Sommario
Biografia
Pietro Sassi (Alessandria, 1834 – Roma, 1905), nato da una modesta famiglia piemontese, riesce a compiere gli studi artistici grazie ad una pensione fornitagli dal comune di Alessandria. La borsa di studio gli permette di viaggiare per l’Europa e visitare i principali centri frequentati dai maggiori paesaggisti piemontesi.
Prima si reca a Torino, dove conosce Massimo D’Azeglio (1798-1866) e Giuseppe Camino (1818-1890). Poi, raggiunge Ginevra, dove frequenta lo studio di Alexandre Calame (1810-1864) e di Charles Humbert (1813-1881), tra il 1863 e il 1864.
Altra tappa fondamentale per la formazione da paesaggista di Pietro Sassi è il soggiorno a Parigi del 1865. Qui visita assiduamente i musei, studia gli antichi e conosce diversi artisti. Al rientro in Italia, maturata la sua formazione, si stabilisce ad Alessandria dove inizia ad insegnare disegno.
È in questi anni che comincia a delinearsi l’indirizzo pittorico basato sullo studio dal vero della natura, sull’esempio dei rappresentanti della Scuola di Rivara.
Naturalmente la memoria del paesaggio romantico permane sempre come sostrato, ma viene comunque ampiamente apprezzato alle promotrici torinesi degli anni Sessanta e Settanta.
Alla fine degli anni Sessanta Pietro Sassi si trasferisce a Milano e dal 1875 a Roma, rimanendovi fino alla morte. I paesaggi della campagna romana cominciano a sostituire quelli piemontesi.
Partecipa più raramente alle Promotrici torinesi, per prendere parte con regolarità alle mostre della Società degli Amatori e Cultori, anche se continua ad esporre a Milano e Venezia. Muore a Roma nel 1905. Sue opere si conservano presso la Pinacoteca di Alessandria e la Galleria Nazionale di Roma.
Gli esordi: l’influenza romantica di Calame
La prima formazione di Pietro Sassi, conduce l’artista ad una concezione del paesaggio ancora impostata sui modelli romantici. Delicati contrasti tra ombre e luci, visioni crepuscolari e romantiche caratterizzano le prime composizioni. Questi elementi, dovuti al contatto con il ginevrino Calame, compaiono in dipinti come Un sentiero fra i salici esposto alla Promotrice torinese del 1860.
Di simile fattura sono i dipinti presentati nel 1861, Pianura nei dintorni di Valenza, La valle di Susa, Rocca Melone presso Susa. Al 1862 invece, risalgono Lago di Moncenisio, Casolari di Barolo e Il Lago Maggiore. Ancora, all’Esposizione di Torino del 1864 presenta Dintorni del Lago di Ginevra, mentre nel 1865 a Genova, La cima del Monte Rosa.
Paesaggio dal vero in Piemonte
I primi progressi nei confronti di una pittura più libera dai canoni e basata sullo studio del vero risalgono al rientro ad Alessandria del 1866. Si sentono ancora gli echi romantici lasciati da D’Azeglio e Calame, ma i paesaggi appaiono più sciolti. Ne sono esempio quelli presentati all’Esposizione di Torino del 1866: Il torrente Lanza in Valle Macugnaga e Il Monte Rosa.
A Genova, nel 1869 espone Il temporale e l’inondazione, Verso sera, pianura nei dintorni di Alessandria e Valle di Bonneville. Queste tele sono attentissime alle variazioni atmosferiche prese dal vero, come avverrà per la maggior parte di paesaggi presentati in questi anni. È il caso di I boschi al confluente di Bormida e Tanaro nella Pianura di Alessandria e Nelle Alpi in Valle d’Anzasca.
Paesaggi della campagna romana
Quando nel 1875 Pietro Sassi si trasferisce a Roma dopo una sosta a Milano, i paesaggi del nord vengono sostituiti da vedute di Roma e della campagna circostante. Una visione ampia e luminosa caratterizza molti paesaggi archeologici, che ritraggono i Fori o romantiche rovine fuori dal contesto urbano.
Nel 1875 a Torino Pietro Sassi invia i risultati di queste nuove ricerche paesistiche: Lago di Albano (campagna romana), Campagna romana presso il ponte Nomentano, La campagna romana agli acquedotti di Claudio.
All’Esposizione fiorentina del 1880, continua su questa linea, presentando un paesaggio lombardo insieme a Avanzi del tempio della Fortuna nel Foro romano e Il Foro romano visto dal lato posteriore del Campidoglio.
Partecipa poi all’Esposizione di Belle Arti di Roma del 1883, con una serie di studi dal vero e con Temporale in mare e Pianura romana. Pietro Sassi continua con questa produzione per molti anni, partecipando alle esposizioni romane, ma anche veneziane e genovesi. Il Colosseo visto da Palazzo Cesari e Campagna romana, del 1905, anno della sua morte, sono conservati nella Pinacoteca di Alessandria.
Negli ultimi anni, il suo linguaggio si fa scioltissimo. I vecchi canoni accademici o romantici sono dimenticati, la visione si fa libera da schemi e lo sguardo è naturale, come quello di Camille Corot.
Le vedute di Roma sono sì suggestive, ma anche colme di una verità che prima non era mai stata raggiunta da Sassi, soprattutto nella produzione di studi e bozzetti dal Pincio. La luce e il colore sono macchie vivaci che costruiscono sapientemente la veduta, in dipinti come Fontana a Porta Furba o Rudere nelle terme di Traiano.
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