Onofrio Martinelli

Onofrio Martinelli. Il Cappello di Paglia (dettaglio). Tecnica: Olio su tela
Il Cappello di Paglia (dettaglio). Tecnica: Olio su tela

Biografia

Onofrio Martinelli (Mola di Bari, 1900 – Firenze, 1966) trasferitosi molto presto a Firenze, frequenta qui il liceo classico. Dopodiché, si sposta a Roma, dove si iscrive alla Facoltà di Ingegneria, che lascia poco dopo per dedicarsi completamente alla pittura.

Negli anni romani, il giovane frequenta la Terza Saletta del Caffè Aragno, dove stringe subito amicizia con artisti come Armando Spadini (1883-1925). Nella prima produzione di Onofrio Martinelli si ritrova, infatti, lo stesso interesse di Spadini per la pittura impressionista, per gli impasti chiari e corposi del colore e per ambientazioni intime e domestiche.

Nella metà degli anni Venti, si sposta di nuovo a Firenze, dove frequenta, per qualche tempo, l’Accademia di Belle Arti, importante non tanto a livello formativo, ma soprattutto perché vi fa la conoscenza di Giovanni Colacicchi (1900-1992), che lo accompagna nella riscoperta dei grandi maestri del Rinascimento, ma anche dei post impressionisti e in particolare di Cézanne.

Il soggiorno parigino

Nel 1926, Onofrio Martinelli si trasferisce a Parigi e viene immediatamente accolto dal gruppo degli “Italiens de Paris” ed in particolare da Filippo De Pisis (1896-1956), che lo introduce all’ambiente artistico della città, nel quale il pittore si sente subito coinvolto e perfettamente integrato.

Contemporaneamente, visita i musei e studia approfonditamente Impressionismo e Post Impressionismo, avvicinandosi in particolare a Pierre Bonnard (1867-1947). Nonostante sia ancora molto legato alla visione lirica dell’amico Colacicchi, grazie agli artisti italiani a Parigi, come Giorgio De Chirico (1888-1978), Mario Tozzi (1895-1979), Gino Severini (1883-1966) e lo stesso De Pisis, sviluppa un forte interesse per l’eclettismo delle composizioni metafisiche.

Ma l’esperienza parigina risulta fondamentale anche perché, nel 1928, Onofrio Martinelli ospita nel suo studio Emanuele Cavalli (1904-1981) di cui studia quella delicatissima e silenziosa pittura tonale, che diventa un altro elemento costitutivo della sua produzione.

Dunque, tra influenza impressionista, ambientazioni sospese e metafisiche e una struttura delicata e tonale, il pittore raggiunge un grande successo alle esposizioni non solo italiane, ma anche estere, come quella organizzata da Waldemar George “Les Artistes Italiens de Paris” nel 1929.

Il rientro in Italia: tra Firenze, Roma, la Puglia

Nel 1931, Onofrio Martinelli rientra definitivamente in Italia e si stabilisce prima a Firenze e poi a Bari, dove, nel 1935, viene incaricato di organizzare la Mostra Sindacale pugliese. Nel frattempo, intrattiene sempre un fitto rapporto con i suoi amici artisti a Roma, in particolare con Giuseppe Capogrossi (1900-1972), ma anche con Mario Mafai (1902-1965) e Antonietta Rahael Mafai (1895-1975)

Frequenta anche l’idilliaca Anticoli Corrado, animata dagli artisti della Scuola romana. Ma l’amicizia fondamentale, quella con Giovanni Colacicchi, riempie la vita di Martinelli fino agli ultimi anni. A Firenze condividono spesso lo studio, lavorano insieme, si affiancano nelle tematiche e negli stili.

Nel 1941 sposa la pittrice Adriana Pincherle (1905-1996) e si stabilisce con lei definitivamente a Firenze, dopo aver ottenuto la cattedra di pittura all’Accademia. Passa gli ultimi anni nel suo studio su Ponte Vecchio, dando vita alla sua produzione più matura, tra impulsi impressionisti e ritorno al paesaggio classico, senza mai abbandonare le sue radici tonali.

Dopo la personale alla Biennale di Venezia del 1956, dove viene elogiato da Longhi, continua a dipingere fino agli ultimi anni e muore a Firenze nel 1966, a sessantasei anni.

Onofrio Martinelli: tra valori impressionisti e pittura tonale

Molte opere della prima produzione di Onofrio Martinelli sono disperse, ma nonostante ciò, non è difficile stabilire i processi e le influenze che lo hanno portato ad una pittura chiara, silenziosa, delicata e profondamente basata sui valori tonali.

Alcune nature morte risalgono ai primi anni Venti, come Porri del 1923, ma anche Tulipani e Pesci presentati alla Biennale di Venezia del 1924. Paese, Case nell’orto e Veduta sull’Etna sono della Biennale del 1926, anno in cui Onofrio Martinelli parte per Parigi.

A questo punto, la sua visione prevalentemente impressionista, legata a Spadini e Renoir si aggiorna alle dimensioni metafisiche e anche alla pittura tonale, che lo caratterizzerà per tutta la sua carriera. Natura morta compare alla Biennale di Venezia del 1930, Figura e Rovine nel mio studio vengono presentati alla Quadriennale di Roma del 1931.

Agli anni Trenta risalgono alcuni dei dipinti tonali più significativi del pittore, molto vicini alla visione silenziosa e figurativa di Capogrossi: ne sono esempio Giochi, Cappello di paglia, ma anche Frutta e Miscellanea presentati alla Quadriennale romana del 1939.

Invece, più vicini alla pittura meditativa e filosofica di Colacicchi sono Riposo degli Argonauti e I giganti. Nel 1942, prende parte alla Mostra d’Arte Toscana di Palazzo Strozzi, in cui presenta Paesaggio e due Nature morte, dipinti ricchi di accordi cromatici lirici e sentiti.

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