Giambattista Todeschini

Giambattista Todeschini. Odalisca. Tecnica: Olio su tela, 40 x 70 cm
Odalisca. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Giambattista Todeschini (Lecco, 1857 – Milano, 1938), principale pittore lecchese dell’Ottocento e nipote del letterato Antonio Stoppani, si forma da autodidatta. O meglio, frequenta l’Accademia di Brera per un brevissimo periodo, preferendo studiare da solo.

Conosciuto soprattutto come paesaggista delle campagne del lecchese, ha eseguito anche molti ritratti. Autore di vari affreschi per alcune chiese della Lombardia, ha collaborato con Giuseppe Mentessi (1857-1931) nella decorazione della loggia del Palazzo della Permanente a Milano.

Esordisce a Firenze nel 1878 e continua a partecipare a numerose esposizioni come quelle di Milano, Torino e Genova. Vinto il Pensionato Oggioni, viaggia per diversi anni in tutta Italia. In questo modo riesce a completare la sua formazione anche attraverso lo studio degli antichi.

Alle esposizioni Giambattista Todeschini presenta soprattutto paesaggi tratti dai suoi luoghi prediletti nei dintorni di Lecco, utilizzando una pennellata composta da tanti tocchi ravvicinati e movimentati.

I suoi dipinti, spesso popolati da contadine e lavoratori del lecchese, appaiono quasi materici nell’uso di un colore ricco e corposo. Continua ad esporre per tutti gli anni Venti e per parte degli anni Trenta. Muore a Milano nel 1938.

I paesaggi del lecchese

Giambattista Todeschini esordisce a Firenze nel 1878, con il paesaggio dal vero Un tramonto di autunno in Lombardia. Nel 1879, sempre a Firenze espone altri due studi dal vero, Alla fontana e Interno del Duomo di Milano.
A cominciare dagli anni Ottanta, si delinea la sua cifra caratteristica: diventa interprete di una serie di paesaggi del territorio di Lecco, sua città natale.

A Torino nel 1880, presenta infatti Paré (Lago di Lecco), accompagnato da due scenette di genere, L’amico perduto e L’ora del pasto. Queste ultime due, seppur legate a temi della vita quotidiana, sono sempre ambientate nell’atmosfera agreste della campagna lombarda.

Il borgo descritto da Manzoni

L’anno successivo a Milano, Giambattista Todeschini espone una serie di paesaggi dei luoghi da lui amati: La punta di Mandello Lario, Montebarro e Pescarenico.
Quest’ultimo, ispirato al borgo descritto da Manzoni ne I promessi sposi, è una poetica ricostruzione dal vero in cui le casupole si rispecchiano nelle placide acque dell’Adda. Una solitaria barchetta, appena definita, solca il fiume e poche persone in lontananza sostano sulla spiaggetta, con lo sfondo delle montagne.

Al 1882 risale La punta della Badia – Lago di Lecco, mentre nel 1883 all’Esposizione Internazionale di Roma presenta una veduta di Lecco. Giambattista Todeschini continua con i paesaggi per molti anni, realizzando dipinti quali Donne di Premana e Contadinella con il gregge, che uniscono le maestose vedute della campagna lecchese con scene di vita agreste.

Al 1888 risale Tevere fuori Porta Portese, memoria dei viaggi a Roma compiuti durante gli anni della formazione da autodidatta. Le stiratrici e Paesaggio vengono presentati all’Esposizione milanese del 906 in occasione dell’apertura del Valico del Sempione.

Giambattista Todeschini. I ritratti

Dalla metà degli anni Ottanta comincia a dedicarsi con assiduità al ritratto, attraverso una serie di studi e disegni preparatori. Ne sono esempio Inverno (mezza figura di donna), Testa di donna dal vero, Ritratto d’uomo.

Famosi sono i delicati ritratti di umili lavoratori, contadini, donne del popolo come Mamma e figlio e Fiori tra i capelli. Famosi sono il ritratto di Ermenegildo Castiglioni, per la Quadreria dell’Ospedale Maggiore di Milano, e quello dello zio Antonio Stoppani per il Municipio di Lecco.

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