Marcello Mascherini

Marcello Mascherini. Donna al Fiume. Scultura in bronzo
Donna al Fiume. Scultura in bronzo

Quotazioni Marcello Mascherini

Le sculture in bronzo degli anni Trenta sono stimate in media tra i 2.000 e gli 8.000 euro. La produzione post 1945 può raggiungere anche i 15.000 euro se di buone dimensioni e soggetto piacevole. La firma è piuttosto diffusa a livello nazionale ma ha un collezionismo in area veneta e friulana.

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Biografia

Marcello Mascherini (Udine, 1906 – Padova, 1983) trascorre gran parte dell’infanzia con la madre e con la nonna, vicino Pordenone. Dopo qualche anno passato a Trieste, si trasferisce ad Isernia, dove avviene il primo incontro con l’arte, grazie al lavoro presso alcuni artigiani locali e diplomandosi presso la Regia Scuola d’Arti applicate all’industria.

Rientrato a Trieste nel 1920, Marcello Mascherini continua a coltivare la pratica scultorea, compiendo un apprendistato nello studio di Franco Asco (1899-1970), con cui realizza le prime opere in una collaborazione che si protrarrà per alcuni anni, ad esempio nell’esecuzione dei busti di giuristi romani per il Palazzo di Giustizia di Trieste.

L’attività espositiva

Appena diciottenne, nel 1924, esordisce al Circolo Artistico della città e, notato dall’intellettuale Silvio Benco, viene incoraggiato a tenere la sua prima personale l’anno successivo, per poi esporre alla Sindacale di Trieste a partire dal 1927 e subito dopo alla I Quadriennale di Roma del 1931.

Dal 1934, e per altre undici edizioni, sarà presenta anche alla Biennale di Venezia, ottenendo un successo sempre crescente, attraverso una scultura inizialmente legata ai modi di Asco e poi sempre più indirizzata verso un primitivismo tragico ed espressivo.

Le prime opere di Marcello Mascherini sono piccoli bronzi di gusto arcaizzante, che ricordano statuette votive o apotropaiche. Poi, a partire dagli anni Trenta e dopo l’incontro con Arturo Martini (1889-1947), comincia a lavorare anche su scala maggiore, portando avanti l’idea di figure primitiviste dalle superfici scabre e dai volti che ricordano la statuaria etrusca, nell’espressione di virtù arcaiche, come il lavoro, la maternità, la comunione con la natura.

Tra scultura e arti applicate

A partire dagli anni Trenta, Marcello Mascherini viene coinvolto dall’architetto Gio Ponti (1891-1979) nella realizzazione di alcune statue per navi da crociera e transatlantici. Per questa specifica produzione, l’artista si affida ad uno stile a metà tra la rielaborazione della scultura quattrocentesca e uno stile personalissimo, filiforme, costituito da una linea giocosa e vitale, che sfocia in un espressionismo estremamente moderno.

Il successo dello scultore non si riscontra soltanto in Italia, ma anche in occasione delle esposizioni estere organizzate dalla Biennale, ad esempio, nel 1936, riceve il Diploma d’Onore alla Mostra d’Arte Italiana Contemporanea a Budapest.

Con il passare degli anni, le figure filiformi ed allungate vengono sostituite, sempre di più, da presenze dai volumi più pieni e torniti, che si inseriscono nello spazio con maggiore consapevolezza e dinamicità, sempre di natura arcaizzante.

Il mondo del teatro e della scenografia

Gli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta sono segnati principalmente dai contributi artistici che Marcello Mascherini realizza per il mondo del teatro e della scenografia. Diverse sono le esposizioni ci partecipa in Italia e all’estero, giungendo orami al pieno riconoscimento da parte della critica, come dimostrano i numerosi premi ottenuti fino agli anni Ottanta.

Al 1953 risale un fondamentale viaggio a Parigi, occasione in cui vista lo studio di Costantin Brancusi (1876-1957), di cui assorbe il linearismo sintetico. Di nuovo le sue figure si allungano e si riempiono di spigolature e di un carattere a tratti favolistico, a tratti drammatico, soprattutto dopo il suo trasferimento a Sistiana sul Carso nel 1967.

Negli ultimi anni, il plasticismo di Marcello Mascherini ritorna a quella pulsazione primitivista e mitica, intrisa, però, di elementi internazionali, in cui le sculture si ritrovano ad essere quasi installazioni bronzee vive e animate dallo spazio circostante. Attivo fino alla fine, lo scultore muore a Padova nel 1983, a settantasette anni.

Marcello Mascherini: la scultura primitivista

Tra le prime opere conosciute del giovanissimo Marcello Mascherini, vi sono le espressive e suggestive maschere in gesso eseguite per il Teatro Politeama di Trieste, su commissione dell’architetto Umberto Nordio.

Le personificazioni della Tragedia, Commedia, Musica, Teatro, Canto, Danza sono le prime opere pubbliche dello scultore, che manifesta sin da subito una spiccata propensione verso la rielaborazione di stilemi antichi, a metà tra il gusto geometrizzante della scultura greca arcaica e quello più morbido del linguaggio classico.

Nel 1931, prende parte alla I Quadriennale di Roma con un Ritratto in bronzo, mentre a partire dal 1933 si occupa di alcune sculture e bassorilievi da posizionare in navi da crociera. Ne sono esempio le figure arcaiche e senza tempo di Calitea, Saturnia, Roma, Italia, Esperia, ma anche il San Giorgio racchiuso nella sua armatura di cavaliere, per l’omonima nave veneziana.

Premi e riconoscimenti

Ben presto, si susseguono premi e riconoscimenti, ottenuti alle Quadriennali romane e alle Biennali veneziane, con suggestive opere come il gruppo di Bronzetti animati e primitivisti esposti alla Biennale del 1934, o come l’Eva e la Susanna presentate alla Quadriennale del 1939.

Negli anni Quaranta, i piccoli bronzi espressivi lasciano il passo a figure più possenti, seppur impostate sempre su una rielaborazione degli stilemi di una scultura arcaica e ancestrale, come si nota da La sirena del Museo Revoltella di Trieste, dalla Prima rondine della GAM di Roma e dall’Abbondanza per il Palazzo Ducale di Bolzano.

Agli anni Quaranta è ascrivibile una serie di sculture femminili dalle membra tornite e dai volumi pieni, come la Venere marina, Donna al fiume, Europa, Nudo, ma anche alcune figure maschili di matrice mitica, come Bacco che parla alla luna, Caino e Lotta di uomini, tutte presentate alla Quadriennale romana del 1943.

Il dopoguerra è contrassegnato da un abbandono delle forme tondeggianti e da un approdo ad un primitivismo espressivo e spigoloso, in cui fianchi larghi e busti e gambe filiformi compaiono in sculture come Nereide del 1952, Cantico dei Cantici del 1956 e il drammatico Progetto per il Monumento ad Auschwitz del 1958, per la Risiera di San Saba.

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