Pio Joris

Pio Joris. Popolani presso il Foro di Nerva
Popolani presso il Foro di Nerva. Tecnica: Acquerello su carta. Firmato in basso a destra "P. Joris Roma"

Biografia

Pio Joris (Roma, 1843-1921), figlio di un antiquario, viene introdotto molto presto alla pratica del disegno e della pittura. Si forma sotto la guida di Edoardo Pastina, un paesaggista napoletano che stava svolgendo il pensionato artistico presso la famiglia Joris. In seguito, dal 1855 al 1861, frequenta l’Istituto di Belle Arti e poi, per la durata di un solo anno, l’Accademia di San Luca.

Il maestro Vertunni

Nel 1861 il padre lo spinge a compiere un viaggio a Firenze per visitare la Prima Esposizione Nazionale di belle arti. Qui sarà profondamente affascinato dalla opere di Domenico Morelli (1826-1901), Filippo Palizzi (181-1899) e Saverio Altamura (1822-1894). Dopo questa esperienza a contatto con i padri del verismo meridionale, Pio Joris si avvicina con passione al realismo, contraddistinto, sin da subito, dall’adozione di una pennellata sciolta e briosa.

Agli anni Sessanta risalgono le sue prime opere conosciute, in special modo quelle eseguite nel momento in cui entra in contatto con Mariano Fortuny (1838-1874). Nel 1866, invece, conosce Achille Vertunni (1826-1897). Artista fondamentale per il completamento della sua formazione, lo introduce alla copia dal vero nel suo studio romano. Con il maestro compie un viaggio a Capri e Sorrento, dove viene presentato a Morelli e Palizzi, di cui tanto aveva ammirato le opere a Firenze.

Il contatto con Goupil e il successo

Nel 1867 Pio Joris stabilisce il suo studio a Roma, in via Flaminia. Dall’anno successivo, grazie alla mediazione di Fortuny, entra in contatto con il mercante d’arte parigino Adolphe Goupil. Da questo momento in poi, comincia a farsi interprete di una pittura dal gusto pittoresco e alla moda, legato soprattutto alla composizione di scene di genere ambientate a Roma.
Ottiene un vastissimo successo di pubblico e di critica ai Salons parigini e ad una serie di esposizioni italiane ed europee.

Nel 1869 partecipa all’Esposizione Internazionale di Monaco di Baviera, vincendo la medaglia d’oro. All’inizio degli anni Settanta compare tra i primi artisti partecipanti alle mostre dell’Associazione Artistica Internazionale alla Casina del Pincio.

Conosciuto anche come abile acquarellista, nel 1888, nel pieno del successo, Pio Joris risulta iscritto alla Società degli Acquarellisti. In più, espone regolarmente alle mostre della Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti, diventandone consigliere nel 1900.

Completamente addentrato in una pittura piacevole e leggera, luminosa e accattivante e assolutamente gradita ai collezionisti, Pio Joris è nella schiera degli artisti romani che seguono l’imperante “gusto Goupil”. Il suo raffinato e accurato linguaggio, formatosi sul verismo e poi arricchito di virtuosismi fortuniani, lo porta alla totale affermazione: nel 1915, gli viene dedicata un’intera sala alla Mostra degli Amatori e Cultori. Pio Joris muore a Roma nel 1921.

Pio Joris e il “gusto Goupil”

Nel 1869 partecipa all’Esposizione Internazionale di Monaco di Baviera, vincendo la medaglia d’oro con Domenica mattina fuori porta del Popolo. Nel 1873 all’Esposizione di Vienna, invece, presenta II ritorno dalla questua che gli fa ottenere un’altra medaglia d’oro.

Due anni dopo ha un grandissimo successo a Parigi con Un mercante di cose antiche a Toledo. Sono questi gli anni in cui si afferma velocemente, grazie al mercante Goupil e al suo gusto mondano e leggero, che piace moltissimo al pubblico aristocratico e borghese.

Pio Joris si fa interprete di una pittura di costume decisamente seducente: inserisce ciociari e popolani in paesaggi tratti dal vero della campagna romana. Così anima una serie di scene di vita popolare e pittoresca, conquistando immediatamente il favore del pubblico.

L’importanza della luce

I suoi dipinti risultano luminosissimi, aderenti a quell’“impero del bianco” di cui parla Francesco Netti (1832-1894) riferendosi alla rivoluzione portata da Fortuny. Lo studio del vero è alla base, tanto che ricorre anche all’uso anche della fotografia, per la massima precisione delle scene e delle vedute. Poi interviene la ricerca della luminosità e pennellata veloce, vivace, virtuosistica.

Con la Società degli Acquarellisti, nel 1881, Pio Joris presenta i variegati acquarelli Una strada a Subiaco, La soledad ballo gitano) e Rabbuffo (Subiaco). All’esposizione della Società dell’anno successivo partecipa con Amatore di antichità (Spagna) che poi riproduce a penna, nel catalogo che accompagna la mostra.

Nel 1883 partecipa all’Esposizione Internazionale di Roma con il famoso dipinto di storia La fuga di Papa Eugenio IV, poi acquistato dal Ministero della Pubblica Istruzione. Del 1893 è l’acquerello Lavandaia premiato con la medaglia d’oro durante l’esposizione della Permanente di Milano.

La stessa opera, da sola, verrà presentata dall’artista alla Biennale di Venezia del 1905. Al 1900 appartengono Giovedì Santo e La processione delle Ammantate a San Pietro. Con quest’opera Pio Joris ottiene al Salon di Parigi la Legion d’Onore e la medaglia d’oro nel 1901 a Dresda.

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