Luigi Conconi

Luigi Conconi. Sul prato. Tecnica mista su carta, 27 x 55 cm
Sul prato. Tecnica mista su carta

Biografia

Gli studi di architettura

Luigi Conconi (Milano, 1852 – 1917), nipote del pittore romantico Mauro Conconi (1815-1860) nasce da una famiglia borghese. Dopo l’istruzione classica si iscrive nel 1872 alla Scuola Superiore di Architettura di Brera e si laurea nel 1874.

Artista dai molteplici interessi, inizia a coniugare l’attività architettonica a quella pittorica. Si avvicina anche alla musica, all’incisione e non ultima alla politica.
Scriverà per lungo tempo sulla rivista milanese “Lotta di classe” legata all’ambiente socialista.

Luigi Conconi: artista eclettico

Durante i suoi studi a Brera stringe amicizia con gli architetti Luca Beltrami e Guido Pisani Dossi. Per questo progetta la villa Pisani Dossi in provincia di Como, con il suo stile innovativo e fresco.

Grazie alla sua personalità eclettica e aperta e alla sua vasta cultura e genialità, Luigi Conconi viene accolto nel gruppo della Scapigliatura milanese. Stringe amicizia con Daniele Ranzoni (1843-1889) e soprattutto con Tranquillo Cremona (1837-1878) di cui frequenta assiduamente lo studio fino alla sua morte.
È da questo momento in poi che decide di affiancare l’attività di architetto a quella di pittore e soprattutto di incisore.

L’attività satirica e politica

Nel 1882 fonda in compagnia di Alberto Carlo Pisani Dossi, Carlo Borghi e Luca Beltrami la rivista illustrata “Guerin Meschino”. Il settimanale, con le sue illustrazioni in gran parte realizzate da Conconi, diventerà poi un esempio per il disegno satirico a venire.

È proprio in questo periodo inoltre che Luigi Conconi condivide il suo studio con Gaetano Previati (1852-1920). Con questo apre un’impresa commerciale di vendita delle loro opere che fallisce però in poco tempo.

Negli anni Novanta sposa Eugenia Dal Co e contemporaneamente ritorna alla pittura realizzando diverse grandi tele a soggetto medievale. Allo tesso periodo risale una serie di ritratti con cui partecipa alle Esposizioni di Brera e alle prime Biennali di Venezia.

Alle soglie del Novecento si fa più intenso il suo contributo alla politica. Luigi Conconi decide di insegnare storia dell’arte e disegno all’Associazione generale del Mutuo Soccorso degli Operai. Viene eletto consigliere comunale nella lista socialista, impegnandosi seriamente soprattutto in senso culturale per la città di Milano.

Nel 1916 vince il primo premio ad una mostra londinese dell’Associazione degli Acquafortisti e Incisori italiani. Muore a Milano un anno dopo a causa di una malattia che purtroppo interrompe la sua natura di artista esplosivo.

La Scapigliatura

L’incisione

Non appena Luigi Conconi si avvicina all’ambiente della Scapigliatura decide di avventurarsi nello studio delle tecniche incisorie. Nel 1876 crea la sua prima acquaforte Palazzo Marino esposta al Salon parigino.

È proprio dal successo che riceve in questa occasione che deriva la sua grande passione per l’incisione, nel cui studio e sperimentazione inizia a riversare tutta la sua genialità e intuizione creativa.

Non a caso Conconi inventa insieme allo scultore Giuseppe Grandi (1843-1894) l’acquaforte monotipata, unendo lo studio tecnico alla sensibilità della scelta tematica dal sapore gotico e perturbante della Scapigliatura letteraria.

Perturbanti acqueforti

Nel 1880 Luigi Conconi partecipa all’Esposizione di Brera con diverse acqueforti, tra cui La casa del mago, opera dall’evocativo titolo che rappresenta l’antica chiesa di San Vincenzo in Prato a Milano, sconsacrata e utilizzata come deposito dei prodotti farmaceutici e chimici dello scienziato Paolo Gorini.

Degli stessi anni sono Ebbrezza, in cui viene rappresentata una donna sdraiata in una posizione lasciva, mentre è circondata dal fumo sprigionato dalla sigaretta. Qui la potenza dell’incisione come mezzo di trasmissione di contenuti diversi da quelli ufficiali è evidente.
Il monotipo permette di rendere veramente viva una superficie, una sensazione o anche un elemento così vago come il fumo di una sigaretta.

Lo stesso vale per l’acquaforte monotipata L’onda del 1896 in cui una figura di donna dai lunghi capelli scuri sembra perdersi in un sonno fatato, mentre rimane sospesa nella notte limpida popolata da un pipistrello e da un finissimo spicchio di luna.
Estremamente forti e particolari sono i ritratti e gli autoritratti realizzati con la tecnica dell’incisione.

La pittura scapigliata

Meno abile rispetto all’uso dell’incisione, Luigi Conconi comunque riesce a realizzare una serie di opere ad olio. Queste rendono comunque giustizia alla sua immensa creatività e sensibilità artistica.

Dalla fine degli anni Settanta produce dipinti come Ragazzi in giardino o Il ritratto di Primo Levi, ma anche grandi tele dedicate al revival di temi medievali, come Il trono della bella Mantesca in cui fa riferimento ad una novella del Decamerone di Boccaccio.

Ripensa continuamente alla composizione dei suoi dipinti tramite una serie di bozzetti e disegni che spesso lascia incompleti. Forse questo medium non lo soddisfa così tanto come quello dell’incisione.

Meravigliosi e nel solco della tradizione scapigliata della pennellata veloce, confusa, vaporosa sono La sorellina Annetta, Confidenze, La signora Mantegazza o Coppia danzante, in cui addirittura i due protagonisti della scena mentre ballano, sembrano confondersi l’uno dentro l’altro e poi a loro volta nell’indefinito e vibrante spazio circostante.

Gli ultimi anni

Negli ultimi anni Luigi Conconi affianca i ritratti e le scene di genere a suggestivi paesaggi sempre intessuti di un’atmosfera romantica.
Ne sono esempi Variazioni di mezzanotte del 1909 o Notte serena del 1913, che comunque non raggiungeranno mai il senso di curiosità e di incanto che lasciano le incisioni come Notturno in cui l’inchiostro modulato nelle sue diverse intensità mostra un paesaggio dominato dalla misteriosa oscurità della notte.

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