Giulio Bargellini

Giulio Bargellini - Idillio. Olio su tela
Idillio. Olio su tela

Quotazioni Giulio Bargellini

Pittore noto per le grandi decorazioni pubbliche ha però avuto anche una discreta produzione di dipinti a cavalletto. Il primo periodo è caratterizzato dalla predilezione per i soggetti neo pompieani e sono stimati dai 4.000 agli 8.000 euro.
I dipinti del secondo periodo sono più a carattere simbolista e anche di notevoli dimensioni: il valore si aggira attorno ai 5.000 – 10.000 euro. I grandi bozzetti per opere pubbliche, spesso su carta, hanno quotazioni trai 1.200 e i 2.400 euro a seconda dello stato di conservazione.
Le stime possono subire molteplici oscillazioni per diversi presupposti: il soggetto raffigurato o il supporto utilizzato, il periodo, la dimensione, la qualità, lo stile, la tecnica. Raccomandiamo pertanto di contattarci per ottenere una quotazione gratuita e attuale.

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Biografia

Giulio Bargellini (Firenze, 1869 – Roma, 1936) dopo una prima formazione di stampo classico nella sua città, presso uno zio sacerdote, inizia ad avvicinarsi all’arte. Prima studia intaglio con Augusto Passaglia (1838-1918) e nel 1885 entra come apprendista nello studio di Augusto Burchi (1853-1919). Collabora con lui nella realizzazione della decorazione di Palazzo Strozzi nel 1885, di Palazzo Bastogi nel 1889 e di Palazzo Budini Gattai nel 1892-94.

Completa la sua formazione all’Accademia di Firenze sotto la guida del pittore di genere Francesco Vinea (1845-1902). In Accademia stringe amicizia con Galileo Chini (1873-1956) con cui studia presso la scuola libera del nudo. In questo periodo lavora soprattutto a temi legati al verismo sociale, ma anche a soggetti più leggeri, magari neopompeiani, realizzati in punta di pennello.

Esordisce nel 1896 alla Festa dell’Arte e dei Fiori di Firenze, dimostrando di essere già attratto dal Simbolismo internazionale. È proprio in questi che Bargellini comincia a vendere dipinti allegorici e di influenza secessionista alla Galleria d’Arte Giovanni Hautmann che nel 1891 gli commissiona la decorazione della facciata ad affresco.

Frequentare l’ambiente che gravita attorno a questa galleria significa per l’artista entrare in contatto con le opere di Gustav Klimt (1862-1918) ed in generale con il simbolismo nordico.

Il trasferimento a Roma

Nel 1896 vince il Pensionato Artistico Nazionale con Pigmalione conservato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. In questa città si avvicina ancor di più al Simbolismo di matrice tedesca e alla Secessione viennese. Stringe amicizia con molti artisti tra i quali Domenico Morelli (1826-1901), Francesco Paolo Michetti (1851- 1929) e Cesare Maccari (1840 1919).

Con quest’ultimo in particolare collabora assiduamente divenendo suo allievo e aiutante nei primi anni romani. Altro autore importante per la definizione del linguaggio artistico di Giulio Bargellini è lo scultore Emilio Gallori (1846-1924) con cui decora l’esterno del villino nel viale della Regina, purtroppo andato distrutto.

Si occupa di diverse committenze pubbliche, come la decorazione della Sala del Consiglio dei Ministri al Viminale, La Sala del Consiglio della Banca d’Italia, la Sala delle Riunioni nel Palazzo di Giustizia.

Dal 1912 diventa professore di decorazione all’Accademia di Belle Arti di Roma e dal 1922 insegna alla Scuola superiore di Architettura. Nel frattempo, non smette di dipingere e di partecipare ad esposizioni come la Biennale di Venezia del 1905, 1924 e 1926.
Dal 1921 fa parte della commissione delle Biennali romane. Nel pieno dell’attività artistica a servizio prima del governo umbertino e poi del fascismo, muore nel 1936.

Giulio Bargellini: l’influenza della Secessione viennese

Come premesso, Giulio Bargellini inizia la sua carriera nel segno della pittura di genere del maestro Vinea. Non manca di trattare temi puramente veristi, legati anche alla questione sociale, come Il ritorno dei naufraghi realizzato nel 1895. In occasione della Festa dell’Arte e dei Fiori del 1896 espone Un Idillio. In quest’opera si nota un precoce contatto con la Secessione viennese e più precisamente con Gustav Klimt (Vienna, 1862-Neubaum 1918).

La vicinanza è visibile non solo per la scelta del tema dell’Idillio ma anche per la simile trattazione della sensualità dei corpi e della linea decorativa, nel solco del Simbolismo nordico, ma anche dell’Estetismo inglese.

Klimt rimane modello indiscusso in molte altre opere di cui non conosciamo l’ubicazione ma di cui rimangono a testimonianza le fotografie Alinari. Ne sono esempio Sogni spiati del 1894 e L’incubazione del poeta del 1898. Nonostante il trasferimento a Roma, mantiene contatti con Firenze e nel 1900 partecipa al concorso Alinari per l’illustrazione della Divina Commedia.

Ottiene la commissione per la decorazione della villa Targioni a Calenzano, per la quale esegue la Glorificazione della Poesia nella sala. È un’opera dai forti accenti simbolisti in cui la personificazione della Poesia giace in atteggiamento sensuale in una profusione di rose rosse e teli bianchi. Nella cappella realizza San Giorgio in gloria fra le virtù e l’Annunciazione, Santa Caterina de’ Ricci e Santa Lucia.

Dopo questa esperienza, i suoi soggiorni a Calenzano vengono sempre più prolungati e Bargellini quasi elegge il piccolo paese a luogo di rigenerazione e creazione artistica.
È proprio qui inoltre che fa amicizia con la famiglia Corsini e con la contessa Marta Baldini che gli concederà uno studio nel castello.

La Secessione Romana

Nel 1911 Bargellini Giulio partecipa  alla I mostra della Secessione Romana presentando un trittico dedicato a Giordano Bruno. In questa tela unisce in un eclettico mix (olio, tempera, grafite e carboncino) per una rappresentazione simbolica del filosofo seicentesco.

Giordano Bruno si staglia al centro in una posa remissiva e modernissima, mentre ai lati è affiancato da Pegaso e Bellerofonte da una parte e dalle Muse dall’altra. Alla seconda Mostra della Secessione del 1914 presenta Maia, un altro tema allegorico.

Il suo successo si deve però ad opere architettoniche e di levatura monumentale, come le lunette musive all’interno del Propileo dell’Unità nel Vittoriano.
Subentra a Giulio Aristide Sartorio (Roma, 1860-1932) nella progettazione delle decorazioni della Cattedrale di Messina, ma muore subito dopo aver completato solamente i cartoni preparatori.

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