Stanislao Lista

Stanislao Lista. Leone ferito. Scultura in marmo
Leone ferito. Scultura in marmo

Biografia

Stanislao Lista (Salerno, 1824 – Napoli, 1908), disabile fin da bambino per un problema alle gambe, viene avviato dalla famiglia verso gli studi letterari e classici. Ma, dimostrata una straordinaria propensione verso il disegno, viene mandato nello studio di un pittore, che lo incoraggia a trasferirsi a Napoli per frequentare l’Accademia di Belle Arti.

Giunto a Napoli nel 1844, studia al seguito di Gaetano Forte (1790-1871) e partecipa al concorso per il pensionato nel 1848, ancora completamente indirizzato verso la pittura. In questi primi anni di formazione, Stanislao Lista si inoltra in un linguaggio legato prevalentemente alla tradizione accademica e neoclassica: Gaetano forte era stato allievo di Jean-Baptiste Wicar (1762-1834).

Dalla pittura alla scultura

A partire dagli anni Cinquanta, comincia a sentire lo stimolo di una maggiore attenzione al vero, alla presenza reale dell’atmosfera, alle problematiche della quotidianità, come si nota dalle opere esposte alle Mostre Borboniche a partire dal 1851.

Ed è proprio sulla strada del Verismo che il giovane artista, nella metà degli anni Cinquanta, decide di passare definitivamente alla scultura, che lo aveva attratto sin dai primi anni di studio. Le prime sculture in gesso compaiono alla Mostra Borbonica del 1855, insieme ad un disegno acquarellato.

Iniziano subito a fioccare medaglie e riconoscimenti da parte della critica, per l’approccio naturale e allo stesso tempo dettagliato di Stanislao Lista, inoltrato in un verismo equilibrato e spontaneo, lontano da quel monumentalismo accademico della prima metà dell’Ottocento.

Nello scultore, infatti, si nota un sensibile passaggio al linguaggio verista: è noto, infatti, che lavorasse senza modelli e sbozzasse le figure direttamente sul dato reale, tenendo presenti agili contrasti chiaroscurali, pose ed espressioni naturalistiche, guizzi dinamici, ma anche l’assenza di qualsiasi intento celebrativo di matrice accademica e tradizionale che potesse spostare l’attenzione dalla resa oggettiva.

La vita culturale a Napoli

Stanislao Lista non è ricordato solamente per il suo notevole apporto allo sviluppo scultoreo in senso verista, all’interno della scultura partenopea, ma anche per la sua partecipazione attiva agli eventi artistici e ai cambiamenti di Napoli dopo l’Unità d’Italia.

Negli anni Sessanta, infatti, partecipa alla costituzione e alla progettazione della Società Promotrice di Belle Arti, trovandosi nel Consiglio per molti anni. È poi nella commissione dell’Esposizione Nazionale del 1877 per poi ricevere, l’anno successivo la nomina a Cavaliere d’Italia.

Inoltre, è spesso ricordato per il suo interessamento nei confronti della questione sociale che ha afflitto il meridione per diversi decenni: prima di insegnare scultura all’Accademia di Belle Arti, ha lavorato come professore nelle scuole operaie e nelle scuole serali municipali.

Attivo nelle esposizioni napoletane fino agli anni Novanta, si dedica anche alla stesura del volume Intorno all’arte del disegno. Pensieri. Muore a Napoli nel 1908, ad ottantaquattro anni.

Stanislao Lista: la scultura verista a Napoli

Nella prima metà degli anni Cinquanta, Stanislao Lista, come accennato, inizia la sua carriera nel campo della pittura, partendo da composizioni tradizionali e accademiche e approdando ad un verismo sincero ed equilibrato, come si nota dal tema biblico Davide che finisce di uccidere Golia presentato alla Mostra Borbonica del 1851.

Ma a partire dal 1855, l’artista si rivolge definitivamente alla produzione scultorea, iniziando con due bassorilievi in gesso presentati alla Mostra Borbonica: La santissima vergine desolata, con cui ottiene la medaglia d’argento e Studio dal nudo.

Queste prime prove mostrano un’immediata attenzione al vero e un’intelligenza esecutiva che si nota dalle linee nette e dall’assenza di tentennamenti, verso un linguaggio subito sicuro e personale.

L’anno successivo, grazie al Priamo che implora da Achille il cadavere di Ettore, ottiene il pensionato a Roma, ma è costretto a rimanere a Napoli a causa delle guerre d’Indipendenza.

Alla Mostra Borbonica del 1859 espone Nostro signore Gesù che dà la vista al cieco nato e L’ultima cena, bassorilievi in gesso commissionati da Re Ferdinando II. Gran parte di questi lavori sono andati perduti.

Stanislao Lista: busti e ritratti

È per questo che Stanislao Lista viene maggiormente identificato con le opere realizzate negli anni Sessanta, come il Busto di Paisiello per il Teatro San Carlo, che mostra una strenua adesione al vero, nella dimensione umile ed anti celebrativa del compositore.

Nel 1864, si dedica all’esecuzione del Leone ferito o Simbolo dei martiri italiani, figura posta sotto la Colonna dei Martiri nell’omonima piazza napoletana. Alla Promotrice del 1867 espone due Ritratti, tra cui quello paterno, dal volto estremamente naturale.

Un Ritratto dal vero viene presentato all’Esposizione Nazionale di Parma del 1870 e a quella di Napoli del 1877, compaiono ben sei opere: Infanzia maschile, Immacolata, Ritratto modellato in marmo, Bozza per monumento a Lord Byron, S. Agostino e Ritratto del mascherino.

Nelle ultime esposizioni degli anni Novanta e dei primi del Novecento, Stanislao Lista presenta opere come Imago Redemptoris, Ritratto di reminiscenza, La vergine addolorata in marmo, Il figliuol prodigo, Aspirazioni del 1860 in terracotta patinata, Profezia di Ezzecchiello, dipinto ad olio e Rivoluzione del ’20 in gesso.

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