Llewelyn Lloyd

Llewelyn Lloyd. Il Filosofo – Isola d’Elba. Tecnica: Olio su tela
Il Filosofo – Isola d’Elba. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Llewelyn Lloyd (Livorno, 1879 – Firenze, 1949) è figlio di un commerciante del Galles trasferitosi a Livorno. Rimasto orfano da bambino, viene affidato alle cure dello zio che lo avvia alla carriera commerciale. Alla scuola livornese che frequenta, però, un insegnante nota le sue eccezionali doti disegnative e lo incoraggia ad approfondire questa attitudine.

Il clima artistico livornese

Ben presto, il giovane livornese si avvicina all’arte leggendo le Vite di Vasari, proprio dietro consiglio del suo professore. Livorno negli anni Novanta è una cittadina ricca di fervore culturale e artistico, erede dell’impronta lasciata da Giovanni Fattori (1825-1908). Questa scuola post macchiaiola trova la sua base nello studio di Guglielmo Micheli (1866-1926), allievo di Fattori.

Llewelyn Lloyd comincia proprio qui il suo percorso artistico, conoscendo il maestro Fattori, ma anche i compagni di studio Amedeo Modigliani (1884-1920), Oscar Ghiglia (1876-1945) e Gino Romiti (1881-1967).

Il pittore, dunque, si trova insieme a coloro che rappresenteranno nel mondo l’avanguardia toscana di inizio Novecento, ma nei primi anni, non può far altro che impostare il suo linguaggio su l’eredità macchiaiola.

Firenze

Alla fine degli anni Novanta, Llewelyn Lloyd si trasferisce a Firenze al seguito del maestro Fattori, per continuare a studiare con lui. Partecipa alla sua prima Promotrice fiorentina nel 1894, entrando a fare parte di quel gruppo di artisti riunitosi a Firenze a fine Ottocento e composto, tra gli altri, da Giovanni Costetti (1874-1949), Luigi Michelacci (1879-1959), Giuseppe Graziosi (1879-1942), Armando Spadini (1883-1925) e Ardengo Soffici (1879-1964).

Il clima culturale fiorentino permette a Lloyd di avvicinarsi anche al gruppo di divisionisti che fa capo al pittore bolognese Antonio Discovolo (1874-1956). Quest’ultimo aveva conosciuto Plinio Nomellini (1866-1943) nel 1898, durante un soggiorno a Torre del Lago. Introduce ben presto Llewelyn Lloyd alla poetica divisionista, conducendolo a dipingere con lui en plein air in Liguria.

Il clima Secessionista

Soggiornano per molto tempo a Manarola, ma anche a Tellaro e Portovenere, dedicandosi senza tregua alla realizzazione di suggestivi paesaggi di matrice divisionista. I risultati di questa esperienza, molto importanti per Llewelyn Lloyd, non vengono però ben accolti dalla critica, quindi l’artista rientra deluso a Firenze.

Intorno al 1905 giunge alla svolta artistica: abbandona il divisionismo e si abbandona ad un linguaggio personalissimo, ispirato alla Secessione. Il colore diventa vivissimo, il segno si assottiglia in favore di un cromatismo che ritrova le sue basi nella pittura di macchia e che si aggrappa però a sensazioni nuove e ad impasti pieni.

Partecipa alle Biennali veneziane e alle Secessioni romane, con questo linguaggio vivido e fatto di intarsi cromatici sapienti ed espressivi. La sua carriera prende il via: Llewelyn Lloyd partecipa alle più prestigiose esposizioni italiane, come la Fiorentina Primaverile.

Alla fine degli anni Venti, viene incaricato, insieme a Giulio Aristide Sartorio (1860-1932) di ritrarre le navi della marina italiana, per cui compie un viaggio tra Spagna, Portogallo e Libia, riportandone stupefacenti impressioni.

Si susseguono le personali e i successi, fino alla seconda guerra mondiale, quando, per la sua cittadinanza inglese viene mandato prima nel campo di concentramento di Fossoli e poi in Germania.

Al suo rientro in Italia, dopo la guerra, Llewelyn Lloyd viene ospitato a Firenze da Roberto Papini, che ne scrive una biografia pubblicata nel 1951. Muore a Firenze nel 1949, all’età di settant’anni, attivo fino alla fine.

Llewelyn Lloyd, dalla pittura post macchiaiola al divisionismo

Le prime opere che presenta alla Promotrice di Firenze del 1894, Studio dal vero e Marina riprendono sicuramente i modi di Fattori. Queste tele, lodate ampiamente da Telemaco Signorini (1835-1901) inseriscono il primo Llewelyn Lloyd nel clima post macchiaiolo.

Prima a Livorno e poi a Firenze, infatti, sperimenta quel cromatismo luminoso e concreto, come si nota anche dalle opere Quiete, Sorge la luna e Autunno, presentate nel 1898. Una pittura improntata sull’osservazione del vero, con una sapiente modulazione della luce e del colore caratterizza anche sera di pioggia e Via Grande (Livorno) del 1899.

Ma ben presto, all’inizio del Novecento, Llewelyn Loyd si avvicina alla corrente divisionista che si sviluppa tra la Toscana e la Liguria, insieme ad Antonio Discovolo. Risalgono al 1903 le prime opere divisioniste, esposte a Genova L’albero verde, Mattino d’aprile, Il tronco secolare e Grigio verso sera.

Invece, l’anno successivo, a Firenze compaiono i dipinti, caratterizzati da sapienti soluzioni divisioniste, Notte, Impressioni in riviera, Tramonto in Laguna, Ambiente azzurro e Primi chiarori dell’alba (colline pisane).

Nel 1905, Llewelyn Lloyd partecipa alla sua prima Biennale di Venezia con Paese e Marina, mentre risalgono alla Promotrice genovese del 1907 le sue più importanti opere divisioniste. Si tratta di Il mulino sul torrente, Le rocce a Manarola, La carezza del sole, Luci strane tramonto, Mattino a Manarola.

Nello stesso anno, presso la Promotrice Fiorentina espone, insieme ai suoi amici dell’avanguardia toscana, in una saletta chiamata Secessione. Ben sedici opere rappresentano gli ultimi accenti divisionisti della sua produzione, tra cui Dalla finestra del mio studio, La casa rosa, Luna nascente e sole morente, Il disco del sole, Alba d’autunno e Mesto crepuscolo.

L’approdo alla Secessione

La svolta pittorica di Llewelyn Lloyd avviene nel settembre del 1907, quando si reca all’isola d’Elba, reduce da una gravissima alluvione avvenuta nel 1899. Attraverso un ciclo pittorico dolente e sincero, il pittore descrive il disastro, senza adottare la tecnica divisionista.

Dipinti come La casa nel torrente, Il cantiere distrutto e Barche abbandonate, ma anche Ritorno di vendemmiatrici (tramonto – Isola d’Elba) raccontano il suo approdo ad un linguaggio nuovo.

Il cromatismo macchiaiolo, arricchito di una luminosità “acquosa” e piena, viene interessato da un rinnovamento dettato dai tempi e molto sentito dal pittore. Della Biennale del 1909 è Il paese dopo l’alluvione. All’Internazionale di Roma del 1911 si presenta con tre dipinti che uniscono verismo a suggestioni simboliche, ricchi di silenzi misteriosi: Fine di un giorno sereno, Prima della cena e L’ombra del pergolato.

Natura morta, Il castagno secolare, Vecchie barche e L’ora dell’avemaria compaiono alla Biennale del 1912. L’anni successivo Llewelyn Lloyd partecipa alla Secessione romana con Vecchia tonnara, Il castagno morto, Crepuscolo all’Isola d’Elba, I pagliai e Interno. Mentre nel 1916 vi presenta La finestra aperta.

Un cromatismo maturo compare alla Fiorentina Primaverile del 1922, dove l’autore espone Barconi in disarmo, Sosta, Sole d’estate e Porta chiusa. Il successo degli anni Venti e Trenta segna il culmine del percorso pittorico di Llewelyn Lloyd, che nel 1928 non manca di partecipare alla mostra del livornese Gruppo Labronico in memoria di Giovanni Fattori, con Solitudine, Raccoglimento, Autunno e Sole, reminiscenze macchiaiole.

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