Latino Barilli

Latino Barilli. Interno, 1920 (dettaglio). Tecnica: Olio su tavola
Interno, 1920 (dettaglio). Tecnica: Olio su tavola

Biografia

Latino Barilli (Parma, 1883 -1961), figlio del pittore di genere Cecrope (1839-1911), si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Parma, dove segue le lezioni di figura di suo padre. Le sue prime prove sono sicuramente ascrivibili ad una sensibilità pittorica ancora di stampo ottocentesco, ma sin da subito vi si nota anche una spiccata propensione verso un cromatismo luminoso e costituito da ampie pennellate.

Il soggiorno a Monaco di Baviera e il perfezionamento a Roma

Nel 1903, Latino Barilli soggiorna per la prima volta a Monaco di Baviera, per studiare in Accademia al seguito di Franz von Stuck (1863-1928). Entra quindi in contatto con il clima secessionista, di cui accoglie alcune istanze specifiche, come il segno asciutto e una ascendenza bidimensionale che sapientemente riesce a coniugare a derivazioni post impressioniste.

Dopodiché, tra il 1907 e il 1908, si trasferisce a Roma per frequentare la Scuola Libera del Nudo. A questo periodo risalgono i primi paesaggi trattati con una pennellata larga, sintetica e mossa da andamenti introspettivi che riflettono una luminosità emozionante e profondamente connessa alla memoria della pittura macchiaiola.

Negli anni Dieci, compaiono le prime marine di Latino Barilli, una delle sue cifre caratteristiche, ma sempre accompagnate da una vasta produzione di intimi interni e di ritratti che mostrano naturalismo solido e allo stesso tempo molto personale.

La decorazione

Fondamentale risulta la frequentazione di Venezia. Espone alla Biennale e a Ca’ Pesaro, dove si avvicina ancor di più alle istanze secessioniste e liberty che aveva già incontrato a Monaco. Ritorna in questa città intorno al 1913, poco dopo aver portato a termine la decorazione della Sala d’Oro del Castello di Torrechiara insieme a Amedeo Bocchi (1883-1976), Daniele De Strobel (1873-1942) e Renato Brozzi (1885-1963).

Le istanze secessioniste e art nouveau si fanno sempre più evidenti, soprattutto nella produzione decorativa di Latino Barilli, ad esempio nei lavori realizzati nel Palazzo Marchesi a Parma. Soprattutto nel dopoguerra, si fa sempre più intensa la sua attività di decoratore: riceve numerose committenze nella sua città, Parma, in cui è tra i maggiori rappresentanti del gusto Liberty, insieme ad Achille Casanova (1861-1948), con cui collabora per diversi anni.

Suggestioni neogotiche pervadono le sue decorazioni degli anni Trenta, dove lavora soprattutto tra Parma e Padova, occupandosi non solo di ville e palazzi, ma anche di affreschi all’interno di chiese e basiliche. Contemporaneamente, non abbandona la pittura da cavalletto, dedicandosi con intensità ed intimismo a paesaggi e piccole scene d’interno pervasi da una luce intensa e ben studiata.

Dal 1939 al 1956, Latino Barilli insegna figura e decorazione all’Istituto d’Arte Paolo Toschi di Parma. Tra gli anni Quaranta e Cinquanta si tengono numerose personali, soprattutto nell’ambito della sua città, dove muore nel 1961, a settantotto anni.

Latino Barilli: pittura e decorazione tra naturalismo e liberty

Già nel Ritratto di donna del 1898, dipinto realizzato ancora in ambito accademico, il giovane Latino Barilli mostra una rara sensibilità cromatica e luministica che riuscirà a portare avanti negli anni, con la sua pittura personale ed una chiave intima ed emozionante.

Dopo il primo soggiorno a Monaco e l’esperienza romana, il pittore si dedica ad un luminoso naturalismo in paesaggi come Cavalli al pascolo e Il pagliaio del 1907, che rivelano atmosfere e riferimenti post macchiaioli.

La sua pennellata è tratta sicuramente da una felice unione tra tradizione verista italiana e le istanze secessioniste, come si nota dall’approccio libero e sintetico non solo del colore ma anche del segno, che sembra afferire alla pittura fauve.

Tra le opere più importanti degli anni Dieci compaiono Barche a Fano, Ragazzi sulla spiaggia, Interno, Ragazza sulla spiaggia e Sul molo di Fano. Degli anni Venti, invece, sono soprattutto da evidenziare le decorazioni, precedute, come accennato, da quella del Castello di Torrechiara a Parma nel 1911.

Dieci anni dopo, si occupa degli affreschi dell’abside e della facciata della Chiesa di San Michelino dei Gatti, seguiti poi dalla realizzazione della decorazione della Basilica del Santo a Padova.

Nel 1929, è chiamato ad affrescare la chiesa, la sala d’armi, e la sala da gioco del Castello Gabiano Monferrato, dove si ispira a immagini di ascendenza neogotica, unite ad una fresca interpretazione liberty.

Tra i dipinti più importanti degli anni Venti e Trenta, si segnalano Terrazza, del 1923 Interno con figure, del 1929 e Gita in barca del 1930, in cui si riscontra ancora quella pennellata sintetica e libera degli anni Dieci.

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