Giovanni Nicolini

Giovanni Nicolini. Il Bruto. Tecnica: Scultura in Marmo
Il Bruto. Tecnica: Scultura in Marmo

Quotazioni Giovanni Nicolini

Le sculture in bronzo hanno stime che variano tra i 500 e i 3.000 euro. Opere di dimensioni maggiori specialmente se in marmo possono superare facilmente i 5.000 euro. Le quotazioni dei gessi e delle cere, complice la fragilità, si attestano attorno ai 500 euro

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Biografia

Giovanni Nicolini (Palermo, 1872 – Roma, 1956) si forma seguendo i corsi del Museo Artistico Industriale della sua città a partire dal 1890, sotto la guida dello scultore Vincenzo Ragusa (1841-1927).
Due anni dopo, l’artista, appena ventenne, è a Roma al seguito del suo maestro palermitano per l’organizzazione di una mostra di giovani scultori.

Il trasferimento a Roma

Giovanni Nicolini, terminati gli impegni con Ragusa, decide comunque di rimanere nella Capitale, che subito esercita su di lui un profondo fascino. Quindi, entra nello studio dell’ormai anziano scultore Giulio Monteverde (1837-1917) che lo accoglie con affetto e piacere.

Nonostante le prime ristrettezze economiche, Nicolini si dedica alla scultura con passione e dedizione, tanto che Monteverde si interessa personalmente nel fargli ottenere un pensionato dal Municipio di Palermo.

Dopo alcuni mesi, il giovane, desideroso di portare avanti una propria idea di scultura, prende uno studio in via dei Greci, dove lavora al monumento che gli consegna il primo successo di critica e di pubblico nel 1893, per la sua spiccata tendenza verista. L’esordio dello scultore era però già avvenuto l’anno precedente presso l’Esposizione Nazionale di Palermo, con ben sei sculture.

A questo punto, l’attività artistica di Giovanni Nicolini acquisisce sempre maggior consapevolezza espressiva, insieme ad un notevole successo. Nei primi anni, si dedica a soggetti storici e letterari, ma anche a scene tratte dalla realtà quotidiana, tutte sviluppate con sincero verismo e freschezza del modellato.

Per quanto riguarda il ritratto, di cui lo scultore diviene un eccellente interprete nel corso dei primi anni del Novecento, sceglie di unire con spontaneità il naturalismo ai valori spirituali e morali del soggetto rappresentato.

Il successo

Nel 1900, vince il Pensionato Artistico Nazionale, portando avanti un’idea di scultura che riesce perfettamente a coniugare verismo e tensione psicologica, in composizioni monumentali, ma anche di piccole dimensioni.

L’inizio del Novecento, per l’artista palermitano è segnato anche dall’avvicinamento al modellato di Rodin e soprattutto dallo studio del nudo femminile, trattato con grazia e vigore allo stesso tempo, come si nota dalle composizioni dedicate a scene mitologiche di fauni, ninfe e baccanti.

Presenta numerose sculture alle Biennali di Venezia, alle Secessioni e alle Quadriennali romane, in un percorso espositivo che inizia dagli anni Novanta dell’Ottocento e continua fino ai Quaranta del Novecento.

Chiamato a realizzare diverse opere monumentali a Roma, si distingue anche per i diversi lavori che realizza per il Sud America, come le statue equestri per Cuba e per il Brasile. Dopo gli anni Venti, l’impegno artistico di Giovanni Nicolini è soprattutto proteso nella realizzazione di sculture di carattere sacro. Muore a Roma nel 1956, all’età di ottantaquattro anni.

Giovanni Nicolini: verismo e tensione espressiva

Lo scultore Giovanni Nicolini esordisce all’Esposizione Nazionale di Palermo del 1892, con sei opere ancora caratterizzate da una fattura acerba seppur già indirizzate verso uno schietto verismo: L’equilibrista, Testa, Ritratto, Statuette, Risorgimento e Saluto al reggimento.

Dopo il trasferimento a Roma, partecipa alla Promotrice di Palermo del 1893 con la Piccola vedetta lombarda, tratta dal famoso e tragico episodio del libro Cuore di De Amicis.

Il verismo dell’opera, insieme all’attenta lavorazione del bronzo, priva di orpelli ma ricca di sentimento umano, suscitano anche l’ammirazione dello stesso De Amicis, che scrive a Giovanni Nicolini «non si sarebbe potuto rendere con più umanità e con più sentimento l’immagine del piccolo eroe che io tentai di rappresentare con la penna».

Verso gli ultimi anni dell’Ottocento, Giovanni Nicolini si dedica anche al ritratto, modellato con eleganza e espressività, come ben si nota dal busto del Colonnello Giuseppe Galliano, posizionato in via Lepanto a Roma, o da quello di Giacomo Leopardi.

Nel 1900, vince il Pensionato Artistico Nazionale con Le Marie al Sepolcro. Ma è con il Monumento a Francesco Crispi del 1901 che raggiunge il massimo del successo, in un gruppo scultoreo che mostra la Sicilia e il Genio della Rivoluzione, un capolavoro di modellato e di analisi psicologica dei volti.

La stessa propensione verso l’analisi del sentimento umano emerge dal Piacere, mosso da travolgente impulso ed espressione plastica che si rivela dallo studio del nudo di donna. Nel 1905 partecipa per la prima volta alla Biennale dei Venezia con Autunno.

Tra monumenti e piccole opere mitologiche

Sono di questo periodo anche il Busto di Ofelia e La Chimera del Polo, in cui la rappresentazione allegorica si unisce a forme lineari e classiche, ma anche ricche di vibrante sentimento. Si dedica poi ad opere poderose e monumentali, come la Calabria per il Monumento a Vittorio Emanuele II a Roma, che unisce sintesi a maestosità e verismo a perfetto studio delle masse.

Accanto alle opere monumentali, a partire dagli anni Dieci del Novecento, Giovani Nicolini è autore di numerose sculture di dimensioni minori, tutte incentrate sul tema mitologico, in cui protagonisti sono astuti satiri, lascive fanciulle o passionali baccanti.

In questo filone, lo scultore palermitano ha saputo sapientemente unire la freschezza espressiva all’abilità nel tradurre movimenti repentini e contorti, in un gusto decorativo che coincide con l’estetismo della Secessione.

La scultura in bronzo Credi a me!, presentata alla Biennale di Venezia del 1910 si inserisce perfettamente in questo tipo di produzione. «La pregevole scultura esposta alla IX Esposizione Internazionale di Venezia tanto piacque all’illustre pittore inglese Lavery che volle acquistarla per arricchire la galleria d’arte moderna di Londra in cui sono conservate le migliori opere degli artisti dell’era nostra».

Con queste parole, il critico Piero Scarpa ci rivela che l’opera di Giovanni Nicolini viene ampiamente apprezzata anche all’estero, da artisti della levatura di John Lavery (1856-1941), ritrattista irlandese.

La maturità artistica

Tutto ciò dimostra il raggiungimento della maturità artistica dello scultore, che emerge da opere dello stesso filone, come Ebbro, esposto alla successiva Biennale del 1912, da Vecchio fauno, comparso a quella del 1920 e dal Bruto in marmo della Biennale del ’22.

Nel frattempo, partecipa alla Secessione romana del 1913 con Lattaia olandese e con I miei bambini. Continua ad esporre per tutti gli anni Venti e Trenta opere equilibrate e sempre più tendenti al classicismo, come si nota dal Lanciatore di palla presentato alla Biennale veneziana del 1930.

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