Jean François Raffaelli

Jean François Raffaelli. La Senna a St. Denis. Tecnica: Olio su tela
La Senna a St. Denis. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Jean François Raffaelli (Parigi, 1850 – 1924), proveniente da una famiglia di origini toscane da parte del nonno, si forma, nei primi anni, da autodidatta. In seguito, è allievo di Jean-Léon Gérôme (1824-1904) presso l’École des Beoux Arts de Paris, dove rimane per soli tre mesi.

Viaggiatore instancabile e dotato di spirito ardente e curioso, il giovane completa la sua formazione attraverso una serie di soggiorni tra Francia, Spagna, Algeria ed Italia. Attratto da tutte le sfaccettature della vita quotidiana, soprattutto le più umili e popolari, inizia a produrre dipinti di genere nati dall’osservazione delle brulicanti vie dei sobborghi parigini.

Il Café Guerbois e gli Impressionisti

Il suo esordio avviene al Salon del 1870, a vent’anni. Nella metà degli anni Settanta viene coinvolto nelle riunioni di artisti al Café Guerbois, dove si incontrano i pittori impressionisti. In seguito, Edgar Degas (1834-1917), contrariamente ai consigli del gruppo, introduce il giovane Raffaelli alle mostre impressioniste – secondo una fonte dubbia già alla prima mostra, a casa di Félix Nadar (1823-1910) del 1874 – e sicuramente a quelle del 1880 e 1881.

Attraverso una visione sintetica e veloce e un’interpretazione piuttosto arguta della realtà, si interessa alla vita dei lavoratori, del popolo, degli ultimi. Il suo è uno sguardo moderno, vivace e fotografico di una Parigi fatta di fugaci frammenti vissuti. La figura dello straccivendolo, ad esempio, diviene per il pittore parigino un simbolo dell’alienazione dell’individuo nella società moderna.

L’influenza del Naturalismo francese

Interessato alle teorie positiviste di Hippolyte Adolphe Taine, uno dei pionieri del naturalismo e del determinismo europeo, offre una lettura della realtà umana profondamente legata al contesto sociale ed economico di riferimento. La sua, quindi, non è una riproduzione impressionista del vero, perché nasconde un approccio “scientifico” molto simile a quello della letteratura naturalista francese.

Non è un caso, infatti, che Jean François Raffaelli sia particolarmente legato ad autori come Émile Zola o il primo Joris-Karl Huysmans. Nonostante non fosse un impressionista, espone comunque nelle mostre del 1880 e del 1881, appoggiato da Degas e incontrando invece la ferma disapprovazione di Claude Monet (1840-1926).

La coscienza sociale e il suo stile realista, che comprende l’uso di una tavolozza scura, contraria all’estetica della luce impressionista, contribuisce di certo a giustificare l’opposizione di Monet e di altri compagni impressionisti.

L’attività grafica

È di gran lunga più interessato al disegno che al colore, infatti, è molto famoso anche per la sua carriera di illustratore. Collabora, con la sua produzione grafica, a diversi giornali, tra cui Le Chat Noir nel 1885 e Le Courrier Français nel 1886 e 1887. Pubblica poi una raccolta intitolata Personnages parisiens, in cui cattura i suoi soggetti prediletti della strada, dei bassifondi e di luoghi quasi completamente scomparsi della città.

Dopo aver vinto la Légion d’honneur nel 1889, il pittore viene invitato ad esporre in Italia, alla Biennale di Venezia del 1897. Sarà presente con regolarità nella rassegna fino al 1924, anno della sua morte. In Novecento rappresenta per Jean François Raffaelli il suo momento di più grande successo internazionale.

Alle Biennali veneziane, non compaiono soltanto i suoi primi saggi impressionisti, ma tutti gli ulteriori sviluppi naturalisti e soprattutto le sue opere grafiche ed incisorie, caratterizzate da un segno asciutto e dal massimo sviluppo delle potenzialità espressive del bianco e nero. Infatti, nel 1906, fonda a Parigi la Société pour la gravure en couleur originale.

Negli ultimi anni, alla narrazione dell’umile vita parigina, unisce quella dei grandi boulevard e della società borghese della Bretagna dove soggiorna spesso, ma anche vedute lagunari di Venezia, città cui è particolarmente legato, attraverso uno sguardo che richiama profondamente l’Impressionismo. Si concentra poi sulla stampa a colori, ricordando i modi posti impressionisti di artisti come Henri de Toulouse Lautrec (1864-1901). Muore a Parigi nel 1924, a settantaquattro anni.

Jean François Raffaelli: il Naturalismo francese, dall’umiltà dei sobborghi ai boulevard parigini

Dopo i suoi viaggi formativi in Europa ed in Africa, Jean François Raffaelli, si stabilisce nel piccolo centro di Asnières, sulla Senna. Qui, comincia a intravedere il potenziale della pittura verista, appassionandosi alla descrizione della realtà quotidiana degli operai e dei contadini, attraverso un disegno agile e veloce, punto di forza della sua futura produzione.

Il viaggio in Bretagna della metà degli anni Settanta lo spinge anche verso il paesaggio e verso i primi approcci alla tecnica impressionista, che comunque abbandonerà poco dopo, in favore di un verismo attento alla questione sociale ed umanitaria, come si nota nei dipinti I bassifondi, L’uomo di pezza, Il vagabondo, Il pozzo di sabbia, A St-Denis, zona delle fortificazioni. È proprio questa sensibilità che incuriosisce Degas, pur essendo un pittore decisamente diverso.

Lo strepitoso tratto rapido e realistico dell’artista si nota a pieno nelle opere esposte a cavallo tra gli ultimi anni dell’Ottocento e gli anni Venti del Novecento alla Biennale di Venezia. Piazza della Concordia e La piazza di San Michele e la Saint Chapelle, compaiono, insieme a due nature morte di Fiori alla Biennale del 1897.

Le regolari partecipazioni alle Biennali di Venezia

Il suo successo è tale da continuare ad esporre alla Biennale del 1899, con una personale di ventisei opere, tra disegni, incisioni e dipinti. Tra le opere più significative, compaiono La strada dei grandi alberi, La toeletta, Riva della Senna, Gli invalidi, Il giardino della vecchia signora, Passeggiata della domenica e il nitido Contadini di Plougasnou – Bretagna.

Alcune opere come Maddalena e La bella napoletana, esposte nel 1901 dimostrano il costante legame del pittore con l’Italia, dove soggiorna molto spesso, date anche le sue origini toscane. La Bretagna e Parigi, comunque, continuano ad essere le sue fonti d’ispirazione principali.

La descrizione dell’umile vita degli ultimi, così come quella della borghesia, avviene tramite uno sguardo attento e acuto, a tratti velato da un certo amaro umorismo. La regolare partecipazione alle Biennali lo porta a coronare il suo successo con un’ulteriore personale nell’edizione del 1914.

Vi espone venticinque opere, tra cui molte dedicate a Venezia: Venezia – Bruma soleggiata, Porta dell’Arsenale, San Vitale, Campo santi Giovanni e Paolo. Negli anni, dallo spiccato realismo della giovinezza, passa ad una pittura molto più veloce e corsiva. La tavolozza si rischiara e i temi umanitari vengono piano piano abbandonati in favore di un paesaggismo luminoso e spontaneo, come si nota in Venezia – Riva degli Schiavoni, dipinto decisamente impressionista.

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