Sommario
Biografia
Luigi Selvatico (Venezia, 1873 – Roncade, 1938), fratello del pittore Lino (1872-1924) e figlio del commediografo e sindaco di Venezia Riccardo (1849-1901), viene introdotto proprio da lui al mondo dell’arte sin da bambino.
La sua infanzia si può definire piuttosto difficile: per molti anni è costretto a rimanere in casa per una malattia che gli impedisce di andare a scuola regolarmente. La sua istruzione privata è in mano a suo padre per la parte umanistica e a suo zio ingegnere per la parte scientifica e meccanica.
Scelta quest’ultima strada, Luigi Selvatico comincia a progettare e brevettare elementi per automobili, ma contemporaneamente, inizia a dipingere, proprio dedicandosi, in prima istanza, alla riproduzione di elementi meccanici, di ispirazione fortemente realista.
Un artista eclettico
Il suo esordio, risalente alla Triennale di Torino del 1896, è proprio segnato da questo tipo di rappresentazioni, molto legate anche al mondo della zoologia e dei laboratori di sperimentazione, altri settori scientifici cui è particolarmente legato.
Nel 1897, l’eclettico e raffinato artista espone per la prima volta alla Biennale di Venezia, rassegna voluta fortemente anche da suo padre Riccardo, che compare tra i fondatori. Ben presto, sotto la guida di Cesare Laurenti (1854-1936), inizia a studiare incisione, tecnica che ama particolarmente e che continua a praticare accanto alla pittura, sua principale vocazione.
Dopo i soggetti afferenti al mondo della meccanica e della scienza, Luigi Selvatico si dedica con passione alla narrazione verista della quotidianità, non distaccandosi molto dagli esiti lirici del suo concittadino Luigi Nono (1850-1918), come si nota dai dipinti esposti in particolare alle Biennali della fine dell’Ottocento.
Lo stretto legame con Venezia
Con il nuovo secolo, pur mantenendosi fedelissimo alla realtà, il pittore inaugura un filo nuovo e vincente, quello della rappresentazione del lato povero e decadente della Venezia di inizio Novecento, vista attraverso uno sguardo fortemente fotografico (non è un caso che l’artista facesse ampio uso della macchina fotografica per studiare attentamente i suoi soggetti).
Espone questi soggetti per tutti gli anni Dieci, Venti e Trenta, sfiorando talvolta anche un’accezione inquieta e simbolica della rappresentazione del reale, date le atmosfere sospese e melanconiche che emergono dalla visione di questo lato così dimesso, poco conosciuto e remoto di Venezia.
Nel corso degli anni Venti, alterna la permanenza a Venezia a lunghi soggiorni a Roncade, nel Trevigiano, dove muore nel 1938, a sessantacinque anni.
Luigi Selvatico: le immagini realistiche di una Venezia umile
Come accennato, l’esordio di Luigi Selvatico avviene alla Triennale torinese del 1896, con il dipinto In laboratorio, che evidenzia la sua passione per gli studi scientifici e testimonia anche la sua ideazione del microtomo, uno strumento per una maggiore precisione degli esami al microscopio.
Umili esequie compare alla sua prima Biennale di Venezia del 1897. In quest’opera sembra guardare al linguaggio melanconico di Luigi Nono, narrando il funerale di una bambina. Stessa atmosfera nostalgica e triste si nota nel dipinto dai toni scuri Partenza mattutina, presentato alla Biennale del 1898.
Le prime immagini di una Venezia segreta, quieta, ma allo stesso tempo povera e lontana dalla suo consueto carattere festoso e luminoso compaiono a Torino nel 1898 con Canale della Misericordia e poi alla Biennale del 1901 con i famosi dipinti Decadimento, acquistato dalla regina, e Nel cortile dell’ospizio.
L’amore per la meccanica e per la modernità ritorna alla Biennale del 1903, dove Luigi Selvatico presenta la tela Macchine sotto pressione, che ha come protagoniste alcune locomotive in sosta sui binari, tra i vapori della stazione.
Uno sguardo moderno e fotografico
Risale alla Biennale del 1905 la serie intitolata Venezia povera, declinata in tre dipinti fondamentali nella produzione del pittore: Una fondamenta, Un palazzo, Un rio, in cui descrive angoli silenziosi di una Venezia remota e magica allo stesso tempo, trattata con uno sguardo che penetra il vero in profondità, con taglio moderno, preciso e fotografico.
Con Venezia, il pittore partecipa alla Mostra di Milano del 1906 per il Traforo del Sempione, presentando l’attività lavorativa della città, strettamente legata all’acqua. Di nuovo alla Biennale del 1909, presenta Venezia con la neve e Venezia al sole.
Ma la più grande espressione artistica di Luigi Selvatico si mostra poco prima dello scoppio della guerra, alla Biennale del 1914, in cui presenta ben otto opere litografiche, tutte dedicate ad una Venezia insolita e suggestiva: Campo S. Margherita, Rio Sant’Andrea, Palazzo Widmann, Escavo di un rio, Mercato dei fiori, Un rio in secco, Campo della Maddalena e Palazzo Priuli.
Vi ritorna dopo la guerra, nel 1922, con Interno, Modesta, Placida, Diana e Candida, nel 1926 con Fosso gelato e, per l’ultima volta, nel 1932 con una tela dedicata all’area trevigiana, dove si è ormai ritirato, Musestre sul Sile.
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