Luigi Spazzapan

Luigi Spazzapan. La Toletta. Tecnica: Tempera su Tela
La Toletta. Tecnica: Tempera su Tela

Biografia

Luigi Spazzapan (Gradisca d’Isonzo, 1889 – Torino, 1958) a tredici anni, si trasferisce con la famiglia a Gorizia, dove frequenta la Scuola Reale Austriaca. Portato per il disegno e la pittura, tenta per due volte di entrare all’Accademia di Vienna senza riuscirci, per cui inizia a studiare da autodidatta e poi nello studio del pittore espressionista sloveno Fran Tratnik (1881-1957).

Durante la guerra, arruolatosi nell’esercito austriaco, viene mandato sul fronte russo e poi su quello italiano, per poi rientrare a Gorizia negli anni Venti, dove insegna geometria in una scuola media.

Il Gruppo Futurista Giuliano

Nel 1923, abbandona definitivamente l’insegnamento per dedicarsi esclusivamente alla pittura, subendo di certo l’influenza della Secessione viennese e dell’avanguardia più in generale. Infatti, attraverso la conoscenza del poeta Sofronio Pocarini, si inserisce nel Gruppo Futurista Giuliano, con cui partecipa all’Esposizione d’Arte delle Tre Venezie a Padova nel 1926.

In questa fase, attraverso un segno dinamico ed incisivo ed un andamento geometrico e dal cromatismo acceso, Luigi Spazzapan si identifica in un cubo futurismo feroce e violento, in cui si nota il tratto istintivo di un disegnatore esperto ed impeccabile.

Unendo lo spiritualismo kandinskijano ad interpretazioni di matrice picassiana e al Futurismo di origini italiane, il pittore mette in campo una pittura personale di respiro internazionale, che piano piano lo conduce anche a prove nettamente più orientate verso l’Espressionismo tedesco.

Il trasferimento a Torino

Se il periodo dell’avanguardia goriziana rappresenta per Luigi Spazzapan un forte momento di sperimentazione cubo futurista, lo porta anche ad elaborazioni grafiche e formali destinate all’arte applicata, come la decorazione di stoffe, esposte poi alla Mostra d’Arte Decorativa di Parigi del 1925.

Esaurita la fase avanguardistica a Gorizia, l’artista si trasferisce a Torino, dove viene chiamato a decorare il Padiglione della Chimica all’Esposizione Internazionale.

Nel corso degli anni Venti, abbandonato definitivamente il Futurismo, il pittore mostra la piena efficacia del suo disegno e del suo colorire, secondo molti derivati direttamente dallo studio di Tiepolo, come si nota dalla profonda delicatezza e chiarezza delle opere torinesi dei primi anni Trenta.

Proprio in questo contesto stilistico, denotato da composizioni diafane e leggere, si avvicina ai Sei di Torino, ampliando la sua tendenza Espressionista e lodato da Edoardo Persico, che lo fa esporre alla Galleria del Milione.

Notato anche da Cipriano Efisio Oppo (1891-1962), Luigi Spazzapan tiene una personale alla Quadriennale di Roma del 1935, dove ritorna anche nel 1939. Negli stessi anni, lavora come illustratore per la “Gazzetta del Popolo”, dove mostra un disegno dinamico e un colore sciolto, a metà tra quello della tradizione veneta e l’Espressionismo matissiano.

Gli ultimi anni

Durante la Seconda guerra mondiale, il suo studio torinese viene bombardato, causando la perdita di gran parte delle sue tele ed opere grafiche. Si rimette così alacremente a lavoro, dando inizio alla seconda fase della sua produzione.

Una linea arabescata o geometrica sempre più presente e libera definisce figure ed oggetti, immersi in ambienti indefiniti e fiabeschi. Un cromatismo decisamente acceso e violento caratterizza le sue ultime opere a cui lavora intensamente fino alla fine. Muore a Torino nel 1958, a sessantanove anni.

Luigi Spazzapan: dall’avanguardia futurista ad un personale Espressionismo

Come accennato, la prima fase pittorica di Luigi Spazzapan è contraddistinta dall’adesione al Futurismo, intriso di elementi cubisti e dinamici, come si nota nelle opere Bottiglia e bicchiere, Composizione geometrica e Progetto di pittura murale, tutte del 1923.

Dopo la fase futurista, l’Espressionismo diventa la cifra caratteristica dell’artista, impostato inizialmente su tonalità chiarissime e un disegno tiepolesco, come dimostra il suo avvicinamento ai Sei di Torino.

Nel 1929, partecipa alla Sindacale torinese con Nudi, Negra, Natura morta ed alcuni disegni. Nei primi anni Trenta sono numerose le figure, i paesaggi e le nature morte realizzati con intenzioni fiabesche e delicate, con tenui passaggi chiaroscurali e un disegno veloce e corsivo.

Un Espressionismo a tratti impalpabile e a tratti acceso e violento caratterizza le quindici opere esposte alla personale della Quadriennale romana del 1935. Tra esse vi sono alcuni guazzi, Paesaggio verso la Stura, Kyralina, Le amiche, Imbarcadero sul Po, Livia che cuce, Marina, La veste blu e diverse tempere come Il tè, Fiori, La toletta.

Di nuovo alla Quadriennale nel 1939, espone Giocoliere, Fiore di siepe, Popolana, mentre dei primi anni Quaranta sono alcuni ritratti e composizioni in cui la linea e il cromatismo acceso si uniscono a creare immagini matissiane, veloci ed espressive, intense e cariche di soluzioni vibranti e dinamiche, tra cui Primavera, Fagiano e Autoritratto incompiuto.

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