Urbano Nono

Urbano Nono. Dal Torrente (dettaglio). Scultura in gesso
Dal Torrente (dettaglio). Scultura in gesso

Biografia

Urbano Nono (Venezia, 1849 – Longarone, 1925), fratello del pittore Luigi (1850-1918), inizia la sua carriera scultorea relativamente tardi. Fino all’età di trentacinque anni, infatti, lavora nello studio di un ingegnere.

Ma amico dello scultore Enrico Chiaradia (1851-1901), come racconta De Gubernatis nel Dizionario degli artisti italiani viventi, un giorno, trovandosi nel suo studio, si ritrova a modellare con la creta la testa di suo padre.

Nato quindi come passatempo, come casualità, questo ritratto permette a Urbano Nono di scoprire le sue innate doti artistiche. Incoraggiato dall’amico, continua a dedicarsi alla modellazione e, soltanto un anno dopo, nel 1885, espone a Brera la sua prima scultura che subito evidenza la sua spiccata vocazione naturalistica.

Tra esposizioni e incarichi pubblici

Nel 1887, partecipa all’Esposizione Nazionale di Venezia con ben quattro sculture che gli procurano una vasta approvazione della critica e soprattutto l’acquisto di un’opera da parte dell’imperatore Federico III di Prussia.

Dato il suo crescente successo, Urbano Nono comincia a partecipare a diversi concorsi per la realizzazione di monumenti pubblici. Alcuni premi e vittorie si susseguono nel primo decennio del Novecento, momento di massima produzione dell’artista.

Affrontando diverse tematiche, dalla scultura di genere, a quella di storia a quella sacra, a quella monumentale e funeraria l’artista si dimostra sempre fedelissimo alla realtà in tutte le sue sfaccettature, tanto che in diverse occasioni è stato accusato di plasmare da un modello vero.

Altra prerogativa della scultura di Urbano Nono è la forte attenzione nella trattazione psicologica del personaggio, quasi sempre intensamente drammatico, così come la minuziosa attenzione ai particolari.

Partecipa alla Biennale di Venezia dalla prima edizione del 1895 fino a quella del 1910. Ottiene numerosi riconoscimenti non solo in Italia, ma anche all’estero: vince il primo premio a Monaco nel 1888 e a Parigi nel 1889. L’ultimo grande successo giunge dall’Esposizione di San Francisco del 1915. Continua a lavorare fino alle soglie degli anni Venti e muore a Longarone nel 1925, a settantasei anni.

Urbano Nono: la scultura verista

L’esordio di Urbano Nono avviene all’Esposizione di Milano del 1885, in cui presenta un’opera di gusto estremamente piacevole ed aneddotico, A rimbalzello, che rappresenta un ragazzo nudo intento a far rimbalzare più volte di seguito un sasso nell’acqua.

Nonostante la tematica così semplice e dilettevole, lo scultore mette in campo un eccezionale studio della figura e dell’espressione e soprattutto una incredibile attitudine verso la rappresentazione naturale della posa e dell’atteggiamento umano. Per questo, ottiene il Premio Principe Umberto, che di fatto, lo consacra sin da subito come uno dei più valenti scultori veristi a cavallo tra Ottocento e Novecento.

Subito dopo, espone di nuovo A rimbalzello alla Mostra Nazionale di Venezia del 1887, insieme ad altre tre sculture che suscitano tanta ammirazione ma anche molti dubbi: Latro, Belisario e Cristo tentato.

La prima statua rappresenta uno dei ladroni crocifissi, in cui la nota drammatica e profondamente naturale dello spasmo di dolore che traspare da ogni dettaglio del corpo ha procurato molte lodi, ma anche l’accusa di eccessivo e crudo verismo.

Lo stesso vale per le due figure del Diavolo e di Gesù nel Cristo tentato mentre si trova nel Giardino degli Ulivi e anche per il Belisario, in cui il veterano ormai cieco chiede l’elemosina accanto alla figlia fisicamente e psicologicamente addolorata.

È proprio nella narrazione degli stati d’animo che sta la forza della scultura di Urbano Nono, nota che si rileva anche dai monumenti: il Daniele Manin di Firenze e il Pietro Fortunato Calvi di Pieve di Cadore, il primo del 1890 e il secondo del 1909.

Nel 1895 è alla Biennale di Venezia con Il turbine e Alla berlina, due anni dopo presenta invece Respha e Filo a piombo e nel 1899 Il moscone e Dal torrente. Commozione, tragicità, spavento, simpatia sono le emozioni che pervadono e scuotono anche i soggetti di genere meno impegnativi di Urbano Nono, fino a colpire sculture più classiche come l’Allegoria presentata all’Esposizione di Verona del 1900.

L’anno dopo, è di nuovo alla Biennale con Decaduti, nel 1903 vi espone Tatuaggio e Lotta, nel 1905 Ex marmore excusa vita e nel 1907 A Pompei e Iris. Due soggetti classici il Discobolo e il David compaiono alla Biennale del 1909, mentre la sua ultima partecipazione nel 1910 è segnata da la bella figura femminile di Oceanide.

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