Italo Mus

Biografia

Italo Mus (Chatillon, 1892 – Saint Vincent, 1967) figlio dello scultore Eugenio, viene avviato sin da piccolo allo studio del disegno e della scultura in legno nella bottega paterna.

Pur avendo iniziato con l’arte dell’intaglio, il giovane artista si rivolge alla pittura. Lorenzo Delleani (1840-1908), conosciuto proprio in Valle d’Aosta, lo incoraggia ad approfondire la sua formazione a livello accademico.

Così, Italo Mus decide di trasferirsi a Torino per intraprendere gli studi presso l’Accademia Albertina. I suoi maestri sono Giacomo Grosso (1860-1938), Luigi Onetti (1876-1968) e Paolo Gaidano (1861-1916). Sotto la guida di questi prestigiosi insegnanti, il giovane pittore esordisce a vent’anni, nel 1912, presso il Salone dei Giovani Artisti.

Già nel 1909, però, aveva vinto un concorso a Roma, sempre dedicato agli artisti giovanissimi. Quindi, molto precoce si fa notare per le sue qualità cromatiche e disegnative, soprattutto destinate a soggetti montani e ad interni rustici ispirati dalla natura e dalla quotidianità della sua amata Val d’Aosta.

Una vita lontana dai riflettori

Le sue figure di pastori e contadini sono possenti e semplici, sempre inserite in un contesto alpino conosciuto dall’artista nel profondo. Negli anni Venti, Italo Mus ottiene importanti riconoscimenti, anche se conduce costantemente una vita appartata e legata alla sua regione d’origine.

Nel 1929 riceve un premio a Milano, e tra gli anni Trenta e Quaranta partecipa al Premio Bergamo. Non manca alle Promotrici torinesi e soprattutto prende parte alla Quadriennale romana del 1943 e alla Biennale di Venezia del 1950.

Ma il pittore non è conosciuto soltanto per le sue tele montane, ma anche per decorazioni ad affresco eseguite in alcuni edifici di Lione e Losanna negli anni Dieci e per alcune sculture pubbliche dedicate ai caduti della prima guerra mondiale.

Negli anni Cinquanta, Italo Mus divide il suo studio di Saint Vincent con Filippo De Pisis (1896-1956). Agli anni Sessanta risale la scoperta di una grave malattia che purtroppo gli impedisce di continuare a dipingere e lo conduce alla morte nel 1967, a Saint Vincent.

Italo Mus: una pittura sulla vita montana in Valle d’Aosta

Il lavoro, il folklore, le feste, la vita della Valle sono al centro della poetica di Italo Mus. Il pittore descrive con partecipazione e vitalità gli interni umili dei pastori, il lavoro nelle vigne e nei pascoli, ma anche i balli e gli attimi quotidiani della sua regione.

Uno spiccato realismo e una pennellata a tratti morbida, soprattutto nella prima fase, e a tratti graffiante, soprattutto negli anni Cinquanta, lo rendono un pittore di indirizzo naïf.

La semplicità della narrazione quotidiana, la genuinità delle ambientazioni e dei protagonisti si accompagnano ad una tavolozza quasi mai brillante e sempre ispirata dai colori degli interni scuri e illuminati dalla poca luce esterna o del camino.

A Milano, nel 1838 espone Fienagione valdostana e Interno, donne di Cogne, due dipinti caratteristici del pittore valdostano. Figure robuste, piene e volumetriche, quasi sironiane, riempiono questi spazi montani, quasi integrandosi in essi, attraverso una dimensione poetica e idilliaca, intimista. Vecchio molino compare alla Promotrice torinese del 1938, mentre al Premio Bergamo dell’anno successivo si presenta con Primavera.

La madia del pastore e Mensa rustica vengono proposti da Italo Mus alla Sindacale torinese del 1940, La piccola lattaia a quella dell’anno successivo. Ottiene uno dei primi premi al Premio Cremona del 1941 con Il milite confinario. Alla Quadriennale romana del 1943 invia L’artigiano.

Famose sono le opere Prospettiva rustica, Ciclo del grano in montagna, La famiglia Valdostana, La stalla, Eterne sanzioni, Montanari al tavolo, Convegno sociale, I miei amici e In cantina.

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