Giuseppe Cosenza

Giuseppe Cosenza. La Tenda (dettaglio). Tecnica: Olio su tela
La Tenda (dettaglio). Tecnica: Olio su tela

Biografia

Giuseppe Cosenza (Luzzi, 1847 – New York, 1922), rimasto orfano a soli sette anni, viene portato dalla nonna paterna nella bottega di un sarto, per iniziare subito ad imparare un mestiere. Ben presto, però, si accorge di preferire lo studio di un ebanista, in cui comincia a scolpire piccole teste di santi.

Contemporaneamente si dedica al disegno e, notato dal maestro, viene incoraggiato a dipingere le scene del sepolcro di Cristo per la piccola parrocchia del suo paese vicino Cosenza. Inizia così a portare avanti lo studio e la pratica della pittura e con i primi guadagni decide di spostarsi a Napoli.

Il trasferimento a Napoli

Dopo i primi tentativi nella ricerca di un lavoro a Napoli che lo riuscisse a mantenere, Giuseppe Cosenza rientra in Calabria per qualche mese. Ottenuta una borsa di studio dalla provincia, ritorna a Napoli, dove finalmente, diciassettenne, riesce ad iscriversi all’Accademia di Belle Arti, seguendo le lezioni di Vincenzo Marinelli (1820-1892).

Durante gli anni dell’Accademia, comincia a distinguersi per le sue prime prove paesaggistiche o dedicate a scene di genere della Napoli popolare. Espone per la prima volta alla Promotrice di Napoli del 1872, per poi continuare a prendervi parte fino agli anni Ottanta.

La frequentazione di Michetti a Francavilla

Al termine degli studi, Giuseppe Cosenza compie un soggiorno a Francavilla al mare, dove frequenta l’atelier di Francesco Paolo Michetti (1851-1929). Diverse opere della fine degli anni Settanta sembrano proprio fare riferimento agli insegnamenti del maestro abruzzese, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo della luce e di una pittura picchiettata e accesa.

Rientrato a Napoli, il pittore inizia la sua vasta produzione di marine e vedute partenopee, popolate da pescatori, donne, bambini immersi nelle attività quotidiane, in una luminosità diffusa ed emozionante. È in questo frangente che Giuseppe Cosenza si può collocare tra gli eredi più importanti del paesaggismo verista e vibrante Edoardo Dalbono (1841-1915).

Il pittore continua ad esporre tra Napoli, Genova, Firenze e Torino fino alla fine degli anni Ottanta. Poi, decide di trasferirsi a New York, dove trova finalmente fortuna. Inizia a lavorare come illustratore nella rivista satirica “The Puch”, di cui diviene direttore. Muore a New York nel 1922, all’età di settantacinque anni.

Giuseppe Cosenza: le marine partenopee e l’eredità di Dalbono

Come accennato, Giuseppe Cosenza esordisce alla Promotrice napoletana del 1872 con tre dipinti che lo rendono subito accattivante agli occhi della critica, La vecchia Napoli, Sulla via del Vomero e Nisida da Fuorigrotta.

Questi tre paesaggi partenopei, luminosi ed intensi, lo avvicinano subito alle modalità espressive di Edoardo Dalbono. La tavolozza risulta in effetti mossa e variegata, dai toni delicati e luminosissimi e allo stesso tempo caratterizzata da una vaporosità inconsistente e fiabesca, nonostante gli evidenti riferimenti al vero.

Questi elementi si accentuano ancor di più quando Giuseppe Cosenza compie un soggiorno a Francavilla, invitato da Michetti. Ne sono testimonianza i dipinti presentati a Genova nel 1873 Ricordo di primavera, Ricordo d’Abruzzi e Ricordo d’estate.

A Firenze, nel 1874 si presenta con La raccoglitrice di frutta e Ricordo di marina di Resina e a Genova con Il cortile delle lavandaie a Portici, Schizzo dal vero, Le pastorelle di Abruzzo e Studio dal vero a Resina.

È proprio da questo momento in poi che più si può notare nel linguaggio di Giuseppe Cosenza quell’ideale connubio tra il virtuosismo luminoso del maestro Michetti e il pacato e sereno verismo di Edoardo Dalbono, sicuramente permeato da quella fantasia cromatica e compositiva che proviene dall’influenza di Mariano Fortuny (1838-1874).

Nel 1874 a Napoli compaiono Ricordo di Chieti e I bagni di Francavilla, nel 1874 a Torino Una passeggiata nel bosco di Portici e Una passeggiata per mare. Scene popolari di una Napoli vissuta nella sua lucentezza compaiono alla Mostra Nazionale di Napoli del 1877, nelle opere Blits imprudente e Piazza del Pendino.

Da Mergellina a Posillipo, Una merenda in barca, Vicinanze di Napoli, Pesca di polipi, Zurlarella, Cattivo tempo, A pescare e Il riposo alla spiaggia sono gli ultimi paesaggi e scene partenopee che Giuseppe Cosenza presenta in Italia, prima di partire alla volta dell’America e stabilirvisi definitivamente.

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