Sommario
Biografia
Jean Baptiste Wicar (Lille, 1762 – Roma, 1834) nasce in Francia, da una famiglia di artigiani. Il padre ebanista lo introduce ben presto allo studio del disegno. Dopo la sua primissima formazione al fianco del padre, inizia a studiare presso la locale scuola di disegno, dove comincia ad ottenere i primi riconoscimenti a partire dal 1775.
Grazie ad una borsa di studio ottenuta dal governo francese, Jean Baptiste Wicar si trasferisce a Parigi nel 1779, dove inizia a studiare la tecnica dell’incisione al seguito di Philippe Le Bas (1707-1763). Ben presto, però, dà una svolta alla sua formazione, passando nello studio di Jacques-Louis David (1748-1825).
Il trasferimento in Italia
Nel 1784, Jean Baptiste Wicar segue il maestro David in Italia, prima a Roma e poi a Firenze. Qui lavora, insieme ad altri artisti francesi, alle incisioni per quattro grandi volumi raccolti sotto il titolo di Tableaux, statues, bas reliefs, et camèes, de la Galerie de Florence, pubblicati tra il 1789 e il 1821.
In Italia, inizia poi a dedicarsi alla realizzazione di grandi soggetti storici, ma anche alla ritrattistica ufficiale, con enorme successo, guadagnandosi immediatamente il favore dell’aristocrazia.
Sempre grazie alla protezione di David, il pittore di Lille, nel 1794, viene nominato direttore dei laboratori di pittura della Manifattura Nazionale di Sèvres, ma anche segretario della Société Populaire et Republicaine des Arts.
Il legame con i Bonaparte
È evidente, dunque, il ruolo non soltanto artistico, ma anche ufficiale che ricopre Jean Baptiste Wicar durante il governo napoleonico. Ex giacobino, riesce ad ottenere un immediato successo, non solo grazie alle sue abilità, ma anche grazie ai frequenti rapporti con la famiglia Bonaparte.
A Firenze, conosce Gioacchino Murat, che diviene suo protettore, soprattutto nel periodo in cui lavora a Napoli, quando viene nominato direttore dell’Accademia di Belle Arti tra il 1806 e il 1809. Il suo ruolo è risultato poi fondamentale, per l’Accademia, soprattutto in seno alla riforma artistica voluta dal governo francese: Jean Baptiste Wicar riesce nell’intento di potenziare il materiale didattico, soprattutto grazie all’introduzione di gessi e copie di opere d’arte del Cinquecento italiano.
Grazie all’amicizia con Antonio Canova (1757-1822), infatti, il pittore francese riesce a rendere vivo e fondamentale lo studio dell’antico, di cui peraltro è un profondo conoscitore e ricercato collezionista.
È certo che il pittore avesse un rapporto speciale con Luciano Bonaparte, fratello dell’imperatore Napoleone. L’abilità pittorica e disegnativa di Wicar ci restituisce l’atmosfera intima e rilassata che si vive nella famiglia di Luciano Bonaparte, come si legge dai numerosi ritratti dei suoi figli, eseguiti dal pittore di Lille in uno dei suoi tanti soggiorni nella residenza imperiale di Frascati.
Il Cavaliere delle Due Sicilie
Dal punto di vista pittorico, Jean Baptiste Wicar è un perfetto interprete del neoclassicismo davidiano, contraddistinto da grazia ed equilibrio compositivo e da una scelta cromatica calibrata e sapiente, che denota uno studio approfondito della pittura italiana del Cinquecento e di Raffaello in particolare.
Nel 1808 riceve la nomina a Cavaliere del Regno delle Due Sicilie e da questo momento in poi è proprio con questo titolo che inizia a firmare i suoi dipinti di storia e i suoi ritratti. Tra la carriera accademica e i successi pittorici, lavora a Roma per il resto della sua esistenza e vi muore nel 1834, a settantadue anni.
Jean Baptiste Wicar: il Neoclassicismo francese in Italia, tra pittura di storia e ritratti
Tra i primi dipinti eseguiti in Italia da Jean Baptiste Wicar, poi inviati a Lille, vi sono alcuni soggetti tratti dall’Antico Testamento, tra cui Il ritorno del figliol prodigo e Il giudizio di Salomone. Durante gli anni passati tra Roma e Napoli, il pittore francese diviene uno dei massimi esponenti della tradizione accademica ufficiale.
In effetti, il suo linguaggio rispetta a pieno i principi accademici di equilibrio, decoro, esattezza del disegno, sicurezza compositiva, pathos contenuto e costante riferimento al classico. Sono precetti raccolti in particolare da linguaggio di David, caro a Napoleone e all’Accademia di San Luca a Roma.
Jean Baptiste Wicar si ritrova ad essere anche testimone dei tempi e dell’avvento del governo francese in Italia, come testimonia il dipinto che documenta il Concordato del 1801 tra Pio VII e il Primo Console, che viene ad essere anche il primo soggetto di storia moderna della Roma dell’Ottocento.
Tra i ritratti realizzati durante i frequenti incontri con Luciano Bonaparte, vi sono quello dei figli Carlotta Bonaparte in abito di contadina da Canino, conservato a Roma nel Museo Napoleonico, quello di Carlo Luciano e della moglie Alexandrine de Bleschamp.
Altre testimonianze importanti dei rapporti con la famiglia imperiale provengono dal ritratto di Giulia Clary Bonaparte, regina di Napoli, con le figlie Zenaide e Carlotta e da quello di Luigi Bonaparte con il figlio Napoleone Luigi.
È poi da segnalare il rapporto che intercorre tra Jean Baptiste Wicar e Perugia: studioso e appassionato della pittura umbra del Quattrocento e del Cinquecento, invia a Parigi diverse opere da lui acquistate e collezionate, suscitando l’avversione dei collezionisti locali.
Inoltre, è molto legato al Barone Della Penna, grande amatore delle opere di Perugino e Raffaello e al conte Degli Oddi che, commissiona al pittore francese uno Sposalizio della Vergine per il Duomo di Perugia, in sostituzione di quello di Perugino.
Presso l’Accademia di Belle Arti di Perugia è conservato, inoltre, un nucleo di disegni di gusto classico che l’artista aveva lasciato in eredità a Giuseppe Carattoli, suo allievo e figlio del pittore perugino Luigi.
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