Sommario
Quotazioni Giuseppe Sciuti
La sua produzione è alquanto discontinua: alterna grandi tele a carattere storico non molto finite, stimate i media tra i 10.000 e i 20.000 euro, a composizioni più piccole dipinte con grande minuzia descrittiva: sono queste ultime le più apprezzate dal mercato e possono raggiungere anche i 30.000 euro. Le opere di medie dimensione e medio impegno sono stimabili trai 2.500 e i 5.000 euro.
I soggetti più facili da trovare sono quelli ispirati alla storia romana e possono essere considerati una sua caratteristica specifica. Più rara l’iconografia borghese del’800.
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Biografia
Giuseppe Sciuti (Zafferana Etnea, 1834 – Roma, 1911), figlio di un farmacista e imparentato ad una famiglia nobile di Acireale, intraprende gli studi artistici contro la volontà paterna.
Si reca a Catania per studiare sotto la guida dello scenografo Giuseppe De Stefani, poi nello studio del pittore Giuseppe Gandolfo (1792-1855). Si specializza poi nella tecnica dell’affresco insieme al decoratore catanese Giuseppe Spina, iniziando proprio in questo periodo ad eseguire le sue prime opere.
Realizzate diverse pale per le chiese catanesi, Giuseppe Sciuti viene notato dal comune che gli mette a disposizione una borsa di studio per perfezionarsi fuori dalla Sicilia. Visita così Napoli, Roma e Firenze. In questa città si ferma per un periodo più lungo, entrando in contatto con il Caffè Michelangelo e acquisendo gli stilemi veristi.
Tra il 1864 e il 1867 ritorna a Catania, per poi ripartire alla volta di Napoli e frequentare la scuola di Domenico Morelli (1826-1901). Partecipa alla Promotrice del 1867 suscitando le lodi della critica e dei principi Umberto e Margherita di Savoia.
Negli anni Settanta, comincia a delinearsi il suo indirizzo verso il genere storico che lo caratterizzerà per gran parte della carriera. Una precisa tecnica realista lo contraddistingue anche nei dipinti di gusto neo-pompeiano che tratta con grande attenzione filologica.
Le numerose committenze
Il 1875 è l’anno del trasferimento a Roma, città che lo attrae per le numerose possibilità di committenze private e per il fervente clima culturale. Qui ottiene diversi incarichi per la realizzazione di affreschi nel territorio di Sassari, con i quali si misura con grande impegno e passione.
Giuseppe Sciuti esegue anche una serie di opere pubbliche a Catania, compreso il sipario del Teatro Massimo Bellini. Il primo bozzetto viene esposto a Londra nel 1888, ottenendo moltissime lodi.
Ormai richiestissimo, riceve committenze per la decorazione di dimore aristocratiche non solo romane, ma anche in Sicilia, Liguria e Svizzera. Viene nominato Accademico di San Luca e virtuoso del Pantheon.
Il suo successo è tale da impegnarlo in cicli pittorici per tutti gli anni Novanta, in diverse chiese e palazzi siciliani. Nell’ultimo periodo si interessa a temi simbolisti e allegorici, abbandonando il realismo di matrice morelliana che fino a quel punto lo aveva caratterizzato. Ancora nel pieno del successo, muore a Roma nel 1911.
Dipinti storici e scene di genere
Le prime opere esposte da Giuseppe Sciuti risalgono al periodo catanese. Si tratta di dipinti ancora acerbi, ma già indicatori di una notevole maestria disegnativa e coloristica. Si tratta dell’Eruzione dell’Etna, conservato nel Municipio di Zafferana e di un San Giuseppe col Bambino, sempre per una chiesa del suo paese natale.
È proprio grazie a queste prime prove degli anni Cinquanta che riceve la borsa di studio per studiare nelle principali città italiane. Il periodo fiorentino lo introduce alla trattazione realista di scene di genere o di contenuto storico, spesso di carattere moraleggiante. A questo periodo appartengono opere come La vedova e La tradita, che mostrano il suo aggiornamento ai modi del realismo toscano.
Il filone storico e neo-pompeiano
Ma la vera maturazione giunge negli anni napoletani, al fianco di Morelli. Il genere storico, trattato con il realismo morelliano, diventa la sua cifra caratteristica. Giuseppe Sciuti partecipa alla Promotrice del 1867 con Suonatori alla porta di una camera di ritrovo e con Una tentazione.
Dipinti questi che gli fanno ottenere una serie di lodi e lo fanno conoscere al grande pubblico. Alla Promotrice di Napoli del 1869 espone Una scena del 1849 in Sicilia e Un fanciullo che torna da scuola premiato. In questi anni, lavora poi insieme a Morelli nell’esecuzione del sipario del Teatro Verdi di Salerno. Inaugura così la sua lunga stagione di decoratore e frescante di edifici e chiese.
All’Esposizione di Parma del 1870 espone La pace domestica, I prigionieri di Castelnuovo dopo la capitolazione del 1799 e Le madri della patria nel 179 in Napoli. Si fa interprete poi di tutto un filone neo-pompeiano, con dipinti quali Pompeiane ed Aspasia, esposti nel 1874 a Firenze. E ancora, con Mosè davanti al Faraone, con Pindaro che esalta un vincitore dei giochi olimpici (Milano, 1872) e con Pompeiani (Napoli, 1875).
Giuseppe Sciuti: l’attività di decoratore
Dopo il definitivo trasferimento a Roma del 1875, Giuseppe Sciuti ottiene moltissime committenze pubbliche e private. Realizza gli affreschi della sala consiliare del Palazzo della Provincia di Sassari tra il 1878 e il 1880, con episodi di storia cittadina.
Nel 1880, partecipa al concorso per la decorazione del Senato, poi vinto da Cesare Maccari (1840-1919), con episodi di storia antica. Per il municipio di Zafferana, negli anni Novanta esegue l’Episodio della spedizione di Pisacane a Sapri e Restauratio aerarii.
Si dedica inoltre ad una lunga serie di cicli pittorici per diverse chiese di Acireale e Catania e nel 1894 decora il sipario di Teatro Massimo a Palermo.
Negli ultimi anni si manifesta in Sciuti una predilezione per tematiche simboliste e allegoriche. Questa già compare nella decorazione della volta del Duomo di Acireale con scene allegoriche su fondo oro. Appartengono a questo nuovo indirizzo le allegorie Il genio dell’istruzione, La rimunerazione, Con il benessere fioriscono le arti e le scienze.