ferito durante la difesa di Palazzo Barberini attaccato dai francesi, Induno Gerolamo rimane a Roma per qualche tempo. Viene protetto prima dai frati del Fatebenefratelli e poi dal conte Giulio Litta, finché non torna a Milano per continuare la propria attività pittorica al fianco del fratello.

La vicinanza con Domenico influisce sui soggetti e sullo stile di alcune delle sue tele. Dalla metà degli anni Cinquanta però Gerolamo riesce a creare una propria autonomia stilistica e contenutistica. Viene principalmente influenzato dagli episodi di guerra e patriottismo da lui stesso vissuti in prima persona.
Non trae spunto solo dalla sua esperienza a Roma, ma anche da quella in Crimea dove combatte come volontario nel 1855.

Nel 1859 si arruola di nuovo al seguito di Garibaldi, continuando a riportare impressioni e schizzi dei luoghi di battaglia del Risorgimento. Si guadagna in questo modo l’appellativo di “pittore-soldato”.

La fama delle sue opere e la sua figura travalicano i confini italiani e lo fanno conoscere anche all’estero. Partecipa all’Esposizione di Dublino del 1865 e viene invitato a Vienna nel 1863.
Continua la sua attività di pittore del Risorgimento e di sincere e realistiche scene di genere, fino alla fine dei suoi giorni. Muore a Milano nel 1890.

Induno Gerolamo: pittore del Risorgimento

Gli esordi

Nel 1845, ancora studente, esordisce all’esposizione dell’Accademia di Brera con due ritratti e alcuni studi dal vero. L’anno successivo si presenta con un dipinto dai richiami letterari che rivela comunque già l’adesione a temi della contemporaneità. Si tratta infatti di una manzoniana Scena dei Promessi Sposi e non di una scena tratta dalla letteratura antica.

Il pittore-soldato

Induno Gerolamo partecipa alle Cinque giornate di Milano e poi alla difesa di Palazzo Barberini a Roma. Insieme ad altri soldati si impegna nell’occupazione del Vascello per difendersi dai francesi.
Dopo tali avvenimenti, comincia a ritrarre con minuzia di particolari i diversi episodi delle battaglie a cui prende parte con intenso fervore patriottico.

Al 1849 risalgono Legionari garibaldini alla difesa di Roma e Bivacco di volontari, Garibaldi sul Gianicolo ed il ritratto di Anita Garibaldi. Riporta l’episodio dell’occupazione del Vascello nell’opera La difesa del Vascello.

Quando ritorna a Milano all’inizio degli anni Cinquanta invia a Brera diversi dipinti che ancora richiamano eventi della campagna romana, come Ciociara ferita da una bomba. Quest’opera viene ampiamente lodata dal pubblico ma censurata dalla critica perché troppo legata alle idee risorgimentali.

Cronache dalla Crimea

Durante la campagna di Crimea nel 1855, realizza una sorta di moderno reportage con disegni e schizzi che diventeranno poi fonte di ispirazione per molte opere successive.  Tra di essi, compaiono ritratti di soldati, soggetti orientaleggianti e scene di battaglia.
La più famosa sicuramente è La battaglia della Cernaia realizzata per volere di Vittorio Emanuele II ed esposta a Brera nel 1859, ma anche Episodio della Campagna di Crimea.

La prima tela rappresenta sicuramente la cifra caratteristica di Gerolamo. È in grado di narrare un episodio della guerra senza ritrarre la battaglia vera e propria, ma gli attimi di poco precedenti, in cui si respira la tensione dei soldati, la loro stanchezza, ma anche la loro voglia di combattere per la causa risorgimentale.

Il racconto delle imprese garibaldine

Dopo una breve incursione nella pittura di genere, una volta tornato a Milano Induno Gerolamo si arruola nuovamente al seguito di Garibaldi nel 1859 e durante le battaglie prende spunto per nuove opere, dando vita ad una grande quantità di schizzi, bozzetti, disegni che saranno la base delle grandi tele di cronaca risorgimentale che realizzerà a Milano.

Del 1859 è La lettera dal campo, quadro che segna in qualche modo l’investitura di Induno Gerolamo a pittore ufficiale del Risorgimento italiano poiché da questo momento in poi sono tantissimi i dipinti con episodi garibaldini che hanno contribuito a codificare un’iconografia delle guerre d’indipendenza, dei soldati volontari che vi hanno preso parte e dei momenti di quiete dalle battaglie.

Vengono immortalati i soldati in un attimo di riposo, assorti nei loro pensieri nascosti, magari nel desiderio di tornare alla normalità, o i familiari che aspettano a casa, come nel meraviglioso Triste presentimento del 1862.

Agli anni Sessanta appartengono i quadri garibaldini di Induno che contengono una sorta di cronaca giornalistica per immagini delle tappe fondamentali del raggiungimento dell’Unità d’Italia: La battaglia di Magenta, Garibaldi ferito ad Aspromonte, La bandiera Nazionale, l’Ingresso di Vittorio Emanuele II in Venezia. 7 novembre 1866.

Nel 1867 il marchese Filippo Villani gli commissiona una tela che possa far rimanere impressi nella storia italiana gli episodi di Villa Glori, così in un breve periodo di tempo Induno realizza Morte di Enrico Cairoli a Villa Glori esposta l’anno successivo a Brera, nel plauso generale.

La pittura di genere

Induno Gerolamo non è stato soltanto il pittore del Risorgimento poiché dagli anni Sessanta in poi si dedica anche alla decorazione del sipario del teatro di Gallarate e, nello stesso periodo, insieme ad Eleuterio Pagliano (1826-1903) decora le sale della stazione di Milano con quadri allegorici di diverse città italiane.

Negli anni Settanta inoltre, affianca la sua prediletta produzione di quadri risorgimentali a quella di dipinti di genere molto richiesti nella Milano del tempo: piccole scene aneddotiche e di vita quotidiana alla maniera settecentesca, realizzate sempre con la sua consueta sapienza e maestria nell’uso del colore e nella realizzazione dei dettagli delle stoffe e degli arredi, come in La partita a scacchi, Una lezione di ballo o Nel negozio dell’antiquario.

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