Ivo Pannaggi

Ivo Pannaggi. Astrazione Prospettica (dettaglio), Tecnica: Olio su Tela, 47 x 46 cm
Astrazione Prospettica (dettaglio), Tecnica: Olio su Tela

Quotazioni Ivo Pannaggi

Le opere futuriste di Ivo Pannaggi oscillano tra i 1.500 e i 5.000 euro se tecniche miste o tempere su carta o tela. Si sale tra i 6.000 e i 10.000 euro per i soggetti di maggiori dimensioni e legati alle geometrie di matrice costruttivista. Superano i 20.000 euro le impegnative opere degli anni Venti di soggetto particolarmente curioso: il record d’asta del 2003 è di 38.000 euro per lo straordinario e iconico Ritratto di Vinicio Paladini. I disegni e le incisioni hanno stime tra i 200 e i 1.000 euro a seconda del soggetto.

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Biografia

Ivo Pannaggi (Macerata 1901 – 1981) si forma a Roma e a Firenze, seguendo gli studi di architettura. Negli anni Dieci, si interessa al Futurismo e comincia a realizzare le prime tele per poi esporle per la prima volta a Roma, presso la Casa d’Arte Bragaglia, nel 1921.

Il giovane artista non si occupa solo di pittura, ma anche di scrittura, scenografia, grafica e progettazione architettonica, per tutti gli anni Venti e Trenta del Novecento. Roma diventa ben presto la sua città d’adozione, terreno fertile in cui far conoscere le proprie abilità e soprattutto arricchire la sua vasta curiosità d’artista eclettico.

Inoltre, è da segnalare come Ivo Pannaggi, insieme al suo amico Vinicio Paladini (1902-1971), abbia contribuito al Futurismo attraverso una accezione più legata alla progettazione meccanica e tecnologia, in uno spirito di convinta comunicazione tra le arti, un po’ come avveniva nello stesso periodo nel Bauhaus.

Il Manifesto dell’arte meccanica futurista

Il 20 giungo 1922, i giovani Ivo Pannaggi e Vinicio Paladini pubblicano su “La nuova Lacerba” il Manifesto dell’arte meccanica futurista. Si tratta di un testo conciso e breve, di forte carattere avanguardistico, in cui viene esaltato il valore della macchina.

«Non più nudi, paesaggi, figure, simbolismi per quanto futuristi, ma l’ansare delle locomotive, l’urlare delle sirene, le ruote dentate, i pignoni, e tutto quel senso meccanico NETTO DECISO che è l’atmosfera della nostra sensibilità. […] il tremolare sconquassato di un CAMION, l’architettura fantastica di una gru, gli acciai lucidi e freddi. Ed è questa la nuova necessità, ed il principio della nuova estetica».

Questa versione verrà poi allargata nel 1923 e pubblicata su “Noi” nel maggio del 1923, firmata anche da Enrico Prampolini (1894-1956) che si era sentito escluso dal manifesto precedente. In ogni caso, le intenzioni sono ben chiare: c’è bisogno di un’estetica della meccanica, bellezza dei nuovi tempi.

Le prime opere di Ivo Pannaggi sono sicuramente influenzate dalla prima generazione dei Futurismo, ma ben presto si libera da queste convenzioni per passare ad un linguaggio personale, che sintetizza colore e forma geometrica, per avvicinarsi al Costruttivismo russo.

Mentre Paladini si incammina verso un’arte di influenza comunista e bolscevica, Pannaggi è attento soprattutto alla condizione formale e meccanica, come si nota dalle purtroppo poche opere pervenuteci. Influenzato dal Neoplasticismo di Theo Van Doesburg (1883-1931), si allontana piano piano dal Futurismo delle origini per pervenire ad una pittura molto simile a quella del Proun di El Lissitsky (1890-1941), a metà tra architettura e grafica.

La Germania

Nel 1927, Ivo Pannaggi parte per la Germania. Qui, frequenta il Bauhaus, stringendo amicizia con Vasilij Kandinskij (1866-1944), Walter Gropius (1883-1969) e Mies van der Rohe (1886-1969). Conosciuta la Société Anonyme di Katherine Dreyer, l’artista vede esposte le sue opere a New York nel 1938.

Da questo momento in poi, tra la Germania e l’America, le opere di Ivo Pannaggi acquistano una crescente fama, grazie alla commistione tra diverse tecniche e alle numerose influenze artistiche, tra cui quella del collage Dada.

Dopo diverse personali in giro per il mondo, nel 1963 a Macerata, sua città d’origine, si apre una retrospettiva dedicata all’artista all’interno della mostra Appunti sul movimento futurista a Macerata. In questa città delle Marche, Ivo Pannaggi muore nel 1981, all’età di ottant’anni.

Ivo Pannaggi: gli esordi futuristi

Nonostante la gran parte delle opere di Ivo Pannaggi sia andata dispersa, non è difficile tracciare il variegato e stimolante percorso artistico dell’autore. Se in un primo momento mostra dei punti di contatto con Giacomo Balla (1871-1958) e Julius Evola (1898-1974), all’inizio degli anni Venti, invece, sembra aver assimilato di più la lezione di Umberto Boccioni (1882-1916).

Sono esempio di questa prima fase i dipinti Nudo di donna – sensazione del 1921, Treno in corsa e Mia madre legge il giornale del 1922. Ma già nello stesso anno, con il Ritratto di Vinicio Paladini, approda ad un linguaggio meccanico e sintetico di grande impatto. Forme geometriche ed interstizi di colore generano figure e volti spigolosi, geometrici.

Nello stesso periodo, dopo la pubblicazione del Manifesto dell’arte meccanica, Ivo Pannaggi progetta il manichino di influenza costruttivista per Il ballo mascherato presentato nel Circolo delle Cronache di Attualità di Bragaglia.

Il passaggio al Costruttivismo

Collaborando a diverse opere teatrali d’avanguardia, come scenografo, Ivo Pannaggi si allontana gradualmente dalle forme futuriste, a causa del crescente interesse per gli incastri puri e geometrici del Costruttivismo russo.

Alla Biennale di Venezia del 1926, presenta Derivazione plastica da bottiglie, bicchiere, ambiente, Derivazione plastica da chitarra, boccale, occhiali, e soprattutto Funzione architettonica H 03, Funzione architettonica 3 U e Funzione architettonica P M.

Costumi e scenografie

La spazialità del Suprematismo di Lissitskij entra a far parte del linguaggio dell’artista, sempre attraverso la concezione dell’accezione tecnica e meccanica dell’arte. Nel 1926, oltre a partecipare alla Biennale, Ivo Pannaggi realizza fotocollages di ispirazione Dada ed inoltre si occupa dei costumi e delle scenografie dell’Angoscia delle macchine di Ruggero Vasari.

Come l’ungherese Lázló Moholy Nagy (1895-1946) progetta anche giochi di luce, in particolare mette a punto una lanterna magica per creare effetti luminosi per il teatro. In questo fertile periodo della metà degli anni Venti, viene chiamato a decorare e a ristrutturare casa Zampini ad Esanatoglia, nelle Marche, dandole l’aspetto di un ambiente costruttivista e funzionale che lo avvicina sempre di più all’estetica del Bauhaus.

In effetti, lontano dagli esiti futuristi, Ivo Pannaggi è impegnato nelle Astrazioni Sintetiche, ovvero ritratti spesso caricaturali generati da intersezioni di linee e forme che interessano diversi personaggi della cultura artistica del tempo, tra cui Kandinskij. Progetti questi che porta avanti durante il suo soggiorno nel Bauhaus berlinese e per tutti gli anni avvenire.

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