Sommario
Biografia
Pietro Magni (Milano, 1816 – 1877) si forma presso l’Accademia di Brera a Milano ed in seguito frequenta lo studio dello scultore Abbondio Sangiorgio (1798-1879). La sua formazione dunque, avviene nel solco della scultura neoclassica, ma la vera ispirazione, per Pietro Magni, giunge sicuramente dopo l’osservazione delle opere dello scultore purista Lorenzo Bartolini (1777-1850).
Nel 1837, infatti, lo scultore toscano aveva esposto a Brera, suscitando l’ammirazione di Pietro Magni. In seguito, però, il linguaggio del giovane Magni subirà anche l’influsso del naturalismo di Vincenzo Vela (1820-1891), più giovane di lui.
Il soggiorno a Roma
Gli anni formativi di Pietro Magni corrispondono con gli eventi risorgimentali. I primi soggetti dello scultore sono infatti ispirati da tematiche patriottiche e storiche, a metà tra romanticismo e verismo. Nel 1849, l’autore compie un viaggio di studio a Roma, partecipando con fervore alla Repubblica Romana.
Dopo l’esperienza romana e la partecipazione al Concorso Canonica, Magni rientra a Milano, dove mostra finalmente la maturazione del suo linguaggio. È a partire dagli anni Cinquanta, infatti, che partecipa alle esposizioni e si fa notare con gruppi e statue caratterizzati da l’armonia del bello coniugata ad un intenso verismo.
Tra esposizioni ed incarichi
Dagli anni Cinquanta ai Settanta, Pietro Magni partecipa a diverse esposizioni italiane ed europee: Torino, Milano, Firenze, Parigi, Monaco di Baviera. Londra, Vienna e Santiago del Cile. A metà anni Cinquanta, il banchiere Ignazio Weil-Waiss gli commissiona un gruppo dedicato a Carlo Alberto, oggi al Museo del Risorgimento di Torino.
Questo viene seguito da altre opere pubbliche caratterizzate dalla medesima intensità espressiva accompagnata da un equilibrio di rimembranza purista. Accanto a questa produzione ufficiale, lo scultore milanese si deve ricordare per la cospicua realizzazione di opere di genere.
Ispirate alla vita quotidiana, sono caratterizzate da una forte delicatezza e dall’impianto solenne ed equilibrato, spesso però criticate per la loro staticità. In realtà, queste opere ottengono l’ammirazione di diversi collezionisti, tra cui Revoltella a Trieste, che gli commissiona una serie di gruppi scultorei destinati poi al futuro museo.
Pietro Magni, dunque, raggiunge un grande successo a Milano e Trieste. A queste due città, però si aggiunge anche Londra: dopo il forte successo raggiunto all’Esposizione del 1862, ottiene diversi incarichi per opere pubbliche da posizionare nella città di Londra.
Diversi collezionisti inglesi vengono colpiti dalla maestria formale di Magni, che ottiene consensi anche all’Esposizione di Dublino del 1865. Dopo questo successo di levatura europea, continua a lavorare fino ai primi anni Settanta. Muore a Milano nel 1877 a sessantuno anni.
Pietro Magni: un delicato equilibrio tra purismo e naturalismo
La prima fase scultorea di Pietro Magni prende avvio dal Purismo di Lorenzo Bartolini. È naturale però che lo scultore subisca anche l’influenza del milanese Vincenzo Vela, con il suo linguaggio verista e vibrante. Il risultato iniziale sarà una scultura ancora sicuramente legata a queste due “scuole”.
Anche il periodo romano è fondamentale per Magni: la sua prima opera, Primi passi è ispirata al costume romano. Con un solido e solenne David, poi, partecipa al Premio Canonica del 1850, poi riproposto in modo più elaborato a Torino nel 1854. A questa Esposizione, presenta infatti Davide in atto di scagliare il sasso contro Golia, Socrate e La mascherina.
La grande statua dedicata a Socrate è quella che rende famoso Pietro Magni agli occhi della critica, grazie alla studiata ponderazione delle membra di matrice classica, unita però ad un’espressione facciale caratterizzata da un guizzo di assennatezza ed ispirata alle consuete immagini di Socrate come sileno.
Nello stesso anno, il banchiere Weil-Waiss gli commissiona il Saluto di Carlo Alberto a Cibrario. Esegue poi il Monumento a Enrico Mylius e Antonio Kramer e quello dedicato a Camillo Cavour per la Galleria Vittorio Emanuele II.
Un solenne staticità
Al 1858 risale uno dei lavori più importanti di Pietro Magni, il monumento a Leonardo Da Vinci da situare in Piazza della Scala, realizzato quasi tutto a spese dell’autore, data la situazione politica instabile di Milano, durante il Risorgimento. Una salda severità contraddistingue tutto l’imponente monumento, dalle linee semplici ed equilibrate, come lo sono anche i bassorilievi del basamento.
Questa stessa solenne staticità non si riscontra solo nel Leonardo, ma anche nelle statue realizzate per il Duomo di Milano, come quella di Sant’Eligio degli orefici. E lo stesso vale per le opere di genere: all’Esposizione di Firenze del 1861 presenta La leggitrice, forse la scultura più famosa dell’artista.
In quest’opera, un delicato equilibrio purista si unisce alla compattezza dei volumi e ad un sentimentalismo tutto romantico, caratterizzato da un aggraziato pathos espresso dal volto concentrato della fanciulla. Insieme alla Leggitrice espone a Firenze l’Altalena, oggi in collezione privata inglese.
Nel 1872, anno in cui viene inaugurata la statua di Leonardo, Pietro Magni partecipa all’Esposizione di Milano con Cristo risorto, Ritratto virile a busto, Angelica, Ritratto muliebre e Beatrice. Visto il successo raggiunto a Londra con La leggitrice e Angelica esposte nel 1862, gli viene commissionata la statua di Shakespeare e quella del Sindaco di Stratford upon Avon.
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