Sommario
Quotazioni Gian Emilio Malerba
Firma abbastanza infrequente sul mercato ha quotazioni medie trai 1.500 e i 3.000 euro sebbene il suo record sia di 19.000 euro (novembre 2020) per un bel dipinto ad olio su tela esposto alla Secessione di Roma. La produzione successiva alla sua adesione al movimento Novecento del 1922 è sicuramente la più apprezzata poichè sembra anticipare le soluzione del Realismo Magico.
Sei aggiornato sui Prezzi di Mercato dei suoi Dipinti?
Conta sui nostri esperti d’arte per una Quotazione Gratuita della tua opera di Malerba entro 24 ore. Carica le immagini con le rispettive misure, della firma ed anche del retro nel form sottostante, oppure utilizza i contatti in alto.
Acquistiamo le sue opere.
Biografia
Gian Emilio Malerba (Milano, 1880 – 1926) si forma presso l’Accademia di Brera a Milano, sotto la guida di Cesare Tallone (1853-1919) e Giuseppe Mentessi (1857-1931). Dopo il diploma e l’ottenimento del Premio Fumagalli, il giovane artista si reca per qualche tempo a Parigi, dove viene a contatto con la cultura europea.
La produzione dei primi anni è legata sicuramente alla tradizione dell’Ottocento lombardo, soprattutto per quanto riguarda la ritrattistica, esplicitamente legata a stilemi tardo scapigliati. I primissimi dipinti di Gian Emilio Malerba, infatti, risentono dell’influenza del colore e dell’atmosfera di Tranquillo Cremona (1837-1878), di Daniele Ranzoni (1843-1889) e del maestro Tallone.
Il suo esordio avviene alla Mostra di Milano del 1906 per il Traforo del Sempione, dove si fa subito notare con un ritratto che documenta diverse affinità con il verismo lombardo, ma che cede anche alla trattazione emotiva del personaggio con riferimenti all’estetica simbolista.
Procede in questa direzione per tutti i primi due decenni del Novecento, senza mai cadere nella tentazione dell’avanguardia futurista, dalla quale non si sente minimamente coinvolto.
Il dopoguerra
È dunque chiaro che Gian Emilio Malerba non abbandona mai la tradizione figurativa, pur accostandosi, intorno al 1913-14 alle tendenze secessioniste, come si nota dalle figure bidimensionali e allungate di questi anni, accompagnate da un evidente intento decorativo.
Ma è dopo la Prima guerra mondiale, e quindi alle soglie degli anni Venti, che Gian Emilio Malerba esprime al massimo la sua componente figurativa. I volumi si fanno più pieni e i personaggi immobili e solenni, in un richiamo alla classicità che lo vede come uno dei primi protagonisti di Novecento.
In effetti, al seguito di Margherita Sarfatti, entra a far parte del primo nucleo dei “Sette pittori di Novecento” a Milano, insieme ad Achille Funi (1890-1972), Anselmo Bucci (1887-1955), Leonardo Dudreville (1885-1976), Ubaldo Oppi (1889-1942), Mario Sironi (1885-1961) e Piero Marussig (1879-1937).
La solidità silenziosa ed equilibrata delle immagini di Gian Emilio Malerba compare alle esposizioni dei Sette Pittori alla Galleria Pesaro, fino al 1924, quando, dopo la Biennale di Venezia, decide di abbandonare il gruppo.
Colpito da una malattia, muore precocemente nel 1926, a soli quarantasei anni, poco prima di prendere parte alla mostra del Novecento italiano. L’anno successivo, la Galleria Pesaro gli dedica una personale in sua memoria.
Gian Emilio Malerba: dall’Ottocento lombardo ai Sette pittori di Novecento
Il giovane artista milanese Gian Emilio Malerba esordisce a Milano nel 1906, con due ritratti, Signorina Anna Maria Malerba e Convalescente. In essi si ritrova tutto il frutto del verismo lombardo, unito alla tendenza scapigliata di rendere il colore vaporoso e vibrante.
Già negli anni dieci, però, questa attitudine si attenua in favore di una linea più simbolista e secessionista: le figure, soprattutto donne, ci appaiono languide e allungate, realizzate con una linea netta e con una stesura piatta del colore.
Ciò si rivela in Intermezzo, presentato alla Mostra Internazionale di Roma del 1911, in Attesa del 1914 e soprattutto nella Pietà del 1916, con cui ottiene la medaglia d’oro dal Ministero dell’Educazione Nazionale.
Uno dei maggiori interpreti di Novecento
Nel dopoguerra, le figure di Gian Emilio Malerba si fanno più monumentali. Perdono l’accento decadente e secessionista, per riempirsi di volume, gestito attraverso un uso calibrato e classicista del chiaroscuro. Così, diventa uno dei maggiori interpreti di Novecento, seppur per un brevissimo periodo, a causa della sua prematura morte.
Alla Biennale di Venezia del 1920 espone Il fiore; Collegiale compare alla Galleria Pesaro nel 1921 per la mostra Arte Italiana Contemporanea. Un’atmosfera enigmatica da realismo magico si riscontra in Femmina volgo e Maschere dei primi anni Venti.
Alla sua ultima Biennale del 1924 espone Nudo, Mezza figura e Bambine. Ma il nucleo principale dell’operato di Gian Emilio Malerba si trova nella mostra postuma organizzata nel 1927 dalla Galleria Pesaro, in cui vengono esposte ventidue tele tra cui Le sorelle, Arlecchino, Ritratto di fanciulla, Concerto, Nudo, La lettera, Rose, Testa di giovane donna e Abito grigio.