Giulio Boetto

Giulio Boetto. Gregge sui Monti. Tecnica: Olio su tavola
Gregge sui Monti. Tecnica: Olio su tavola

Biografia

Giulio Boetto (Torino, 1894 – 1967) si forma all’Accademia Albertina di Torino negli anni Dieci. Durante la prima guerra mondiale, lavora come caricaturista e disegnatore per una serie di giornali satirici.

Alla fine del conflitto, esordisce alla Quadriennale di Torino del 1919, inaugurando una fiorente stagione espositiva. Partecipa infatti a diverse edizioni della Biennale di Venezia, a partire da 1922, poi espone a Milano, Napoli, Roma e Firenze.

Il paesaggista di Saluzzo

Conosciuto anche all’estero, partecipa a diverse mostre londinesi e spagnole. Il suo successo si deve a una lunga serie di paesaggi ispirati alle marine liguri e soprattutto alla campagna piemontese, in particolare delle zone di Saluzzo. Dunque, paesaggista fedelissimo alla sua terra di origine, può essere considerato proprio un narratore della vita e del paesaggio di Saluzzo.

Le sue emozionanti vedute montane o agresti, dedicate alla semplice vita della campagna piemontese, risultano attentissime al dato reale. Composte attraverso una pittura densa e pastosa, tramite una tavolozza variegata, le tele di Giulio Boetto hanno fatto il giro delle più importanti rassegne italiane fino agli anni Quaranta del Novecento.

Dagli anni Venti, si dedica anche alla litografia, senza mai comunque abbandonare la pittura di paesaggio realizzata en plein air. Molto frequenti nella produzione di Giulio Boetto sono anche variegate e autentiche scene di genere del suo amato borgo medievale ai piedi del Monviso. Si dedica alla pittura fino agli ultimi anni. Muore a Torino nel 1967.

 Giulio Boetto: paesaggi montani e agresti dell’amata Saluzzo

Dopo l’esordio con un paesaggio alla Quadriennale torinese del 1919, Giulio Boetto espone alla Biennale di Venezia del 1922. Vi presenta Riflessi, mentre alla Sindacale Torinese di quattro anni dopo partecipa con ben sei dipinti, quasi tutti dedicati alla Liguria. Si tratta di Mattino a Rapallo, Ricordi di viaggio, Rapallo, Osteria della vela e Sera a Rapallo.

In questi primi paesaggi, già è evidente la tendenza di Giulio Boetto nel tenere presente la grande tradizione paesaggista verista del Piemonte. Erede, infatti, del lirismo della Scuola di Rivara e della Scuola Grigia ligure, si fa interprete di poetici paesaggi della sua terra d’origine.

Verismo immediato: una tavolozza luminosa e piena

Una tavolozza luminosa e una pennellata modera e veloce, lo differenziano naturalmente dalla tradizione più ottocentesca. Le sue vedute appaiono spesso cariche di colore, di un cromatismo in grado di accogliere anche i minimi riflessi di luce.

Alla Sindacale torinese del 1931 espone L’Osteria dei Buoi Rossi – Martiniana Po, La grande fiera e Mercato di Revello. Mentre nel 1933 vi partecipa con trenta opere allestite in una sala personale. Tra di esse compaiono Piccolo pascolo, Gregge di primavera, Greto del fiume, Tempo burrascoso, Le comari, Contadini all’osteria e Paese con pascolo.

Nel 1935 è presente alla II Quadriennale di Roma con Sera di festa, mentre nel 1936 a Torino espone Strada di Saluzzo. Meriggio afoso, Confidenze e Contadini in festa compaiono alla Sindacale del 1939, Due vecchie che conversano a quella del 1941.

Ma tre sono le tele che principalmente rappresentano l’epopea paesaggistica di Giulio Boetto nel corso della sua lunga carriera a Saluzzo. Si tratta di La casa del prete, del 1918, Luce del mattino a Sauze d’Oulx, del 1923) e Fine del mercato a Saluzzo, del 1961.

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