Pietro Benvenuti

Pietro Benvenuti. Elisa Bonaparte fra gli Artisti della Corte. Tecnica: Olio su tela. Versailles, Musée du Château
Elisa Bonaparte fra gli Artisti della Corte. Tecnica: Olio su tela. Versailles, Musée du Château

Biografia

Pietro Benvenuti (Arezzo, 1769 – Firenze, 1844) inizia a studiare pittura nella sua città natale al seguito del pittore aretino Giovanni Cimica (1743-1788). Nel 1781, a dodici anni, si trasferisce a Firenze per frequentare l’Accademia di Belle Arti appena nata. Qui è allievo di Giuseppe Piattoli (1743-1823) che lo introduce al disegno classico.

Il soggiorno a Roma

Tra il 1792 e il 1804, terminati gli studi in Accademia, compie un viaggio di studio a Roma grazie all’intervento di un abate di Arezzo che ha a cuore il perfezionamento artistico di Pietro Benvenuti.

A Roma il pittore stringe subito amicizia con Vincenzo Camuccini (1771-1844). È a questo punto che si può ricondurre il vero approccio di Pietro Benvenuti con il Neoclassicismo. Frequenta l’ “Accademia dei Pensieri” di Felice Giani (1758-1823), dove incontra diversi artisti del tempo, come Giovanbattista Dell’Era (1765-1799) o Humbert de Superville (1770-1849).

Si avvicina anche a Bertel Thorvaldsen (1770-1844) e alla cerchia dei pittori danesi come Jacob Carstens (1754-1798). Questo clima così legato alla cultura classica lo introduce ben presto alla cerchia dei mecenati inglesi come Lord Bristol, per cui realizza ben presto diverse tele di soggetto storico.

Suo collezionista è anche quell’abate Bonfiglioli che gli aveva permesso di soggiornare a Roma, per cui esegue una serie di dipinti di argomento classico e letterario.

Accanto a queste tele, Pietro Benvenuti si occupa frequentemente di soggetti sacri, trattati sempre con uno stile disegnativo e cromatico purissimo. Sappiamo che dal periodo romano in poi, il pittore riceve una lunga serie di incarichi da politici e da diplomatici italiani ed esteri. Nel 1803 è accademico di San Luca e pittore ormai conosciuto e affermato.

I rapporti con la corte napoleonica

Dopo essere tornato ad Arezzo, Pietro Benvenuti mantiene comunque saldi rapporti con la committenza romana. Richiestissimo dalla nobiltà italiana ed estera per la realizzazione di ritratti, dipinti di storia o sacri, negli anni Dieci è il pittore di corte di Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone.

Già nel 1809 Pietro Benvenuti aveva compiuto un viaggio a Parigi dove aveva conosciuto Jacques-Louis David (1748-1825). Proprio in questa occasione, oltre a ricevere una serie di committenze da famiglie aristocratiche, Napoleone in persona lo incarica di realizzare il Giuramento dei Sassoni, enorme tela oggi a Palazzo Pitti.

Oltre ad eseguire una lunga serie di ritratti di corte, Pietro Benvenuti si occupa anche della progettazione della decorazione dell’appartamento napoleonico a Palazzo Pitti, poi mai realizzato. A tutti gli anni Dieci, comunque, appartengono diversi dipinti mitologici e celebrativi di forte impronta classicista.

La Restaurazione

Dopo la caduta di Napoleone e con la Restaurazione del 1815, Pietro Benvenuti non perde assolutamente il suo ruolo. Anzi, soggiorna di nuovo a Parigi, questa volta non per i Bonaparte ma come commissario inviato dal Granducato di Toscana restaurato per recuperare le opere italiane prese impropriamente dai francesi.

Nel 1817 viene nominato direttore dell’Accademia fiorentina, di cui era stato uno dei primi allievi e insegnante dal 1803. Ormai legato agli Asbrugo-Lorena, esegue per loro le Storie di Ercole in Palazzo Pitti e anche una svariata serie di ritratti.

Per tutti gli anni Venti ricopre ormai il ruolo di pittore ufficiale della corte restaurata. L’ultima committenza ufficiale risale al 1836. Dopo aver dedicato tutti gli ultimi anni alla pittura celebrativa e sacra, muore a Firenze nel 1844.

Pietro Benvenuti: il Neoclassicismo in Toscana

Già negli anni Ottanta, ancora come saggio accademico, Pietro Benvenuti vince il primo premio per il dipinto di invenzione Enea che fugge da Troia. Negli anni romani si fa interprete di un classicismo equilibrato e molto vicino a quello di Camuccini.

Il 1792 gli porta la prima grande committenza da parte del vescovo di Arezzo che lo incarica di eseguire Il martirio di San Donato per il Duomo della sua città.

Anche la Giuditta che mostra al popolo la testa di Oloferne del 1796 è destinata al Duomo, ma in realtà poi viene acquistato dal collezionista Lord Bristol, molto legato alla figura di Pietro Benvenuti nel periodo romano. Oggi la Giuditta di Bristol è conservata al Museo di Capodimonte, mentre la replica eseguita per il Duomo si trova in effetti proprio ad Arezzo, Cappella del Conforto.

È proprio la replica della Giuditta che attira Antonio Canova (1757-1822) ad Arezzo per ammirare l’opera e per conoscere Pietro Benvenuti. Al soggiorno romano risalgono la Morte di Socrate per l’abate Bonfiglioli e Platone che svolge l’insegnamento di Socrate per un conte di Perugia.

Cefalo e Procri risale invece ai primi dell’Ottocento, quando il pittore comincia a dedicarsi anche ad una serie di soggetti sacri. Ne sono esempio Cristo servito dagli angeli e San Sebastiano nel momento in cui gli tolgono le frecce, oggi andato perduto ed un tempo eseguito per un marchese aretino.

Tra temi sacri, soggetti mitologici e ritratti napoleonici

In collezione Camuccini si trova l’imponente tela di lunga esecuzione delle Nozze di Amore e Psiche iniziata nel 1803 e terminata quattordici anni dopo. Con il suo rientro in Toscana, Pietro Benvenuti lavora ormai nella corte di Elisa Baciocchi.

Quando è a Parigi nel 1809 esegue La morte di Priamo per Tommaso Corsini, dipinto puntualmente davidiano, ma con riferimenti anche a Canova. Inoltre realizza la sua opera più famosa, Il giuramento dei generali Sassoni a Napoleone dopo la battaglia di Jena. Anche qui, David è molto presente, sia per l’affinità tematica con il Giuramento degli Orazi, sia per il pathos contenuto e la tensione eroica delle espressioni.

Mentre a Firenze realizza il Ritratto di Elisa Bonaparte Baciocchi con la figlia Napoleona Elisa ed Elisa Baciocchi fra gli artisti della sua corte, oggi a Versailles. Una vera e propria celebrazione delle arti e della corte napoleonica. Sono di questi anni La morte del conte Ugolino per la famiglia Della Gherardesca ed Ettore che rimprovera Paride.

Dopo la Restaurazione, Pietro Benvenuti si ritrova a lavorare per i Lorena. A questo periodo risalgono molti ritratti come quello di Sofia e Zenaida Volkonkaja, quelli per la famiglia Corsini e gli affreschi con il Nuovo e Antico Testamento in San Lorenzo a Firenze. Cristo e i fanciulli è l’ultimo dipinto che appare ad un’esposizione dell’Accademia nel 1836, commissione del granduca.

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