Emilio Longoni

Emilio Longoni, Rododendri,1909 - Tecnica: Olio su tela, 107 x 120 cm. Firma in basso a destra
Rododendri,1909. Tecnica: Olio su tela

Quotazioni Emilio Longoni

Gli acquerelli e i pastelli sono quotati tra i 1.000 e i 5.000 euro in media. I dipinti del periodo realista sono molto rari e hanno quotazioni tra i 5.000 e i 20.000 euro circa. I più apprezzati sono gli oli divisionisti che, se di buone dimensioni, hanno un valore tra i 20.000 e i 40.000 euro. La presenza sul mercato di capolavori del pittore permette di superare agevolmente le cifre indicate.
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Biografia

Una giovinezza tormentata

Emilio Longoni (Barlassina, 1859 –Milano, 1932) nasce da una famiglia povera e molto numerosa. Il padre è un ex garibaldino e maniscalco, mentre la madre è sarta. Per volere del padre e per far fronte alle necessità economiche della famiglia, interrompe presto gli studi elementari per iniziare a lavorare.

Così ancora molto piccolo si trasferisce a Milano. Si adatta a molti lavori diversi: serve in un’osteria, recita in alcuni spettacoli di ambulanti e decora cartelli da piazza. Nonostante ciò riesce a frequentare l’Accademia di Brera tra il 1876 ed il 1880, seguendo i corsi di disegno, anatomia, ornato, prospettiva e storia dell’arte.

Gli studi e il soggiorno a Napoli

In Accademia ha come insegnanti Giuseppe Bertini (1825-1898) e Raffaele Casnedi (1822-1892) i maestri che hanno formato quasi tutta la generazione di divisionisti a Milano. A Brera stringe amicizia con Giovanni Segantini (1858-1899) e Giovanni Sottocornola (1855-1917) suoi compagni di corso.

In questi anni Emilio Longoni continua anche a lavorare: è impiegato presso un fotografo per il quale realizza ritratti a partire da  fotografie. Dagli anni Ottanta partecipa alla prime esposizioni braidensi e viene notato da Vittore Grubicy de Dragon (1851-1920).

Desideroso di continuare la sua formazione, si sposta a Napoli appositamente per conoscere Domenico Morelli (1826-1901) e per lavorare nel suo studio. L’ormai raffinato ed esperto artista però gli consiglia di iscriversi all’Accademia di Napoli. Emilio Longoni cerca ad ogni costo un lavoro per potersi mantenere e per studiare a Napoli, ma purtroppo il proposito non va a buon fine.

Milano

Nel 1882 torna a Milano dove comincia a specializzarsi come decoratore. Qui, l’incontro con l’ex compagno di studi Segantini lo porta a lavorare proprio per conto dei fratelli Grubicy in Brianza. Ben presto però i rapporti tra di loro si deteriorano.

Emilio Longoni infatti si rifiuta giustamente di acconsentire alla richiesta di Grubicy di far apporre la firma di Segantini sui suoi dipinti. Da questo momento in poi Longoni vedrà sempre con diffidenza i mercanti d’arte e preferirà trattare personalmente con collezionisti e mecenati.

A partire dal 1885 si trasferisce a Ghiffa e vive in casa Torelli, entrando in contatto con alcuni esponenti dell’alta borghesia e dell’aristocrazia internazionale.
Stringe amicizia con l’artista scapigliato Daniele Ranzoni (1843-1889), ospite a Villa Ada della famiglia Troubetzkoy, che lo mette in contatto con artisti e collezionisti.

Tornato a Milano carico di idee, inizia un fecondo periodo di ricerca e decide di prendere in affitto uno studio in via Stella. Questo sarà non solo il luogo prediletto per la creazione delle sue opere, ma anche la sua casa fino alla fine dei suoi giorni.

Il socialismo

A partire dagli anni Novanta Emilio Longoni affianca l’attività pittorica a quella politica, avvicinandosi agli ambienti del socialismo milanese. Stringe amicizia con il pittore Gustavo Macchi (1862-1935) che gli consiglia di leggere alcuni testi della teoria socialista tedesca.

Intanto Pompeo Bettini, scrittore che in quegli anni sta traducendo Il Manifesto del partito comunista di Marx ed Engels, lo presenta al professor Luigi Majno. Quest’ultimo lo introduce alla figura di Filippo Turati, suo intimo amico.

La frequentazione di tali esponenti della cultura socialista milanese lo spinge a trattare la tematica della questione sociale nei suoi dipinti. In tal modo unisce la sua azione di denuncia a quella di Giuseppe Pellizza (1868-1907) e di Giovanni Sottocornola.

Lavora per l’organo di stampa del partito “Lotta di Classe” e per una pubblicazione scritta insieme a Macchi viene accusato di istigazione allodio di classe. Negli ultimi anni comunque, deluso dalle forti repressioni del 1898, Emilio Longoni si ritira in lunghi soggiorni montani.

Il governo aveva infatti imposto lo stato d’assedio a Milano, consegnando il potere al generale Bava Beccaris per contenere le manifestazioni operaie. In montagna, sulle vette del Bernina dipinge tele dal forte significato simbolista e poi semplicemente votate alla descrizione del paesaggio che lo circonda. Muore a Milano nel 1932.

Emilio Longoni. Gli esordi nel solco del realismo

Nel 1880 espone a Brera, ancora in ambito accademico, i suoi primi lavori: un Interno di stalla ed un Paesaggio, notati da Vittore Grubicy. Continua poi ad esporre quadri realizzati in Brianza e presso la famiglia Grubicy, come Ave Maria (1882-1883) e Mucche al tramonto (1883).

Il ritorno a Milano dalla campagna brianzola è segnato da un periodo di studio oltre che dalla frequentazione della Famiglia Artistica. In questa fase realizza una serie di nature morte per la famiglia Treves che testimoniano la propensione di Emilio Longoni verso gli stilemi del realismo lombardo. Nel 1888 espone a Brera la grande tela Chiusi fuori scuola, in cui manifesta la predilezione per i temi dell’infanzia emarginata, proprio come la sua.

Il Divisionismo

La vicinanza all’ambiente socialista lo spinge alla realizzazione di opere come L’oratore dello sciopero e La piscinina in cui rappresenta la questione del proletariato milanese. È in queste tele che utilizza per la prima volta la tecnica divisionista.

In questi anni dunque, il socialismo e il divisionismo si uniscono in dipinti come La venditrice di frutta e Le riflessioni di un affamato (1894). La tecnica divisionista però comincia ad essere sperimentata da Emilio Longoni anche in quadri di paesaggio quali L’isola di San Giulio e Malinconia, del 1895.

Nel 1897 esegue gli affreschi per la Cappella Piatti nel cimitero di Varese insieme a Sottocornola ed espone alla Triennale i disegni preparatori per Marie.

Il paesaggio

Scosso dalle repressioni del 1898, Longoni si dedica alla realizzazione di quadri simbolisti. Il più importante dipinto di questa produzione è Sola! esposto a Brera nel 1900 ed acquistato dalla regina Margherita.

Posteriori ai quadri simbolisti sono invece quelli di montagna, nei quali Emilio Longoni esegue vedute e paesaggi fortemente emozionati. Ghiacciaio del 1906 inaugura questa serie che si arricchisce con le tele degli anni Dieci come Alba (1905) e Trasparenze alpine (1910), esposti a Venezia.

La produzione degli anni Venti e degli anni Trenta comprende un insieme di tele di piccolo formato. Longoni vi rappresenta i paesaggi delle Prealpi lombarde immersi in scenari ed ambientazioni trasparenti, brumose e soffuse. L’ultima tela di grandi dimensioni è Lago di Garda in cui il soggetto diventa un raffinato e delicato gioco di luce che invade tutta l’opera.

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