Serafino Macchiati

Serafino Macchiati. Morfinomani. Tecnica: Olio su tela
Morfinomani. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Serafino Macchiati (Camerino, 1861 – Parigi, 1916) nato nelle Marche, si trasferisce con la famiglia a Roma all’inizio degli anni Ottanta dell’Ottocento. Molto versato nel disegno, esordisce giovanissimo, a soli ventidue anni, all’Esposizione Internazionale di Roma del 1883.

Si integra perfettamente nell’ambiente culturale romano, entrando in contatto con artisti e scrittori come Duilio Cambellotti (1876-1960) e Sibilla Aleramo. Durante gli anni Ottanta, compie lunghe peregrinazioni nella campagna romana, di cui coglie, con una serie di studi dal vero, l’essenza naturalistica e allo stesso tempo simbolica e lirica.

Il linguaggio pittorico di Serafino Macchiati risulta sin da subito caratterizzato da una pennellata vaporosa e vibrante, che dona alle atmosfere dei dipinti una sospensione e un dinamismo luministico che richiama anche la lezione di Francesco Paolo Michetti (1851-1929), con cui viene a contatto proprio durante il suo esordio presso l’Esposizione Nazionale di Roma del 1883, dove il maestro abruzzese presenta il celebre Voto.

Dalla pittura all’illustrazione

Il pittore di Camerino si dedica alla pittura fino alla metà degli anni Novanta, quando quasi per sfuggire al gusto imperante del mercato, decide di abbandonarla per passare esclusivamente al disegno e all’illustrazione.

Si specializza nella cartellonistica pubblicitaria, ma anche nell’illustrazione di libri, collaborando principalmente con gli Editori Treves di Milano. Nel frattempo collabora assiduamente con “La Tribuna illustrata”, realizzando numerosi disegni per brani di scrittori come Pirandello e Capuana.

Sempre caratterizzato da una linea elegante e raffinata, partecipa con illustrazioni e disegni acquarellati a diverse esposizioni italiane, tra cui la Biennale di Venezia e l’Esposizione di Milano per il Traforo del Sempione del 1906.

Il trasferimento a Parigi

Assunto dall’editore Lemerre, nel 1898 si trasferisce a Parigi, lavorando come illustratore di romanzi. In seguito, lavora anche per la Hachette e per l’editrice Fayard, ottenendo grandissimi risultati. Nel 1901, realizza le illustrazioni di alcuni canti della Commedia per i fratelli Alinari.

Nei primi anni del Novecento, Serafino Macchiati riprende a dipingere, raggiungendo una cifra postimpressionista che colpisce in particolare Vittore Grubicy de Dragon (1851-1920) che lo fa esporre nella sua sede parigina.

È autore di tele brillanti e raffinate, caratterizzate da una pennellata veloce e sintetica che racchiude in sé un’unione particolare di Divisionismo ed Impressionismo, che porta avanti fino alla sua morte. Dopo ave partecipato alla Mostra Internazionale di Roma del 1911, il pittore rientra a Parigi, dove continua a lavorare come pitture e illustratore fino al 1916, anno della sua morte a soli cinquantacinque anni.

Serafino Macchiati: tra grafica e pittura impressionista

Dopo il trasferimento a Roma, il giovane Serafino Macchiati esordisce alla Mostra Nazionale del 1883 con uno Studio dal vero. In questi anni, la sua pittura è incentrata soprattutto sul paesaggio, colto con intensità e vena poetica durante le sue peregrinazioni nella campagna romana.

Sensibile interprete della realtà, nel periodo romano realizza una serie di paesaggi, di scene di interni e di piccoli ritratti, sempre caratterizzati da una pennellata veloce ed impressionista, che a tratti sembra rifarsi a quella scapigliata.

Ma Serafino Macchiati è anche conosciuto per le sue originali illustrazioni, tra cui i disegni a penna e i disegni acquarellati presentati alla Biennale di Venezia del 1901. Altre opere grafiche compaiono alla Mostra di Milano per il Traforo del Sempione del 1906, Sabat, Illustrazioni per una novella di P. Bourget e Illustrazioni per un romanzo di Jules Claretie.

Verso l’Impressionismo

Dopo essere ritornato alla pittura, Serafino Macchiati si appropria di un Divisionismo che si unisce alla pittura vaporosa e sintetica dell’Impressionismo, dando vita anche ad opere conturbanti come Il visionario e La paura, esposte alla Biennale di Venezia del 1907.

Partecipa poi alla Mostra Internazionale di Roma del 1911, con una serie di Illustrazioni per racconti antichi e per Racconti moderni.

Dopo la sua morte, nel 1922 la Biennale veneziana gli dedica una sala personale con trentadue opere, tra illustrazioni e dipinti, tra cui Parigi – imbarcazioni sulla Senna, Parigi, Pont-Neuf, Ciliegio in fiore, Strade di campagna, Giardino sotto la neve, Vigne, Il lavatoio del mulino, Pomeriggio d’autunno e I platani di Villeneuve.

L’anno successivo, viene ricordato anche alla Galleria Pesaro, con una grande antologica che riassume tutta la sua carriera. Dipinti come Sulla Senna e Dintorni di Parigi mostrano la sua raffinata delicatezza cromatica e compositiva, così come Morfinomani mostra la sua attitudine alla narrazione della vita parigina dei salotti e dell’alta società decadente.

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