Pietro Pajetta

Pietro Pajetta. Le Gioie della Famiglia, 1898. Tecnica: Olio su tela
Le Gioie della Famiglia, 1898. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Pietro Pajetta (Serravalle di Vittorio Veneto, 1845 – Padova, 1911), figlio del pittore Paolo Pajetta (1809-1869), viene ben presto avviato agli studi ecclesiastici. Ma quattordicenne, esce dal seminario per partecipare alla guerra d’indipendenza del 1859. Nel 1862 si trasferisce dal Veneto a Ferrara per arruolarsi nell’esercito italiano.

Viene prima inviato di stanza a Piacenza, al Secondo reggimento del Genio, poi a Bologna, dove può finalmente frequentare l’Accademia di Belle Arti. All’interno dell’esercito, riesce a lavorare come disegnatore: viene trasferito per dieci anni ad Alessandria, dove esercita il ruolo di disegnatore meccanico e fotografo del Genio.

Dalla carriera militare alla pittura

In questo momento, l’attività artistica prende piano piano il sopravvento sulla carriera militare, tanto che Pietro Pajetta inizia ad esporre a Torino nel 1869. Decide dunque di abbandonare l’esercito per dedicarsi a pieno alla pittura: si inoltra in una pittura di genere di carattere agreste e rustico, in cui i protagonisti sono i lavoratori della campagna emiliana e veneta.

Si trasferisce per un lungo periodo a Piacenza, dove non riesce a mantenersi solo con la pittura e quindi lavora anche come imbianchino. Continua comunque la sua attività espositiva inviando opere alle maggiori esposizioni di Torino, Milano, Napoli, e partecipando anche a due edizioni della Biennale di Venezia.

Negli anni Novanta, Pietro Pajetta decide di rientrate definitivamente in Veneto e dunque si stabilisce a Padova. Qui dipinge fino all’inizio del Novecento, occupandosi anche di diverse decorazioni ad affresco di ville private. Piano piano si dirada la sua presenza alle esposizioni e si fanno più cospicue le committenze private e religiose.

Mentre inizialmente si era orientato esclusivamente sulla pittura di genere ambientata in umili interni domestici, nell’ultima parte della sua carriera di occupa anche di ritratti e decorazioni a soggetto religioso. Ci rimangono le decorazioni di villa Contarini Camerini a Piazzola sul Brenta, quelle di villa Valduga a Padova e quella del Duomo di Padova e di San Giovanni Ilarione a Vicenza. Muore a Padova nel 1911, ormai decoratore conosciuto soprattutto in area veneta.

Pietro Pajetta: pittura di genere di ambientazione agreste

Diviso nei primi anni tra impegno militare ed attività pittorica, Pietro Pajetta esordisce a Torino nel 1869 con il dipinto di genere di estrazione rustica L’effetto del vino. Il tacchino e Il pittore vengono esposti a Torino nel 1870 e Un viaggio in città e La mattina nel 1871.

Si tratta di dipinti di genere dalla solida composizione volumetrica e dal cromatismo pieno e sincero, come dimostra anche il dipinto presentato alla Nazionale di Napoli del 1877, Uno scherzo. Il futuro condottiero d’eserciti compare alla Promotrice di Torino del 1880, I vagabondi e Requies all’Esposizione di Milano del 1881.

Negli anni Ottanta, Pietro Pajetta si esprime al meglio nei dipinti di genere che mettono al centro la vita contadina, ambientati in stalle, povere case o cortili. Le scene riproducono piccoli drammi quotidiani, come la morte di un bue, o anche amori tra i campi e lavoro quotidiano. Alla Promotrice di Torino del 1884 invia Stalla con animali e Et nunc et semper.

Al 1885 risalgono invece Una vacca, Suonatori e Canocchia della nonna. All’Esposizione Nazionale Artistica di Venezia del 1887 si presenta con Armonie e Mercato delle pignatte, per poi partecipare alla I Biennale di Venezia del 1895 con Un contratto e Unico patrimonio.

Con Bagno improvvisato è di nuovo alla Biennale del 1897, mentre l’anno successivo espone a Torino All’aratro e Le gioie della famiglia. Negli ultimi anni, si dedica prevalentemente ai ritratti e ai dipinti sacri, come dimostrano le opere che Pietro Pajetta invia all’Esposizione di Milano del 1906 per il Traforo del Sempione, La preghiera e Ritratto del maestro Cesare Pollini.

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