Biografia
Giovanni Salviati (Venezia, 1881-1950) studia presso l’Accademia di Venezia, sotto la guida di Guglielmo Ciardi (1842-1917). È chiara dunque sin dall’inizio la sua propensione verso la pittura di paesaggio e la predilezione per soggetti lagunari. Esordisce a Venezia nel 1907, per poi dare vita ad una discreta attività espositiva, tra Torino, Firenze, Treviso e Venezia, durata fino agli anni Venti del Novecento.
Poche sono le notizie biografiche sull’artista. È certo che abbia vissuto per tutta la sua vita a Venezia, dedicandosi ad una pittura di paesaggio delicata e sincera, pervasa da toni chiari e da una pennellata corposa e costruttiva.
È attestata la sua partecipazione alla Quadriennale di Torino del 1908 e alle Mostre veneziane del 1908, 1909 e 1910. Non si hanno notizie sulle esposizioni e sulle vicende biografiche degli ultimi anni. Muore a Venezia nel 1950.
Luminosi paesaggi lagunari
L’artista, fortemente influenzato dalla lezione di Guglielmo Ciardi, risente del suo linguaggio paesaggistico. Il colore e la luce sono carichi di un’importanza fondamentale nella modulazione delle vedute stesse, quasi tutte dedicate alla laguna veneta.
Altri paesaggi sono ispirati dalla campagna trevigiana, ma anche dalla natura delle valli e delle Dolomiti bellunesi. Giovanni Salviati esordisce alla Mostra Internazionale d’Arte di Venezia del 1907, esponendovi un soggetto strettamente legato alla laguna, Burchi.
Nello stesso anno, presso l’Esposizione di Firenze presenta il paesaggio crepuscolare Verso sera, carico di elementi poetici e suggestivi. Quattro studi dal vero e il luminoso dipinto Raggio d’oro vengono esposti alla stessa mostra fiorentina dell’anno successivo.
Giovanni Salviati partecipa poi alla Mostra Internazionale d’Arte di Venezia del 1909 e del 1910, presentandovi rispettivamente Sera nebbiosa e Dolomiti di Primiero. In questi anni, si fa strada una pennellata corposa e riempitiva, carica di luce.
I paesaggi dolomitici
Presso la Mostra d’Arte Trevigiana del 1920, Giovanni Salviati presenta una serie di ben ventiquattro opere. Quasi tutti dedicati alle amate montagne, ma anche alle campagne venete, i dipinti sono attentamente modulati sulle variazioni luminose e atmosferiche.
Ne sono esempio San Vito di Cadore, Malga Pala, Aprile, Lo stagno, Stagione triste, Mattino d’estate, Autunno, Libeccio. Tutte opere queste potentemente influenzate dal tocco di Ciardi, anche nella volontà di dare importanza cromatica alle diverse stagioni, come nel suo Messidoro conservato presso la Galleria Nazionale di Roma, del 1883.
E ancora, tra le opere esposte nel 1920 vi sono Rio S. Marta, Riposo, Ore stanche, La Marmolada, Il ruscello, Val di Roda.
Un anno dopo, alla Prima Mostra Regionale di Treviso partecipa con Pomeriggio di settembre, Transacqua in Primiero, Val d’Agordo, I monti d’Ampezzo, Squero a Pellestrina. Nel 1922 partecipa all’ultima mostra trevigiana attestata dai cataloghi. Giovanni Salviati vi presenta ben tredici opere tra cui Sile, Villaggio agordino, Misurina, Sassaor (Primiero), Sassolungo, Lago Colbricon.
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