Marco Novati

Marco Novati. Ritratto dell’Attrice Paola Borboni (dettaglio). Tecnica: Olio su tela
Ritratto dell’Attrice Paola Borboni (dettaglio). Tecnica: Olio su tela

Biografia

Marco Novati (Venezia, 1895 – 1975), figlio di comaschi trapiantati a Venezia perché proprietari di un albergo in Piazza San Marco, rivela sin dall’infanzia spiccate doti artistiche. Ciononostante, il ragazzo non si mostra adatto alla disciplina scolastica, quindi suo padre, nel 1907, lo manda a Monaco per farlo lavorare come cameriere e per avviarlo alla sua stessa carriera alberghiera.

Ma in Germania, Marco Novati passa il suo tempo libero dipingendo e traendo ispirazione dai luoghi della quotidianità, come strade e taverne. Allo scoppio della Prima guerra mondiale, rientra in Italia e si arruola come volontario.

Nel 1919, entra nello studio del pittore veneziano Emilio Paggiaro (1859-1929) per perfezionarsi, lontano dall’ambiente accademico. Fatto che coincide con l’ammirazione che Novati ha nei confronti del linguaggio di Gino Rossi (1884-1947), secessionista di Ca’ Pesaro, fortemente legato ad un indirizzo espressionista di stampo europeo.

L’ambiente espressionista a Venezia

È proprio in questi anni che nasce la vera cifra stilistica del pittore veneziano, impostata sullo studio intimo e spirituale della figura umana, trattata con andamento pittorico espressionista, attraverso una pennellata mossa, graffiante, ritmata e, a tratti, violenta come quella del Die Brücke.

Dal punto di vista tematico, Marco Novati si ispira sia agli aspetti più crudi della realtà, spesso legati alla questione sociale, sia a soggetti allegorici, simbolici e letterari. Il suo vero e proprio esordio avviene alla Biennale di Venezia del 1928, in cui presenta due opere di cui viene subito apprezzata l’energia della pennellata stesa con vigore e sensibilità chiaroscurale.

Nonostante sia molto legato alla Scuola di Burano, non ne fa ufficialmente parte: l’indirizzo stilistico del pittore si posiziona, in effetti, a metà tra il verismo dell’ultimo Ottocento per le scelte tematiche e l’Espressionismo tedesco per il cromatismo acceso, dall’accezione drammatica.

Questo tipo di pittura caratterizza tutta la sua carriera, dalle scene tratte dalla cruda realtà quotidiana, ai ritratti e ai paesaggi, cui si dedica soprattutto negli anni Trenta, quando compie un soggiorno tra la Russia e il Mar Nero.

Espone alla Biennale di Venezia fino agli anni Quaranta, ma è presente anche alle Quadriennali romane dal 1931 al 1943. Il decennio successivo è invece segnato da un allontanamento graduale dalla pittura, accompagnato, però, dall’ottenimento di diversi premi alla carriera, tra cui il Premio Artisti Veneti alla Galleria San Vidal e l’invito a partecipare alla grande mostra Arte Moderna in Italia 1915-1935 a Palazzo Strozzi.

Qualche mese dopo aver ricevuto la Medaglia d’oro della Città di Venezia, Marco Novati muore nel 1975, all’età di ottant’anni.

Marco Novati: Espressionismo e Verismo sociale tra Burano e Venezia

Dopo la prima esperienza pittorica a Monaco, Marco Novati rientra in Italia carico di suggestioni espressive lontanissime dalla cifra accademica e, al contrario, fortemente legate al lato più umile della realtà quotidiana.

Tra Venezia e Burano trova i suoi soggetti e la sua ispirazione, come si nota dalle prime opere presentate alla Biennale di Venezia del 1928, Tragedia e Macello, dipinto che lo consacra immediatamente e lo rende noto agli occhi della critica.

Di intensa e cocente realtà, si imposta su un chiaroscuro drammatico e su una pennellata graffiante che permette appena di accennare i protagonisti del dipinto, segni luminosi nella penombra del macello.

Alla Biennale del 1930 compaiono Macello, Bambina, Natura morta, Signora in treno, Figura e Bambina di schiena, mentre con Ritratto d’uomo partecipa alla I Quadriennale di Roma del 1931. Sono anche gli anni in cui Marco Novati si avvicina al teatro, scrivendo alcune opere mai rappresentate, ma anche realizzando i ritratti di diversi autori e attori, tra cui Luigi Pirandello e L’attore Moissi.

Anche L’attrice Paola Borboni compare alla Biennale del 1932, insieme ad altri lavori fondamentali della produzione del pittore veneziano, Porto di Tuapsè – Circassia e Il Marghera nel Mar di Marmara, testimonianza del suo viaggio tra la Russia e la Turchia.

Cacciatore di frodo viene sposto alla Quadriennale del 1939 e Partita a carte, Gondoliere e Ritratto a quella del 1943. L’attenzione per la quotidianità, la vita della gente comune nelle isole della Laguna ritornano in alcune opere cruciali di Marco Novati, tra cui Bevitori, Vecchie al sole, L’uomo stanco, La gleba e Figura femminile.

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