Marco Calderini

Marco Calderini. Paesaggio. Olio su tela, 12,5 x 17,5 cm, 12,5 x 17,5 cm
Paesaggio. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Marco Calderini (Torino, 1850 – 1941) compie gli studi classici a Torino prima e poi si iscrive alla Facoltà di Lettere. In un secondo momento si iscrive all’Accademia Albertina.
Seguirà principalmente l’esempio dell’innovazione del paesaggio piemontese di Antonio Fontanesi (1813 – 1875), rendendolo personale con un linguaggio leggermente più razionale e descrittivo.

Partecipa a diverse mostre nazionali ed europee (espone a Londra e a Barcellona nel 1888) ed è presente alle Biennali di Venezia del 1895, 1899, 1901, 1903. Durante la sua carriera, Calderini accompagna l’attività pittorica a quella della critica d’arte scrivendo sulla “Gazzetta piemontese” e “Le serate italiane”.

Nel 1901 dedica una monografia ad Antonio Fontanesi, di cui esalta le novità del paesaggio piemontese nella sua accezione verista e allo stesso tempo intima e soggettiva. Nel 1902 la Promotrice di Torino dedica a Marco Calderini una mostra personale. Muore a Torino nel 1941.

L’Accademia Albertina

Si iscrive all’Accademia Albertina nel 1867 e frequenta le lezioni di Enrico Gamba (1831 – 1883) e Andrea Gastaldi (1826 – 1889). La sua prima impronta artistica è quella della pittura di storia.

Il corso che realmente rappresenta l’ispirazione principale di Calderini è, però, quello di paesaggio di Antonio Fontanesi, la cui cattedra all’Accademia viene creata proprio nel 1869. Quest’ultimo sarà in grado di trasmettere al suo allievo la resa realistica e intessuta di sentimento del nuovo corso del paesaggio piemontese.

L’importanza di Fontanesi

Pur facendosi interprete di una pittura autonoma, inevitabilmente il linguaggio di Marco Calderini rispecchia a pieno le novità apportate da Antonio Fontanesi.
Anche al di là dell’insegnamento accademico saranno sempre presenti nell’artista le suggestioni da lui ricevute. Esse si notano soprattutto nella trattazione di un paesaggio intensamente vibrante e intimo, anche se quello di Calderini appare leggermente più razionale e positivista.

Il paesaggio di Marco Calderini

Quello che maggiormente risalta agli occhi è la presenza in Calderini dell’importanza della trattazione temporale del paesaggio. Emergono spesso notazioni meteorologiche o legate alla ciclicità delle stagioni.

Nel 1880 alla IV Esposizione Nazionale di Belle Arti di Torino presenta Mattino di luglio e vince il primo premio per il miglior paesaggio, a pari merito con Filippo Carcano (1840-1914).

Già dai dipinti degli anni Settanta, comunque emerge una certa razionalità descrittiva che lo fa discostare in parte dal maestro. Un esempio è Il Po a Torino che designa ufficialmente l’inizio dell’affermazione di Marco Calderini come paesaggista.

Del 1884 è il famoso Tristezze invernali, dipinto conservato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, che rappresenta un tratto di parco raffigurato dopo la pioggia.

Marco Calderini è stato realmente in grado di trasmettere l’atmosfera del gelo invernale, attraverso l’uso di toni grigi e freddi e di quelli rossi per le piante e gli alberi spogli, che danno vita ad un paesaggio silenzioso, immerso nella quiete che l’artista ha voluto chiamare tristezza. Il realismo delle pozzanghere che a terra riflettono il cielo è emozionante e puntuale allo stesso tempo.

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