Alessandro Guardassoni

Alessandro Guardassoni. Autoritratto tra il Cavalletto e la Macchina Fotografica (dettaglio). Tecnica: Olio su Tela. Bologna, Istituto Gualandi
Autoritratto tra il Cavalletto e la Macchina Fotografica (dettaglio). Tecnica: Olio su Tela. Bologna, Istituto Gualandi

Biografia

Alessandro Guardassoni (Bologna 1819 – 1888) vive a Firenze ma visita anche l’Inghilterra e la Francia per ampliare la sua formazione di pittore di storia. Si differenzia dai predecessori di ambito bolognese soprattutto per l’uso della fotografia come “aiutante” dell’artista che vuole aderire al vero, pur occupandosi di storia.Nel 1863 diventa professore onorario dell’Accademia modenese. Muore a Bologna nel 1888.

Formazione

Guardassoni inizia a studiare pittura seguendo Clemente Alberi (Bologna 1803-1864) e il pittore di paesaggio Orlandi. Si forma all’Accademia di Modena con Adeodato Malatesta (Modena, 1806-1891).

Influenze artistiche

Adeodato Malatesta

A Bologna osserva le opere del modenese Adeodato Malatesta che nel 1843 espone Tobiolo che ridona la vista al padre, trasmettendo all’ambiente bolognese elementi del linguaggio purista.

Del 1843 è il dipinto di Alessandro Guardassoni Anna Bolena forsennata sentendosi priva del diadema, in cui si fa interprete di una pittura di storia innovativa e espressiva, dipendente, tra l’altro, dall’Anna Bolena di Donizetti, andata in scena a Bologna circa dieci anni prima.

Proprio perché interessato ad un linguaggio nuovo nell’ambito della pittura di storia, Alessandro Guardassoni decide di seguire gli insegnamenti di Malatesta all’Accademia di Modena.

Dal 1844, realizza diversi dipinti dai toni e dalle atmosfere neorinascimentali molto simili a quelli del maestro. Questa influenza si può apprezzare in Morte di Leonardo, classico tema romantico, o nel Congedo di Tobiolo dalla casa paterna.

La pittura di storia

Nel 1847 l’artista soggiorna a Firenze, dove dipinge La sete dei crociati. Con quest’opera vince il Premio Grande in pittura storica e viene nominato socio d’onore dell’Accademia.

All’inizio degli anni Cinquanta fa un viaggio prima in Inghilterra e poi in Francia, dove conosce l’opera di Paul Delaroche e di Thomas Couture incamerando il loro linguaggio celebrativo.

Nel 1855 dipinge La tumulazione di Cristo per la chiesa della Trinità a Bologna, in cui emergono note raffaellesche, tizianesche, ma anche del seicento emiliano. Queste ultime danno la spinta a Alessandro Guardassoni per essere considerato un vero innovatore nella pittura di storia.

Opere di Alessandro Guardassoni

Una delle innovazioni apportate ed ereditate sicuramente dal suo maestro Adeodato Malatesta è quella dell’utilizzo del realismo per la rappresentazione di soggetti storici. Alessandro Guardassoni lo applica nell’Autoritratto fra il cavalletto e la macchina fotografica del 1859, ora all’Istituto Gualandi di Bologna.

È proprio con questo autoritratto che l’artista afferma di fare uso della fotografia come valido strumento di riproduzione della realtà, utile tanto quanto i maestri del passato soprattutto nella resa atmosferica e luministica. Questo è confermato dall’accostamento di due oggetti, il cavalletto e la macchina fotografica.

Su questo argomento nel 1880 pubblica il saggio Della pittura, della stereoscopia e di alcuni precetti di Leonardo Da Vinci. Usa la tecnica stereoscopica per Il ritratto della signora Gualandi, dipinto dalla stesura rapida e personale.

Nel 1863 Alessandro Guardassoni diventa professore onorario dell’Accademia dopo aver esposto il Pier Capponi che lacera i patti voluti imporre a Firenze da Carlo VIII.
Il 1863 invece è un anno meno propizio per l’artista.

Dopo l’esposizione dell’Addio di San Paolo ai cristiani di Mileto (Istituto Gualandi), viene criticato per un certo ritorno alla tradizione rappresentativa religiosa. A questa si dedicherà fino alla fine della sua vita.

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