Manlio Rho

Manlio Rho. Composizione (dettaglio). Tecnica: Olio su Tavola, 54 x 41 cm
Composizione. Tecnica: Olio su Tavola

Biografia

Manlio Rho (Como, 1901 – 1957) compie gli studi tecnici nella sua città, per poi divenire insegnante nel 1919. La sua attività didattica, che prevede l’insegnamento di materie pittoriche e scultoree, continua fino alla fine degli anni Venti, in diverse scuole di Como.

Nel 1929, viene chiamato a gestire il reparto stampa nella tessitura Aliverti & Stacchini della sua città e, circa un anno dopo, inizia a frequentare un gruppo di artisti ed architetti che poi ha preso il nome di “astrattisti comaschi”.

Tra di essi vi sono il pittore Mario Radice (1898-1987) e gli architetti Giuseppe Terragni (1904-1943), Cesare Cattaneo (1912-1943) e Alberto Sartoris (1901-1998).

Agli esordi, la pittura di Manlio Rho è fortemente influenzata dagli ultimi esiti di Novecento e soprattutto dalla Nuova Oggettività tedesca, in seguito, però, si presenta molto simile alle idee astrattiste dei suoi amici e compagni.

L’attività espositiva in seno allastrattismo

Inizialmente, il suo stile è riscontrabile soprattutto nei manifesti pubblicitari che realizza all’inizio degli anni Trenta per case editrici musicali, per i teatri di Como e per diverse aziende della zona. Poi, a partire dal 1935, decide di lavorare esclusivamente in campo pittorico, partecipando alla mostra alla Galleria del Milione di Milano, insieme a Mario Radice.

E sempre con i suoi amici comaschi, promuove l’importante “Mostra di pittura moderna italiana” a Villa Olmo, dove ormai l’astrattismo è il principale linguaggio messo in risalto.

Da questo momento in poi, l’attività espositiva di Manlio Rho, si fa sempre più intensa e conta, come al solito, sulla collaborazione di Radice e Sartoris, come nel caso dell’organizzazione della mostra “La pittura nella scuola moderna di Milano” allestita alla Galleria del Milione del 1937.

Valori Primordiali

Nel 1938, come l’amico Radice, entra a far parte dell’organico della rivista “Valori Primordiali”, che in seguito diventa un vero e proprio gruppo artistico, che cerca di unire, in un’opera d’arte totale, decorazione, architettura e pittura.

Dal 1943 e fino alla morte, Manio Rho viene chiamato ad occupare la cattedra di disegno ornamentale presso l’istituto tecnico industriale di setificio Paolo Carcano. Nel 1940 espone alla sua prima Biennale veneziana, per poi tornarvi per altre sei edizioni, presentando costantemente i suoi lavori astratti ed estremamente razionali, composti da moduli formali e cromatici ripetuti.

Continua la sua attività espositiva fino agli anni Cinquanta, accompagnandola a diverse iniziative tese sempre a promuovere l’arte astratta italiana in tutte le sue manifestazioni. Manlio Rho muore nella sua Como nel 1957 a soli cinquantasei anni. L’anno successivo, la Biennale di Venezia gli dedicherà una consistente retrospettiva.

Manlio Rho: l’astrattismo comasco

Son da subito, dopo la brevissima esperienza a contatto con Novecento, il pittore comasco Manlio Rho, prende la stessa strada dell’amico Mario Radice. Si fa interprete, infatti, di un astrattismo geometrico che ha molto a che fare con il linguaggio europeo, in particolare con il Suprematismo di Malevič.

Dai primi anni Trenta, inizia a realizzare le sue iconiche Composizioni, caratterizzate, per tutta la sua carriera, da infinite varianti di incastri geometrici e cromatici di grande purezza comunicativa e formale.

Il rigore geometrico, supportato quasi sempre dall’utilizzo di riferimenti armonici aurei, non può essere scambiato per freddezza astratta, anzi deve essere riconosciuto come uno studio solido e sapiente della struttura spaziale e pittorica.

La forma quadrangolare e rettangolare accompagna tutti i dipinti di Manlio Rho, quasi traducendo nella grafica e nella pittura lo spirito degli spazi orizzontali e interstiziali dell’amico architetto Terragni. Partecipa alla Quadriennale romana del 1939 con due Composizioni realizzate tra il 1936 e il 1937.

Altre tre Composizioni geometriche, con liriche intersezioni formali e coloristiche, di grande valore decorativo, compaiono alla Sindacale milanese del 1941. A partire dagli anni Quaranta, partecipa anche a numerose edizioni della Biennale di Venezia, presentando sempre le sue logiche e icastiche rappresentazioni ricche di linee e accordi cromatici tenui e sfumati, di grande eleganza compositiva.

Alle Biennali, fino agli anni Cinquanta, il pittore comasco Manlio Rho ottiene anche diversi premi, uno tra tutti, il Compasso d’Oro nel 1955, due anni prima della sua morte prematura.

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