Michelangelo Grigoletti

Michelangelo Grigoletti. I Genitori dell’Artista. Tecnica: Olio su tela
I Genitori dell’Artista. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Michelangelo Grigoletti (Rorai Grande, 1808 – Venezia, 1870) nato da un’umile famiglia di contadini del territorio di Pordenone, dimostra sin da bambino doti artistiche. Uno zio sacerdote gli permette, grazie al suo appoggio economico, di frequentare l’Accademia di Venezia dal 1820.

In Accademia è allievo di Teodoro Matteini (1754-1831), da cui viene continuamente lodato. Può continuare a studiare a Venezia fino al 1829, grazie ad una pensione governativa ottenuta grazie ai suoi risultati accademici.

Matteini lo indirizza verso una pittura storica, mitologica e sacra di stampo prettamente neoclassico. Tant’è che Grigoletti esordisce a Venezia negli anni Venti dell’Ottocento con un dipinto di stampo classico, sia nella tematica che nello stile.

Dalla povertà al successo

Morto lo zio sacerdote, Michelangelo Grigoletti deve in qualche modo riuscire a mantenersi a Venezia. Quindi, esegue ritratti e fornisce disegni per i litografi, e realizza copie di Tiziano, Pordenone, e Veronese. Nonostante questo sia un periodo di stenti, il pittore ne approfitta per effettuare uno studio approfondito sui maestri del Cinquecento veneto.

Nel 1835, la svolta: vince un concorso per una tela da posizionare in Sant’Antonio Nuovo a Trieste. Da questo momento in poi, viene notato dai collezionisti e dalla critica. Riceve una lunga serie di committenze per l’esecuzione di soggetti sacri da destinare a chiese di area veneta o friulana.

Incarichi gli provengono da Ferdinando I di Vienna, dove si reca dal 1838 al 1842. In questo periodo, Michelangelo Grigoletti può sicuramente aggiornare il suo stile alle tendenze Biedermeier di area tedesca.

Un susseguirsi di committenze

Come ritrattista, appare uno degli autori più sciolti e innovativi della prima metà dell’Ottocento e, anche nei soggetti sacri, riesce facilmente a coniugare la severità classica dell’impostazione alla grazia dell’esecuzione di impianto purista.

Michelangelo Grigoletti è ormai letteralmente riempito di committenze, non soltanto in Italia, ma anche all’estero. Riceve incarichi dall’Ungheria, da Monaco, da Dresda e da Lipsia. Il Purismo lo avvicina inevitabilmente alla sensibilità cromatica e disegnativa dei maestri del Quattrocento veneto.

Continua con dipinti sacri e ritratti, fino alla fine della sua carriera, donando all’arte veneta dell’Ottocento un’innovazione che lo affianca solo al conterraneo Ludovico Lipparini (1800-1856).

Michelangelo Grigoletti: dal Neoclassicismo al Purismo

Michelangelo Grigoletti esordisce nel 1824 con il dipinto Giove che accarezza amore di chiaro impianto neoclassico. Teodoro Matteini, il suo maestro in Accademia, infatti, lo avvia a questo tipo di linguaggio.

Ma quando, per necessità economiche, inizia a realizzare copie di Tiziano e Veronese, il suo stile subisce un rapido cambiamento. Il tonalismo veneto si coniuga perfettamente con le istanze Puriste che si andavano diffondendo da Firenze e Roma a tutta l’Italia.

Così, dopo aver vinto il concorso per il dipinto da inserire nella citata chiesa triestina, Michelangelo Grigoletti riceve la prima committenza importante da Ferdinando I di Vienna. Per lui realizza I due Foscari. Da questo momento in poi, si susseguono per lui gli incarichi: esegue dipinti a soggetto sacro per diverse chiese venete ed è richiestissimo come ritrattista.

All’Accademia di Venezia presenta nel 1838 Sacra famiglia, Sant’Anna, San Gioacchino e Maria, pala poi posizionata nella Chiesa di Sant’Antonio a Firenze. Nel 1854, il cardinale ungherese Ladislao Picker gli commissiona una Assunta per la cattedrale di Esztergom. Poi, soddisfatto del risultato incaricherà Grigoletti di eseguire altre due tele per la cattedrale, che poi verranno terminate da Eugenio De Blaas (1843-1931) e da Napoleone Nani (1841-1899), suoi allievi prediletti.

I soggetti sacri e letterari e la ritrattistica

Tra le opere religiose di rilevanza più pregnante si possono annoverare Cristo sulle rive del mare di Galilea nel Duomo di Brescia, La Vergine che si libera delle anime purgate nella chiesa di San Giacomo ad Udine, il San Sebastiano nella chiesa di San Giorgio a Pordenone.

Il principe Jacopo Duz di Costantinopoli, poi, incarica Michelangelo Grigoletti di realizzare per lui alcune tele a soggetto sacro, tra cui Il battesimo di Gesù Cristo. Tra i dipinti di ispirazione letteraria, invece emergono Erminia che fascia le ferite di Tancredi, Susanna e i vecchioni, Tancredi presso Clorindel e Lucia ai piedi dell’Innominato.

Un purismo delicato e severo denota questi dipinti che già si avviano verso la concezione romantica della composizione melodrammatica, anche se ancora sono presenti in Grigoletti notazioni prettamente classiche.

È nei ritratti che più si trova il riscontro di una novità, di una pittura sciolta ed espressiva, in cui i personaggi effigiati trasmettono tutto il loro afflato emotivo.

Tra i ritratti più importanti compaiono Landadio Gentilomo, Virginia Sartorelli, Isabella Fossati Mazzaroli, Maria Fossati Paris, La signora Bianca, Gian Lucio Poletti. Un omaggio a Michelangelo Grigoletti, lontano negli anni, viene fatto alla Biennale di Venezia del 1928, in cui sono stati esposti il Ritratto di Virginia Sartorelli, quello di Davide Pesaro Maurogonato e Il ritratto della signora Gentilomo.

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