Filippo Marsigli

Filippo Marsigli. Studio per Testa di Greco (dettaglio). Tecnica: Incisione
Studio per Testa di Greco (dettaglio). Tecnica: Incisione

Biografia

Filippo Marsigli (Portici, 1790 – Napoli, 1867) si forma all’Accademia di Belle Arti di Napoli, sotto la guida di Jean-Baptiste Wicar (1762-1834). Nel 1814, eccellente studente, ottiene il pensionato artistico a Roma, dove entra in contatto non solo con il classicismo storico di Vincenzo Camuccini (1771-1844) ma anche con gli stilemi puristi di Tommaso Minardi (1787-1871).

Infatti, al suo esordio, databile alla Mostra Borbonica del 1826, il pittore espone una serie di soggetti di storia, probabilmente iniziati a Roma, che possono essere ricondotti ad un sicuro impianto neoclassico.

Il modello è quindi quello della pittura del maestro Wicar, ma anche di Jacques Berger (1754-1822), che Filippo Marsigli apprende durante la sua formazione accademica. Ciononostante, come accennato, risulta profondamente aperto anche alle innovazioni di matrice purista, soprattutto nella trattazione plastica della figura.

Tra esposizioni e cicli di affreschi

Dal 1826 al 1843, con poca regolarità, il pittore espone alle mostre borboniche e nel 1833 ottiene la cattedra di pittura all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Da questo momento in poi, i suoi impegni sono divisi tra insegnamento ed attività pittorica.

Diverse sono le commissioni che ottiene, sia di natura religiosa che profana, come dimostra l’incarico che gli viene dato dai suoi amici della guerra d’indipendenza greca per una tela storica a soggetto patriottico.

Allo stesso tempo, Filippo Marsigli si occupa anche di decorazione ad affresco, a cominciare dall’Appartamento nuovo del Palazzo Reale di Napoli, in cui lavora tra la fine degli anni Trenta e il 1841, realizzando Storie di Cupido sul soffitto dell’attuale Sala di lettura.

Dal 1844, ottiene la direzione del pensionato artistico napoletano a Roma, prendendo il posto di Vincenzo Camuccini. Ricopre questo importante ruolo fino al 1860, impegno che non gli permette di continuare a dipingere con lo stesso ritmo di prima.

In effetti, sono poche le commissioni che accetta a partire dalla metà degli anni Quaranta. Tra queste, vi è la decorazione del sipario del Teatro San Carlo nel 1848 ed alcune tele di soggetto arcadico o ritratti oggi conservati al Museo di Capodimonte.

Sono da segnalare, inoltre, gli affreschi che Filippo Marsigli realizza nell’abside del Duomo di Salerno e quelli del Duomo di Maiori. Dopo una lunga attività, muore a Napoli nel 1867, a settantasette anni.

Filippo Marsigli: la pittura di storia a Napoli tra classicismo e purismo

L’esordio di Filippo Marsigli avviene alla Mostra Borbonica del 1826, dove espone Mercurio che conduce Psiche all’Olimpo, Ritratto della Regina Maria Carolina d’Austria in piedi, Ritratto di donna, Omero che racconta al Pastore Glauco le cose sofferte ne’ suoi viaggi all’Isola di Scìo e la Prigionia del conte Ugolino.

Queste tele vengono accolte da notevoli apprezzamenti in ambito accademico e ne abbiamo testimonianza dalla riproduzione in diverse stampe litografiche degli anni Trenta.

Nel 1830, alla Biennale Borbonica, espone La tomba dell’uomo dabbene, in cui l’autore dimostra di aver acquisito a pieno mentre a quella del 1833 un bozzetto con Gennaro portato in volo tra gli angeli perché plachi l’ira per la sua terra percossa dalla ruina del Vesuvio.

Per la chiesa della Pietà nel Camposanto Nuovo di Napoli esegue La Resurrezione, ma anche un bozzetto, poi non tramutato in dipinto, con L’anima beata. Tra le opere più importanti degli anni Trenta e di tutta la produzione di Filippo Marsigli, compare la grande tela di soggetto filellenico con Marco Botzaris, patriota e generale greco, condottiero della rivoluzione contro l’impero ottomano, morto nel 1823.

La tela, caratterizzata da grande dinamismo dei corpi e da un plasticismo forte e vigoroso, suscita grande scalpore alla mostra borbonica del 1836 ed oggi è conservata nel Museo di Capodimonte.

Al 1841 risale la decorazione con le Storie delle Ore e di Cupido a Palazzo Reale, mentre nel 1843, espone per l’ultima volta ad una Mostra borbonica, presentandovi Interno di un Tempio in cui è raccolto il popolo ad ascoltare la divina parola, predicata da un Sacro oratore dall’alto di un grandioso pergamo.

Poche sono le opere che esegue durante il suo impegno con il Pensionato dell’Accademia. Tre di esse vi sono L’Immacolata Concezione che protegge Napoli e la dinastia Borbonica, del 1852 e I pastori dell’Arcadia.

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