Sommario
Pietro Bernasconi (Morbio-Canton Ticino 1826 – Vacallo 1912) si forma inizialmente all’Accademia di Brera seguendo gli insegnamenti di Pompeo Marchesi (1790-1858) e Benedetto Cacciatori (1794-1871) che lo indirizzano ad un raffinato neoclassicismo. Si trasferisce poi a Torino dove continua gli studi all’Accademia Albertina. Nel capoluogo piemontese frequenta le lezioni di Vincenzo Vela (1820-1891) che diviene il suo maestro e lo inizia ad una maniera maggiormente romantica e naturalistica.
Pietro Bernasconi diventa un seguace di Vincenzo Vela e probabilmente lo aiuta a tradurre in marmo la grande statua di Spartaco del maestro.
Dal 1857 al 1867 Pietro Bernasconi è attivo nella Fabbrica del Duomo di Milano eseguendo le statue che ornano le finestre laterali di Beato Giacomo d’Ulma, San Giuliano, Sant’Asterio e San Pietro tra i ceppi. E queste statue per la posa, l’espressione e la resa delle vesti confermano l’adesione agli stilemi romantici e al naturalismo appreso da Vincenzo Vela.
Pietro Bernasconi realizza poi due angeli nella chiesa dell’Annunziata a Como e scolpisce tre statue colossali per il Palazzo Vescovile di Piacenza.
Il grande successo espositivo di Pietro Bernasconi
Nel frattempo Pietro Bernasconi partecipa anche a diverse edizioni dell’Esposizioni tenutasi a Torino: nel 1854 espone il busto in marmo Maria Vergine; nel 1855 la statuetta in marmo Ragazza in atto di ringraziare il Cielo dell’elemosina ricevuta; nel 1856 partecipa con la testa in marmo Flora, soggetto rappresentato anche dal suo maestro Vincenzo Vela, ma in una versione a tutto tondo. Nel 1857 espone la statuetta in marmo La vedova del bersagliere; nel 1858 è ospite con Olimpia abbandonata; nel 1859 espone la figuretta in marmo Giotto e nel 1861 partecipa con il busto in marmo La meditazione.
Nello stesso anno è presente anche all’Esposizione di Firenze con L’adultera, opera che esporrà anche nel 1863 a Torino insieme a L’addolorata. L’adultera è un vero inno alla femminilità, traspare grazia e bellezza eterea dal volto della giovane fanciulla, ma allo stesso tempo una profonda malinconia che la pervade. Infatti quest’opera viene distinta con una medaglia all’Esposizione del 1861, premiata “per essere stata atteggiata con grazia e piena di sentimento”.
Nello stesso anno Pietro Bernasconi partecipa anche all’Esposizione di Parigi dove espone Vedova del bersagliere.
Nel 1874 è testimoniata la sua presenza all’Esposizione di Torino con il busto in marmo L’estate.
Bice del Balzo e il tema risorgimentale
Nella sua produzione sono attestate anche alcune opere a tema letterario, come la scultura Bice del Balzo, opera di gusto romantico che Pietro Bernasconi aveva esposto a Brera nel 1868 con il titolo Bice nel castello di Rosate. Bice del Balzo era la protagonista del romanzo dello scrittore e storico Tommaso Grossi terminato con la tragica morte di lei, suicidatasi perché rinchiusa nel Castello di Rosate per questioni amorose. Pietro Bernasconi rappresenta Bice però ancora viva, nell’atto dell’ascolto della canzone della Rondinella.
L’artista ticinese, attraverso questa scultura, esprime la volontà di scolpire il suono, la melodia delle note udite, e così ritrae Bice nel preciso atto dell’ascolto. Sulla base della scultura di Pietro Bernasconi troviamo infatti intagliato il verso “Rondinella pellegrina/ che ti posi in sul verone”, tratto appunto dal romanzo Marco Visconti di Tommaso Grossi del 1834. Negli anni Cinquanta e Sessanta dell’Ottocento la romanza della Rondinella, tradotta in note da Carlotta Ferrari, diviene simbolo della resistenza, simbolo dei moti rivoluzionari contro l’Austria, e Pietro Bernasconi nel 1868 rappresentando quel determinato episodio legato alla storia di Bice, vuole rendere omaggio a coloro che sono morti prigionieri, ma che il canto ha reso liberi. Oggi l’opera è conservata alla Galleria d’arte moderna di Milano.
Le Esposizioni degli Settanta e Ottanta
Negli anni successivi continuano le numerose presenze di Pietro Bernasconi alle Esposizioni italiane partecipando soprattutto con ritratti e soggetti tratti dal vero. A Torino espone nel 1870 Maria Stuarda; a Milano, invece, partecipa nel 1872 con L’adultera; statua al vero, Disgrazia infantile; putto al vero e La preghiera; busto. A Napoli, nel 1877, è ospite con Un diletto infantile, Una disgrazia infantile e Distrazione. A Milano nel 1881 espone tre statuette, di cui due in marmo Studio interrotto e Una disgrazia infantile, e un gesso Il futuro scopritore. Nel 1884 torna ad esporre a Torino, presentandosi con il marmo Il futuro capitano.
Tutta la produzione di Pietro Bernasconi oscilla tra purismo, romanticismo e resa naturalistica. Nelle ultime opere si registra però una minor attenzione alla finitezza e levigatezza delle superfici scultoree, e una maggior adesione alla corruzione verista delle forme.
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