Pietro Lucchini

Pietro Lucchini. La Sultana, 1860. Olio su tela
La Sultana, 1860. Olio su tela

Biografia

Pietro Lucchini (Bergamo, 1799 – Bologna, 1883) si forma all’Accademia Carrara di Bergamo tra il 1813 e il 1817, dove è allievo del pittore neoclassico Giuseppe Diotti (1799-1846). Nel 1820, compie un viaggio di perfezionamento a Roma.

Vi rimane per tre anni, sposando, peraltro, la figlia di un famoso coreografo teatrale, che lo fa avvicinare sensibilmente alla scenografia melodrammatica. Terminato il soggiorno a Roma, si trasferisce a Parigi, dove frequenta lo studio di François Gérard (1770-1837).

La formazione francese

Il maestro francese, ormai anziano, ma al tempo molto amato da Napoleone e poi da Luigi XVIII dopo la Restaurazione, lo introduce ad una pittura leggiadra ed eterea, che si concentra non soltanto su tematiche mitologiche e storiche, ma anche e soprattutto sul ritratto.

Da lui acquisisce la freschezza cromatica e la raffinatezza della composizione, governata da un disegno tecnicamente impeccabile e dall’adozione di una tavolozza chiara e luminosa che si ritrova nelle opere degli anni Quaranta e che contribuisce a risolvere l’immagine in un formalismo pieno e sereno. Tra questo decennio e il successivo, Pietro Lucchini espone regolarmente a Brera, con ritratti e soggetti storici o di matrice letteraria, che compongono tutta la sua prima fase pittorica.

L’Oriente

La produzione più significativa e riuscita di Pietro Lucchini, in realtà, non corrisponde agli anni francesi ed italiani, ma al periodo in cui si trasferisce in Oriente. Verso la fine degli anni Quaranta viaggia tra Londra, Parigi e Vienna.

Nel 1850, riceve la proposta della cattedra di pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna, ma declina l’offerta per partire per Costantinopoli, dove giunge nel 1851. Rimane in Oriente per altri dieci anni, lavorando soprattutto a Costantinopoli, in Egitto e nella corte dello Scià di Persia.

Si occupa soprattutto della ritrattistica ufficiale, adottando la stessa perizia tecnica che lo contraddistingue negli anni italiani, ma dando vita, ora, ad opere sorprendenti non solo per la qualità esecutiva, ma anche per la ricchezza cromatica e per la suggestione orientalista.

L’accademismo va dunque ad unirsi al suo raffinato e sensibile sguardo verso una società diversa ed esotica, di cui esalta tutte le caratteristiche più tipiche: le stoffe sontuose, gli abiti tradizionali, gli oggetti curiosi. Dopo anni passati tra l’Egitto, la Persia, l’Impero Ottomano, decide di rientrare in Italia nel 1861. Si stabilisce a Bologna e vi muore nel 1883, ad ottantaquattro anni.

Pietro Lucchini: dall’accademismo alla pittura orientalista

Tra le prime opere di Pietro Lucchini, vi sono alcuni ritratti che conservano l’eredità stilistica del limpido e lirico neoclassicismo di Diotti. Ne sono esempio l’Autoritratto del 1825 e i coevi Ritratto del fratello Andrea e Ritratto del fratello con la moglie.

Tra le opere che risalgono al soggiorno francese e al periodo immediatamente successivo vi sono il Ritratto di Ambrogio Camozzi in uniforme da ufficiale del 1840, conservata all’Accademia Carrara di Bergamo, il Ritratto d’uomo a mezzo busto, il Ritratto del notaio Luigi Martelli del 1842 e il Ritratto di nobildonna del 1843.

Nel frattempo, prima della partenza per l’Oriente, Pietro Lucchini partecipa alle mostre di Brera con alcuni soggetti di storia e di letteratura, tra cui la Maria Stuarda del 1834 la Giovanna Grey del 1837.

Pietro Lucchini. I ritratti e l’entourage di corte a Costantinopoli

Nel decennio passato in Oriente, si concentrano le opere più interessanti della produzione del pittore bergamasco. In questo periodo, esegue numerosi ritratti ed entra in contatto con tutto l’entourage di corte a Costantinopoli.

In particolare si lega al compositore Giuseppe Donizetti, fratello di Gaetano e maestro di musica militare a Costantinopoli e poi nominato pascià a seguito della composizione dell’inno dell’Impero ottomano. Per lui, realizza il Ritratto di Giuseppe Donizetti in costume da dignitario di corte.

Numerose sono le opere degne di nota che Lucchini esegue negli anni orientali, tra cui il Ritratto a figura intera d’Ilhami Pacha, conservato nell’isola di Roda al Cairo, precisamente nel Palazzo Reale Al-Manyal.

Al 1860, risale la grande tela con La Sultana, in cui il solido formalismo accademico si unisce ad una sapiente e sontuosa resa delle ricercate stoffe e dei preziosi gioielli che adornano la donna, distesa tra gli agi.

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