Odoardo Borrani

Odoardo Borrani. Il mattino sul torrente Mugnone. Olio su tavola, 45 x 78 cm. Firma in basso a sinistra
Il mattino sul torrente Mugnone. Tecnica: Olio su tavola

Biografia

Odoardo Borrani (Pisa, 1833-Firenze, 1905) a sei anni si trasferisce a Firenze a seguito del padre Davide, pittore di paesaggio. A Firenze entra in contatto con i frequentatori del Caffè Michelangelo e ben presto si fa interprete della pittura Macchiaiola.

Nel 1859 si arruola come volontario nell’artiglieria toscana e partecipa alla seconda guerra d’indipendenza. Stringe un intenso rapporto di amicizia e di vicinanza artistica con Telemaco Signorini (1835-1901) Giuseppe Abbati (1836-1868) Raffaello Sernesi (1838-1866) a cui si aggiunge Silvestro Lega (1826-1895).

Frequenta molto Castiglioncello e la tenuta di Diego Martelli alla fine degli anni Sessanta, insieme a Giovanni Fattori (1825-1908). Nel 1875 apre con Lega una Galleria in Piazza Santa Trinità a Firenze e nel frattempo insegna a giovani apprendisti soprattutto stranieri.
Odoardo Borrani passa gli ultimi anni lontano dalla vita artistica e quasi in povertà, collaborando come disegnatore per l’ “Illustrazione italiana”. Muore a Firenze nel 1905.

Formazione tra pittura e restauro

Oltre a seguire l’esempio del padre, dal 1849 Odoardo Borrani inizia a lavorare a stretto contatto con il pittore di storia Gaetano Bianchi (1819-1892). Essendo quest’ultimo anche un affermato restauratore, Borrani lo affianca nel restauro del Chiostro Verde di Santa Maria Novella e in quello degli affreschi di Giotto in Santa Croce.

In questo modo studia da vicino la pittura del Trecento e del Quattrocento toscani. Nel 1853 entra all’Accademia di Belle Arti di Firenze e segue le lezioni di Enrico Pollastrini (1817-1876).

Le campagne fiorentine ritratte en plein air

Negli anni Cinquanta conosce Vincenzo Cabianca (1827-1902) e Telemaco Signorini. Con loro si spinge nelle campagne fiorentine per ritrarle en plein air su taccuini che spesso si scambiano vicendevolmente. Sempre con loro frequenta il Caffè Michelangelo dove nel 1854 fa conoscenza di Serafino De Tivoli (1925-1892) che proprio in quell’anno entrava a far parte del cenacolo di Staggia.

Opere di Odoardo Borrani

La pittura di Macchia

Nel 1856 esegue Veduta con una strada di Capraia dove mette in evidenza il suo indirizzo di ricerca incentrato sulla resa dei diversi timbri cromatici e in particolare della luce solare.
Contemporaneamente però non abbandona la pittura di storia che ha caratterizzato la sua formazione. Espone alla Promotrice del 1857 un tema squisitamente fiorentino, Lorenzo de’ Medici che, nella congiura de’ Pazzi, si salva nella sagrestia del Duomo.

Nel 1860 al rientro dalla guerra di indipendenza, decide di andare nella campagna di Montelupo a studiare e ritrarre ripetutamente gli effetti cangianti della luce sulla natura, in compagnia di Cristiano Banti (1824-1904), Stanislao Pointeau (1833-1907) e Telemaco Signorini.

L’anno successivo Odoardo Borrani parte con Raffaello Sernesi alla volta della montagna pistoiese in località San Marcello. Dà vita ad una serie di rappresentazioni che tra l’altro mettono in evidenza la vicinanza stilistica e tematica dei due pittori.

L’Esposizione Nazionale di Firenze

Risultati di questa ricerca sono Alture (molto vicino a Pastura in montagna di Sernesi), Pascolo e Raccolta di grano sull’Appennino, con cui partecipa all’Esposizione Nazionale di Firenze del 1861 dove presenta anche Il 26 aprile 1859. 

Un quadro molto intenso in cui una donna nella sua casa cuce il tricolore alla luce della finestra. Oltre che per la grande resa del chiaroscuro, il dipinto è stato apprezzato per il suo significato.
La donna cuce la bandiera il 26 aprile del 1859, vigilia del giorno in cui a Firenze si manifestò in favore della cacciata del duca Leopoldo II per poi costituire un governo democratico e indipendente.

Dal 1863 si intensifica il sodalizio artistico tra Odoardo Borrani, Telemaco Signorini, Giuseppe Abbati (1836-1868) Raffaello Sernesi a cui si aggiunge Silvestro Lega (1826-1895).
Addirittura si può parlare di Scuola di Piagentina: questi artisti, riunendosi a Piagentina, inaugurano un periodo di floridi e reciproci scambi stilistici che li accomunano e li caratterizzano.

La storia del Risorgimento

Sono proprio di questi anni le famose opere di Borrani che ritraggono interni domestici come Le cucitrici di camicie rosse. In questo dipinto emergono in modo allegorico i colori verde, bianco e rosso del tricolore in una stanza in cui quattro giovani donne cuciono le camicie rosse per i garibaldini.

In questo dipinto Odoardo Borrani è stato capace di raccontare la storia del Risorgimento non con toni altisonanti e celebrativi, ma quasi ritraendo il dietro le quinte delle battaglie, quello in cui in silenzio le donne sostengono la causa unitaria.

I quadri di questo periodo sono strettamente legati alla poetica di Silvestro Lega, basta confrontare il suo Canto dello stornello con Le primizie di Borrani. Sono evidenti le somiglianze nell’abbandono della macchia e nella resa precisa della luce che si infrange sulle stoffe chiare dei vestiti delle donne, nella delicatezza della realizzazione dei dettagli domestici e nell’intimità della visione quotidiana.
Questi stilemi legati ad un pierfrancescano rigore formale ritornano nel Richiamo del contingente del 1869 e nei Renaioli sul Mugnone del 1880.

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