Giuseppe Bisi

Giuseppe Bisi. Villa Sommariva. Tecnica: Olio su tela
Villa Sommariva. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Giuseppe Bisi (Genova, 1787 – Milano, 1859) nasce in una famiglia di artisti: sia il padre sia il fratello Michele (1788 – 1874) sono pittori e inoltre introdurrà all’arte il nipote Luigi Bisi (1814-1886).

Partecipa alle campagne napoleoniche, al termine delle quali entra a lavorare nella Cancelleria del viceré Eugenio di Beauharnais. Nel 1818, inizia ad esporre con regolarità a Brera, ma della sua vastissima produzione ci è pervenuto un esiguo numero di opere, quasi tutte paesaggi o vedute d’interni.

In effetti, Giuseppe Bisi può essere considerato uno dei maggiori rappresentanti del vedutismo lombardo della prima metà dell’Ottocento, insieme al bergamasco Marco Gozzi (1759-1839).

Quest’ultimo aveva lavorato per la committenza ufficiale asburgica e napoleonica: aveva realizzato numerose vedute del territorio lombardo, caratterizzate da una tecnica che rasentava la perfezione, ma anche e soprattutto da una convenzione settecentesca e arcadica, che irrigidiva troppo le sue vedute ariose e chiare, e dalla la puntualità del riferimento topografico e geografico.

L’eredità di Lorrain

Questa modalità di affrontare la veduta proveniva direttamente dal paesaggio classicista di scuola romana e lorrainiana, ereditata da autori come Francesco Fidanza (1747-1819), maestro di Gozzi stesso.

Anche Giuseppe Bisi si ritrova in parte coinvolto in questa tradizione, quanto meno nella prima produzione: attraverso la precisione del vedutista classico, usa le consuete quinte di alberi le cui foglie sono rese con la massima scrupolosità lenticolare, ma anche cieli ampi e cristallini che conquistano immediatamente il conte Alessandro Sommariva, collezionista non solo di Bisi, ma anche di Gozzi.

All’inizio degli anni Venti dell’Ottocento, piano piano, l’artista genovese riesce a conquistare il campo del vedutismo lombardo, prendendo il posto di Gozzi, soprattutto grazie al sostegno della critica, che lo innalza allo stesso livello di Giovanni Migliara (1785-1837) e di Giuseppe Canella (1788-1847), vedutisti prospettici amatissimi a Milano.

Il successo presso la critica e i collezionisti lombardi

Già nella metà degli anni venti, Giuseppe Bisi è richiestissimo dai rappresentanti dell’aristocrazia lombarda, collezionisti che gli affidano la realizzazione di vedute e paesaggi di Milano, delle campagne circostanti e delle loro sontuose ville.

Nel 1827 ottiene un enorme successo a Brera e due anni dopo ne diventa socio, per poi ottenere, dal 1838, la cattedra di paesaggio, creata appositamente per lui. Insegna a Brera fino alla metà degli anni Cinquanta, coniugando gli impegni didattici alla pittura di paesaggio, che, nel corso degli anni, subisce alcuni significativi cambiamenti.

Se nelle opere degli anni Venti, Giuseppe Bisi rielabora essenzialmente la tradizionale veduta classicista, con piccole figure che la animano, dopo un viaggio a Roma del 1829, ritorna a Milano con una serie di studi e bozzetti della campagna laziale, dotati di una maggiore libertà compositiva e un respiro più ampio.

Gli anni Trenta e Quaranta sono anche caratterizzati dalla scelta di Giuseppe Bisi di sperimentare il paesaggio storico sull’esempio di Massimo D’Azeglio (1798-1866), ma anche piccole vedute di genere pittoresco ed aneddotico.

Ottiene importanti commissioni fino agli anni Cinquanta, quando partecipa anche alle esposizioni genovesi e torinesi. Muore a Milano nel 1859, all’età di settantadue anni.

Giuseppe Bisi: il vedutismo lombardo e l’eredità del paesaggio classicista

Alla base del vedutismo di Giuseppe Bisi vi è quella visione prospettica e otticamente precisa legata alla tradizione della veduta romana di autori come Philipp Hackert (1737-1807) e Martin Verstappen (1773-1852).

Tra le prime opere conosciute dell’autore genovese vi è una veduta di Villa Sommariva, commissionata dal conte e risalente al 1822. Segue poi un Panorama di Genova e del porto visti dall’alto del 1825 e una Veduta del secondo ponte della via Mala con nevicata, presentata a Brera nel 1827.  

Dopo il viaggio di studio a Roma, rientra a Milano studi da cui realizza alcune tra le sue tele più famose dedicate alla campagna romana, tra cui la Veduta di Ariccia e la Veduta di Castelgandolfo del 1830, il Paesaggio di fiume del 1838 e Galleria d’alberi lungo la collina che racchiude il laghetto d’Albano presso Roma.

Tra le opere che presentano paesaggi istoriati vi sono I lombardi alla prima Crociata del 1837 Orlando e Rodomonte che combattono sul ponte e Tommaso Savoia che rapisce la figlia del Duca di Ginevra del 1838.

Quest’ultimo dipinto viene acquistato dall’imperatore Ferdinando I, che, l’anno successivo, gli commissiona una Veduta della Villa Rajmondi presso Como un momento dopo l’arrivo di S.M. l’imperatore Ferdinando I.

Veduta di Sestri Levante e Veduta del Golfo di La Spezia compaiono alla Mostra di Torino del 1843, Veduta della Brianza presso Erba a quella del 1851 e Bosco a quella del 1854.

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