Giuseppe Abbati

Giuseppe Abbati . Lungo l'Arno alle Cascine
Lungo l'Arno alle Cascine. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Giuseppe Abbati (Napoli, 1836 – Firenze, 1868) nasce da Vincenzo Abbati (1803-1866), artista specializzato nella pittura di interni. Si forma tra Firenze e Venezia, ma torna spesso anche a Napoli. Nel 1860 partecipa alle campagne risorgimentali e, durante una battaglia a Capua, perde la vista ad un occhio.

Alla fine del 1860 torna a Firenze definitivamente, frequentando il Caffè Michelangelo e diventando amico di Odoardo Borrani (1833-1905), Telemaco Signorini (1835-1901) e Diego Martelli (1839-1896). Diviene un importante esponente della pittura di macchia.

Le campagne garibaldine

Nell’estate del 1862 prende parte di nuovo alle campagne garibaldine sull’Aspromonte e per i due anni successivi partecipa assiduamente alle promotrici di varie città.

Giuseppe Abbati, d’estate vive a Castiglioncello nella casa di Diego Martelli, dove un anno prima di morire conosce Giovanni Fattori (1825-F1908) che dà una nuova spinta alla sua arte. Muore nel 1868 di idrofobia a causa di un morso del suo cane.

Gli anni veneziani della formazione

Dopo essersi formato a Napoli e a Firenze con il padre si trasferisce a Venezia dove, nel 1850 si iscrive all’Accademia, sotto la guida di Michelangelo Grigoletti (1801-1870).

Qui frequenta Domenico Morelli (1826-1901) Bernardo Celentano (1835-1863) ed Enrico Gamba (1831-1883).
Durante il suo soggiorno incontra per la prima volta anche Vito D’Ancona (1825-1884) e Telemaco Signorini, in città per approfondire la loro formazione.

Giuseppe Abbati: la pittura di interni e gli affreschi di Pompei

Giuseppe Abbati torna per un breve periodo a Napoli e al suo rientro a Firenze comincia a frequentare il Caffè Michelangelo, dove ritrova Signorini e D’Ancona. Entra in contatto anche con Serafino De Tivoli (1825-1892) che gli fa conoscere il Casino dei Risorti.

In questa fase si concentrerà soprattutto sulla pittura di interni, da lui già conosciuta molto bene grazie all’insegnamento del padre Vincenzo.
Già a Napoli aveva copiato gli affreschi di Pompei e a Firenze esegue studi degli interni di San Miniato e di Santa Maria Novella.

La pittura di macchia

Nel 1861 si reca nella tenuta di Castiglioncello di Martelli, insieme a Signorini e Michele Tedesco (1834-1918), dove dipinge dal vero e comincia a dare vita agli anni più proficui della sua carriera, presentando alle promotrici dipinti sempre più macchiaioli e inondati dalla luce delle estati della Maremma.

Nel 1862 Giuseppe Abbati divide l’appartamento fiorentino con Martelli e continua la sua formazione non solo pittorica, ma anche letteraria e politica.
Si avvicina a Émile Zola (1840-1902) e Pierre Joseph Proudhon 1809–1865) quindi aderisce ancor di più al realismo.

Esposizioni alle Promotrici di Torino e di Firenze

Partecipa alla spedizione sull’Aspromonte con Garibaldi e nello stesso anno espone diverse opere legate alla pittura d’interni presso le Promotrici di Torino e di Firenze. Torna a Castiglioncello nell’estate del 1863, dove si dedica di nuovo ai soggetti della campagna circostante, esponendone i risultati alla Promotrice di Firenze, come Motivo presso Castiglioncello.

Alla Promotrice di Napoli del 1865 presenta il Lattaio di Piagentina, opera in cui una luce dorata pervade l’atmosfera della campagna fiorentina mettendo in risalto i contrasti chiaroscurali attraverso macchie di colore. Un lattaio di spalle porta su di un carretto i sui prodotti, sotto il sole caldo dell’estate maremmana.

Nel 1865 Giuseppe Abbati cambia casa e va a vivere presso Porta San Gallo non solo con Martelli, ma anche con Federico Zandomeneghi (1841-1917), a Firenze per un viaggio di studio. Alla Promotrice fiorentina del 1866 espone alcuni dipinti come La casa de tagliaboschi o Lo stereoscopio.

Il dipinto Monaco al coro viene inviato a Napoli e acquistato dal Museo di Capodimonte mentre lui parte per la guerra come volontario.
Dopo un breve periodo di prigionia in Croazia torna a Firenze e nel 1867 conosce, sempre a casa di Martelli a Castiglioncello, Giovanni Fattori che lo incoraggerà verso nuove ricerche coloristiche che però potrà condurre solo fino al 1868, anno della sua prematura morte.

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