Sommario
Biografia
Innocenzo Fraccaroli (Castelrotto di Valpolicella, 1805 – Milano, 1882) nato in un piccolo paese della Valpolicella, vicino Verona, sin da bambino mostra un precoce interesse per il disegno, ma anche per l’intaglio del legno e la lavorazione della pietra.
Grazie all’intervento di uno zio materno, i suoi disegni vengono inviati a Roma per essere valutati da Antonio Canova (1757-1822) e dai suoi allievi. Giunta una valutazione più che positiva, il giovane Innocenzo Fraccaroli si allontana dal suo piccolo paese per iniziare a studiare presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove ha come insegnante di scultura Luigi Zandomeneghi (1778-1850).
Quest’ultimo, notate le doti nel modellato del giovane artista, lo accoglie sotto la sua ala come allievo prediletto. In effetti, inizia subito ad ottenere grandi risultati presso le esposizioni accademiche, ma anche e soprattutto alla Mostra di Brera del 1829, dove ottiene il primo premio che gli permette di compiere un soggiorno di studio a Roma.
Il fondamentale soggiorno romano
In questo momento, la cifra caratteristica di Innocenzo Fraccaroli si può già identificare con un Neoclassicismo tutto improntato sull’esecuzione di soggetti classici e mitologici. Questa caratteristica si definisce ancor di più con il soggiorno romano di cinque anni, dal 1830 al 1835.
Periodo fertilissimo questo, per lo scultore, grazie alla frequentazione degli ambienti più illustri, come l’Accademia di Francia e gli ambienti che gravitano attorno a Bertel Thorvaldsen (1770-1844) e Pietro Tenerani (1789-1869).
Gli anni romani risultano dunque fondamentali per la formazione e la maturazione artistica di Innocenzo Fraccaroli che, proprio in questa fase, progetta e realizza i primi gessi che poi verranno tramutati nei suoi marmi più famosi.
Il trasferimento e la carriera a Milano
Terminato il periodo di perfezionamento a Roma, lo scultore si trasferisce a Milano appena trentenne. Vi apre subito uno studio in cui darà vita alla sua cospicua produzione che gli garantisce fama e lodi almeno fino alla fine degli anni Cinquanta dell’Ottocento.
Nel corso degli anni Quaranta, momento in cui risulta anche impegnato politicamente, specialmente nei moti del ’48, realizza le sue opere più importanti che non vengono soltanto esposte a Brera, ma conquistano anche i paesi d’Oltralpe, l’Inghilterra e l’America, in cui invia opere che vengono presentate alle più importanti rassegne, come l’Esposizione di Londra del 1851 e quella di Parigi del 1855.
Dal punto di vista stilistico, le sculture di Innocenzo Fraccaroli si possono considerare una sorta di continuazione spirituale del linguaggio di Canova, sia nella scelta dei soggetti tratti dalla mitologia, sia nella lavorazione morbida e aggraziata della materia, che lo conduce, però, anche a risultati decisamente più schietti e moderni, legati alla cultura Purista con cui era entrato in contatto a Roma.
In effetti, la scultura dell’artista veronese presenta, a tratti, quei caratteri di severitas e di dignitas che lo rimandano anche alla scultura del Quattrocento italiano, pur mantenendo sempre quella dimensione eroica e virtuosa del linguaggio del Neoclassicismo canoviano.
Lavora incessantemente per numerosi committenti fino agli anni Sessanta, quando comincia a veder declinare la sua fama, forse proprio a causa del cambiamento dei tempi e del gusto, ormai orientato verso inevitabili tendenze veriste.
Nel 1876, Innocenzo Fraccaroli dona gran parte dei calchi e dei modelli in gesso che ha nel suo studio milanese al Museo di Verona. Muore a Milano nel 1882, a settantasette anni.
Innocenzo Fraccaroli: la scultura neoclassica tra Verona e Milano
La scultura che permette ad Innocenzo Fraccaroli di vincere il pensionato romano è il soggetto mitologico Dedalo che attacca le ali ad Icaro. Dopo questa prima prova, al periodo romano appartengono alcuni gessi di grande importanza, tra cui l’allegoria dell’Innocenza e il Ciparisso.
Ma l’opera che conduce il giovane artista alla fama è l’Achille ferito degli anni Trenta, ma tradotto in marmo soltanto a Milano nel 1842. Quest’opera, esposta a Londra e a Parigi, segna il passaggio di Innocenzo Fraccaroli dalla dimensione di studente a quella di artista maturo, vista ormai la sicurezza con cui la figura viene lavorata assumendo un carattere perfettamente unitario ed equilibrato.
Dopo il suo trasferimento a Milano, lo scultore veronese realizza numerosi gruppi e statue di grande successo, tra cui una delle sue opere meglio riuscite dal punto di vista dell’armonia compositiva, la Clizia innamorata del sole, esposta a Brera nel 1837, ma commissionata da un nobile veronese.
Sono invece degli anni Quaranta Apollo e Giacinto, Atala e Chactas, Eva prima del peccato e la scultura poi terminata dopo l’Unità, La Nuova Era d’Italia.
Inoltre, riceve prestigiosi incarichi ufficiali, tra cui quello della realizzazione del Monumento a Carlo Emanuele II per la cappella della Sacra Sindone a Torino e, soprattutto, la commissione imperiale di Ferdinando I per cui esegue La strage degli Innocenti.
A conferma del sostegno di Innocenzo Fraccaroli alle istanze del Risorgimento, non vi è solo La nuova Era d’Italia, ma anche altre opere degli anni Cinquanta e Sessanta, tra cui L’Aurora d’Italia.
Tra i ritratti più importanti si ricordano Angela Busti Trevisani, Michele Sanmicheli, La signora Juva-Branca. Nel 1881 partecipa alla sua ultima Mostra a Milano, presentando Eva prima del peccato, Amor legato dalle grazie, la medaglia Immacolata e le statuette Davide di fronte al gigante Golia e Redentore.
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