Giuseppe Raggio

Giuseppe Raggio. Amor Materno. Tecnica: Acquarello
Amor Materno. Tecnica: Acquarello, 53 x 35 cm

Biografia

Giuseppe Raggio (Chiavari, 1823 – Roma, 1916) viene spinto dai genitori ad intraprendere la carriera di ufficiale all’interno della marina. Ma viste le sue attitudini artistiche, rinuncia a questo progetto e si trasferisce a Firenze per frequentare l’Accademia di Belle Arti. Qui, è allievo di Giovanni Fattori (1825-1908) e si avvicina subito alla poetica macchiaiola.

Nel 1848, decide di trasferirsi a Roma per iniziare la sua carriera come pittore di immagini sacre. Si dedica quindi, per qualche tempo, a questa attività, fino a quando non inizia a dipingere soprattutto cavalli. Viene spinto a questo cambiamento quando vede entrare a Roma da Porta Angelica le mandrie che provengono dalla campagna romana.

Giuseppe Raggio, da questo momento in poi, diventa il pittore dei cavalli, dei bufali e della campagna romana, attraverso una pittura vibrante e mossa, sempre caratterizzata da toni piuttosto spenti. Esordisce nel 1854 alla Promotrice di Genova, mantenendo quindi per sempre i contatti con la sua Liguria, dove espone con regolarità fino a tutti gli anni Ottanta.

La vicinanza a Nino Costa

Ormai stabilitosi a Roma, Giuseppe Raggio entra in contatto con il pittore Nino Costa (1826-1903) e con la Scuola Etrusca, appoggiando la concezione di paesaggio verista, ma ricco di evocazioni liriche e simboliche. Con il gruppo che gravita attorno a Costa e al principe Baldassarre Odescalchi, partecipa alla mostra del Circolo Artistico Internazionale del 1873, alla Casina del Pincio.

Espone a Roma, Venezia, Palermo e Milano, sempre narrando la vita agreste ed idilliaca della campagna romana. Partecipa a diverse esposizioni di In Arte Libertas, figurando anche tra i firmatari dello statuto nel 1890. Diventa narratore sempre più addentrato e cosciente delle condizioni sociali e lavorative dell’Agro Pontino, raffigurando mandrie di cavalli, butteri e pascoli, ma anche scene di vita popolare.

Gli ultimi, fecondi anni

Nel 1902, Giuseppe Raggio diviene membro dell’Accademia di San Luca e nel 1904 è tra i fondatori del gruppo dei “XXV della Campagna Romana”. In questi anni è dunque molto vicino ad Enrico Coleman (1846-1911) e ad Alessandro Castelli (1809-1902), decani del gruppo insieme a lui.

Sempre cavalcando le stesse tematiche tratte dalla campagna romana, rese attraverso una pittura dinamica e ricca di variazioni atmosferiche e di notazioni temporali e legate al genius loci, partecipa alla Biennale del 1899 e del 1903. La sua ultima esposizione importante è quella Internazionale di Roma del 1911.

Dopodiché, trasferisce il suo studio in via San Nicola da Tolentino e vive grazie ad uno stipendio concessogli dal suo collezionista il barone Franchetti. Non ha mai ricevuto troppa attenzione dal grande pubblico, ma al contrario ha sempre goduto di un ottimo riscontro all’interno degli ambienti artistici, soprattutto da parte dei suoi amici e compagni.

Non è un caso che il più giovane Giulio Aristide Sartorio (1860-1932) è tra gli artisti che spingono affinché, alla Mostra degli Amatori e Cultori del 1913, un’intera sala venga dedicata a Giuseppe Raggio. Dopo essere stato nominato Cavaliere della Corona d’Italia nel 1915, muore a Roma l’anno successivo, alla veneranda età di novantatré anni.

Giuseppe Raggio: il pittore dei cavalli e della campagna romana

Il pittore genovese Giuseppe Raggio esordisce a Genova nel 1854 con il dipinto La sacra famiglia che indica i suoi inizi nel campo della pittura religiosa. Si era trasferito a Roma, infatti, proprio per dedicarsi alla produzione sacra, come dimostra anche Il samaritano presentato alla Promotrice genovese del 1860.

Ma già in questo periodo, si avvicina alla pittura di paesaggio, già ampiamente sperimentata al fianco di Fattori negli anni di formazione a Firenze. Colpito dalle grandi mandrie di cavalli e bufali osservate nella campagna romana, inizia a dipingerle con vigore e maestria.

Sin dall’inizio, la sua tavolozza appare scura, lontana dalla luminosità che caratterizza i seguaci di Mariano Fortuny (1838-1874). Nel 1861, a Firenze espone i primi dipinti di questo genere: Bovi nella campagna romana condotti da cavalcature e Bufali. L’ambiente simbolista che gravita attorno a Nino Costa lo spinge ad elaborare sempre di più l’idea di paesaggio idilliaco, che ha sempre come protagonisti mandrie, pastori e donne di campagna.

All’Esposizione di Torino del 1880 invia Ambasciata di bovi che vanno all’aratro e a quella di Milano del 1881 Campagna romana. Nel 1883, all’Esposizione Nazionale di Belle Arti di Roma presenta un dipinto che lo ha tenuto impegnato per molti anni, La malaria, insieme ad Idillius. Pellegrinaggio di ciociare a Roma in visita a San Pietro e Bufalo alla palude compaiono a Torino nel 1884.

In Arte Libertas e i XXV della Campagna Romana

I costumi della campagna romana caratterizzano tutta la sua produzione, anche quella all’interno di In Arte Libertas. Con la Società degli Amatori e Cultori espone nel 1888 Fontanile e butteri a cavallo e Temporale con cavalli, mentre all’Esposizione Nazionale di Palermo del 1892 invia La quiete e Campagna romana.

Al 1893 risale la sua importante partecipazione alla Mostra di Belle Arti di Roma, in cui presenta i cinque dipinti La febbre nella campagna romana, Povera Maria, La preghiera della vedova, Al pascolo e Temporale con cavallo. Con due dipinti dedicati all’Agro Pontino partecipa alla sua prima Biennale veneziana: Nelle paludi pontine e Lo spurgo dei canali a Terracina.

Alla sua seconda ed ultima invia invece La masseria in viaggio. Giuseppe Raggio, ormai anziano, prende parte all’Esposizione milanese del 1906 con I bufali unni nel Lazio nuovo. Infine, suo ultimo sforzo è l’Esposizione Internazionale di Roma del 1911, in cui presenta Bufali a lavoro, Nella malaria e Miseria ed amicizia.

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