Augusto Majani

Augusto Majani. Visione Omerica, 1905. Tecnica: Olio su tela
Visione Omerica, 1905. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Augusto Majani (Budrio, 1867 – Buttrio, 1959) nativo della provincia bolognese, si trasferisce a Roma per frequentare l’Accademia di Belle Arti, dal 1889 al 1895. In seguito rientra a Bologna per terminare gli studi presso l’Accademia locale, dove ha come insegnante Augusto Sezanne (1856-1935).

Il suo esordio pubblico risale al 1890 a Bologna. Ma viene conosciuto dalla critica quando espone presso la Festa dell’Arte e dei Fiori di Firenze, anche sa già l’anno precedente aveva partecipato alla mostra dell’Associazione Francesco Francia a Bologna. Sin da subito, Augusto Majani, chiamato “Nasica”, diventa uno dei maggiori protagonisti della stagione liberty di area Bolognese.

È conosciuto soprattutto per i paesaggi caratterizzati da una forte carica simbolista, spesso presentati in forma di trittico. Dal 1897 al 1924 partecipa con regolarità alla Biennale di Venezia, ma anche ad esposizioni internazionali, come quella di Bruxelles del 1897. Gran parte dei paesaggi simbolisti esposti in questi anni sono realizzati con la tecnica divisionista e suscitano l’ammirazione di Ugo Ojetti e Gabriele D’Annunzio.

Tra pittura e illustrazione

Per problemi economici, Majani è costretto ad affiancare l’attività pittorica ad un’altra più redditizia. All’inizio del Novecento, inizia a lavorare come caricaturista e illustratore per “Il Resto del Carlino”. Ottiene un immediato successo non solo come vignettista satirico, ma anche come grafico liberty.

Augusto Majani lavora per riviste come “Il Natale della Lira”, “Bologna che dorme”, o “Italia ride” di cui diventa direttore artistico nel 1900, lavorando insieme a illustratori del calibro di Marcello Dudovich (1878-1962). Nello stesso anno, partecipa al Concorso Alinari per l’illustrazione della Divina Commedia e inoltre realizza i disegni per La secchia rapita di Alessandro Tassoni.

Risale al 1902 la sua collaborazione con il Partito Socialista per la progettazione grafica dei manifesti e delle tessere di partito. Contemporaneamente, inizia a lavorare per “Novissima”, insieme a Galileo Chini (1873-1956) e a Duilio Cambellotti (1876-1960).

Non smette comunque di partecipare alle Esposizioni italiane, come le Sindacali bolognesi e le Biennali di Venezia. Al 1937 risale l’ottenimento della cattedra di figura presso l’Accademia di Bologna dove avrà come allievi anche Giorgio Morandi (1890-1964) e Osvaldo Licini (1894-1968).

Nel 1950, Majani pubblica l’autobiografia illustrata Ricordi fra due secoli. Memorie illustrate di un caricaturista bolognese. Muore a Buttrio, vicino Udine, nel 1959.

Augusto Majani: il paesaggio simbolista e l’illustrazione liberty

L’esordio di Augusto Majani risale al 1890, quando è ancora studente. Espone il suo primo Paesaggio che unisce toni veristi a suggestioni simboliche. Alla Triennale di Milano del 1894 si presenta con Plenilunio, Nel lago di Villa Borghese a Roma e Effetto di luna nella campagna romana.

Echi della cultura simbolista romana dell’associazione In Arte Libertas si riscontrano in questi primi, toccanti paesaggi dalla luce soffusa.

In seguito, con la tecnica divisionista, realizza dipinti come Sera, Ecloga e Vespro montanino, esposti alla Festa dell’Arte e dei Fiori di Firenze del 1896, in cui ottiene un grande successo di pubblico e di critica. Nello stesso anno, ottiene il Premio Francesco Francia con il dipinto Culmina fumant, mentre nel 1897 partecipa alla sua prima Biennale di Venezia con Sera d’estate.

Tra tramonti e pleniluni

La cultura e la memoria storica romana entrano a far parte, come si nota dai primi dipinti nominati, nelle tematiche di Augusto Majani. Infatti, all’Esposizione di Torino del 1898, presenta Un canto del poema garibaldino (Mentana) dipinto che raffigura i versi del giambo Per il quinto anniversario della battaglia di Mentana di Giosuè Carducci, letterato cui il pittore emiliano è molto legato.

Insieme a quest’epico dipinto, il pittore presenta Maggio, Tramonto in montagna e Plenilunio autunnale. Alla Biennale del 1901 espone La battitura, a quella del 1905 il dipinto di ispirazione letteraria e apollinea, Visione omerica e poi Anima della notte.

Questi primi anni del Novecento sono preziosi per il linguaggio pittorico di Augusto Majani: si riempiono di suggestioni poetiche e liriche, sempre accompagnati da una visione simbolista di matrice europea. Così come avviene con le opere esposte alla Mostra milanese del 1906 per il Traforo del Sempione: il disegno a penna Mattino (vecchie piante) e le tempere Notturno e Sera.

Lo stesso discorso vale per le opere inviate alla Biennale di Venezia del 1907, Georgiche montanine, Piazzetta e Il paesello dorme, conservato alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna. Tra il 1909 e il 1914 l’artista presenta alla Biennale diverse opere che gli garantiscono sempre un ottimo consenso: Veglia estiva, Vita serena, Estate montanina, Visione cristiana.

Con due Saggi di illustrazione dantesca partecipa alla Biennale del 1922, mentre a quella del 1924, la sua ultima, espone La casa del ciabattino e Le pettegole, dipinti dal sapore satirico che si affiancano alla sua attività di illustratore.

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