Federico Moja

Federico Moja. Venezia con l’alta marea. Tecnica: Olio su tela
Venezia con l’alta marea. Tecnica: Olio su tela

Quotazioni Federico Moja

Una firma assai rara che ha quotazioni medie tra i 5.000 e i 20.000 euro per i dipinti ad olio su tela. Gli acquerelli di media vanno dai 500 ai 5.000 euro per fogli eccezionali molto finiti e complessi. Particolarmente apprezzate le vedute cittadine in particolare di Venezia e di Parigi, dove risiede tra il 1830 e il 1846. Meno apprezzati i dipinti con figure in costume dettati dal suo tardivo aggiornamento al romanticismo letterario. Le sue valutazioni hanno diversi fattori che le influenzano.

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Biografia

Federico Moja (Milano, 1802 – Dolo, 1885) nasce in un ambiente artistico molto fertile: sia il padre che i fratelli sono pittori. Per cui, anche il giovane Federico entra presso l’Accademia di Brera nel 1818, a soli sedici anni. Vi studia pittura prospettica al seguito di Giovanni Migliara (1785-1837), che lo introduce alla veduta di tradizione romantica.

Continua sulla strada della veduta prospettica, esordendo a Brera nel 1824 e dando così inizio ad una lunga carriera fatta di dipinti di interni, di paesaggi romantici e di paesaggi diversi a seconda del luogo frequentato dal pittore nell’arco della sua vita.

Tra Milano, Parigi e Venezia

Dal 1830 al 1834 Moja risiede a Parigi, dove approfondisce la sua formazione. Qui raccoglie una serie di studi e disegni dei ponti parigini, delle sue strade e dei suoi maestosi palazzi, che verranno più volte riproposti alle Esposizioni italiane.

Rientrato in Italia all’inizio degli anni Quaranta, il pittore decide di stabilirsi a Venezia, dando vita ad una vastissima produzione di vedute della Laguna. Negli anni Quaranta, si occupa anche della grande edizione dei Promessi Sposi e di altri scritti manzoniani. Dal 1845 al 1875, anno del suo allontanamento da Venezia, tiene la cattedra di prospettiva all’Accademia di Belle Arti della città, continuando comunque a dedicarsi alla pittura.

Federico Moja espone con regolarità alle Promotrici di Torino e di Genova e non manca di partecipare alle principali rassegne fiorentine e milanesi. Proprio Milano, comunque, rimarrà una città fondamentale per il pittore, soprattutto per la vicinanza artistica e professionale a Giuseppe Canella (1788-1847), anch’egli pittore di vedute prospettiche.

Un segno più disinvolto

Se inizialmente si attiene soprattutto alla lezione del maestro Migliara, attentissimo alla resa dei particolari minuti, come insegnava la vecchia scuola, in un secondo momento il pittore milanese si libera da queste rigidità, per abbandonarsi ad un segno più disinvolto.

Proprio dopo il trasferimento a Venezia degli anni Quaranta, le sue vedute, sempre rispondenti ad un ideale prospettico tradizionale, risultano però più aderenti al cromatismo e al tonalismo veneto, da cui Federico Moja non può far altro che prendere spunto.

Dipinge ininterrottamente fino al 1875, quando decide di trasferirsi a Dolo sul Brenta, per terminare in tranquillità i suoi anni, continuando comunque ad esporre a Torino. Muore proprio a Dolo, nel 1885 all’età di ottantatré anni.

Federico Moja: gli esordi tra soggetti storici e vedute

Come accennato, il suo esordio risale all’Esposizione di Brera del 1824, anno in cui presenta l’emblematico Interno di chiesa gotica. Due anni dopo, sempre a Brera espone Torquato Tasso gravemente ammalato, un episodio di invenzione storica che sembra discostarsi da tutta la sua produzione successiva, ma che in realtà rappresenta al meglio i suoi primi anni.

Ma già nel 1828 si nota il definitivo indirizzo di vedutista di Federico Moja, anche se, sempre a Brera presenta Ritiro di Comingio pittore presso i trappisti, insieme a numerose vedute. L’indirizzo storico è poi ancora presenta Romitaggio con Riccardo Cuor di Leone e Carlo VIII e la vedova di Gian Galeazzo nel castello di Pavia.

Dopo il viaggio a Parigi, l’artista lombardo è ormai completamente proiettato verso la veduta, come si nota sia dai dipinti realizzati in Francia e poi esposti in Italia, come la famosa Veduta del Pont-Neuf a Parigi (Milano, 1842).

Venezia: la veduta tra tradizione e tonalismo veneto

Dagli anni Quaranta, iniziano a comparire, nella produzione di Federico Moja, le prime vedute dedicate alla Laguna veneziana. Nel 843 presenta a Torino Veduta del Campo di SS. Giovanni e Paolo a Venezia, nel 1844 Il cortile del Palazzo Ducale in Venezia, Parte estera di San Marco, Un lato della chiesa della Salute e Parte interna di San marco.

A Genova, nel 1851, presenta La riva delle Zattere, dipinto che già indica la sua propensione verso una veduta sicuramente tradizionale, ma influenzata dai graduali passaggi tonali appresi proprio a Venezia.

Vedute di grande respiro

Nel 1861, all’Esposizione di Torino, invia Monumento Coleoni, Palazzo dei Mori a Venezia, Piazzetta di San Marco in tempo di alta marea, Casa di Carlo Goldoni. Cappella in un sotterraneo e Veduta del Canal grande compaiono all’Esposizione del 1863, due vedute di grande respiro che segnano perfettamente la sua maturità.

Gli avanzi dell’incendio della cappella del Rosario in SS. Giovanni e Paolo a Venezia, la notte del 15 e 16 agosto 1867, è una veduta presentata a Firenze nel 1868 che documenta anche un importante e tragico evento. Nel 1870, partecipa alla Nazionale di Parma con Veduta lungo la Riviera del Brenta, nel villaggio di Daso presso Venezia.

Il 1875 è l’anno del trasferimento di Federico Moja a Dolo. Continua comunque ad esporre vedute per tutti gli anni Settanta. Ne sono esempio quelle inviate all’Esposizione Nazionale di Napoli del 1877, Interno dell’Arco di Sant’Antonio a Padova e Piazzetta di S. Marco di Venezia vista dal Molo e guardando alla torre dell’orologio. Nel 1883, due anni prima della sua morte, il pittore prende parte alla Nazionale di Roma con Scuola di San Marco e Canale della Giudecca.

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