Marco Gozzi

Marco Gozzi. Veduta di Como. Tecnica: Olio su tela, 35 x 45 cm
Veduta di Como. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Marco Gozzi (San Giovanni Bianco, 1759 – Milano, 1839) nato da una famiglia di umili origini, inizia a dipingere studiando presso il pittore bergamasco Corneo. Non è del tutto certo il suo apprendistato con Francesco Fidanza (1747-1819), anche se le opere della prima fase, denunciano sicuramente lo studio da parte dell’artista del paesaggista romano.

Nella fase iniziale della sua produzione, Gozzi spazia abilmente dai dipinti sacri, ai ritratti, ai cicli decorativi in palazzi bergamaschi. Non mancano poi le scenette di genere ispirate alle opere di Goldoni, realizzate alla maniera di Giandomenico Tiepolo (1727-1804).

Milano: il contratto con il viceré Eugenio di Beauharnais

Ben presto, all’inizio dell’Ottocento, Marco Gozzi si trasferisce a Milano. Qui, desidera ardentemente ottenere la cattedra di pittura a Brera, che però verrà destinata a Giuseppe Bisi (1787-1869), solamente nel 1838. Ciononostante, a Milano può dare veramente inizio alla sua carriera, dato che il viceré Eugenio di Beauharnais gli offre un contratto vantaggiosissimo.

In cambio di tre dipinti di paesaggio all’anno, Marco Gozzi riceverà, dal 1812 fino alla morte, una pensione governativa annua, dal governo austriaco, di 1500 lire. È da questo momento in poi che il pittore lombardo si indirizza esclusivamente verso la pittura di paesaggio. Sicuramente, all’inizio risente dell’influenza del paesaggio classico alla maniera di Lorrain.

Ma in un secondo momento, nel pittore si attenua quella rigidità accademica e si fa spazio una resa più puntuale e mimetica della realtà. La poetica del vero è sempre più considerata da Marco Gozzi una prerogativa del suo lavoro di paesaggista. La campagna lombarda è tra i suoi soggetti prediletti, osservata non attraverso la fredda lente classica, ma tramite una pittura atmosferica ed emozionante.

Le esposizioni a Brera e le committenze private

All’inizio degli anni Dieci, il pittore compie un viaggio di studio a Roma, Napoli e nelle Marche, riportandone studi e schizzi. Dal 1813 al 1820 espone regolarmente a Brera, traghettando la tradizione classica del paesaggio lombardo verso una sensazione che unisce verismo a romanticismo.

Nel tempo, alla partecipazione alle mostre di Brera, si uniscono committenze private, come quella del principe Barbiano di Belgiojoso. Quest’ultimo incarica Marco Gozzi di realizzare una serie di paesaggi d’invenzione.

Per il governo austriaco, fino alla fine del contratto, non realizza soltanto paesaggi lombardi, ma anche vedute di strade, infrastrutture e pinti che documentino l’attività edilizia austriaca a favore del territorio italiano. Continua così, fino all’anno della sua morte, sopraggiunta a Milano nel 1839.

Marco Gozzi: un paesaggista per il governo austriaco

Marco Gozzi, dopo la prima fase di eclettismo, in cui si occupa sia si ritratti che di scenette e decorazioni di ambienti, si specializza nel paesaggio. Sono i primi anni dell’Ottocento, quando si trasferisce a Milano: inizia a lavorare per il governo austriaco, fornendo tre paesaggi l’anno.

L’impianto arcadico fatto di quinte arboree e cieli attraversati da una limpida luce rosea vengono abbandonati in favore di un paesaggio più vero e sentito. Il territorio lombardo compare nel primo dipinto del 1809, La fonderia di cannoni a Caionvico, oggi conservato nella Pinacoteca di Brera.

Qui il paesaggio di Gozzi è già costellato di notazioni veriste, ormai lontano dalle rigidità della convezione classica. Così come gli altri due dipinti del primo anno di lavoro, Campagna lombarda e Rovine di un castello.

Agli anni Venti risalgono Paesaggio con ferriera e Veduta dell’Orrido di Nesso, mentre agli anni Trenta Galleria da Varenna a Bellano, Rocce con cascata, Foresta con personaggi, Veduta di Como e Torrente in Valsesia.

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